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Frederic Jameson

Firme del visibile


Roma, Donzelli, 2003, pp. 249, euro 18,00
ISBN 88-7989-766-7
Con il contributo del "Premio Filmcritica Umberto Barbaro" viene tradotto in italiano lo studio più recente di Frederic Jameson sullo statuto del cinema nella società contemporanea. Il saggio dell'autore di Il postmoderno o la logica culturale del tardo capitalismo (Milano, Garzanti, 1989) pone il cinema come un'esperienza essenzialmente estetica, superando sia l'idea di una rivoluzione epistemologica possibile grazie al medium cinematografico - prospettiva tipica di teorici degli anni Venti come Béla Balázs o di Siegfried Kracauer - sia la posizione sospettosa tenuta dalla Scuola di Francoforte, che, com'è noto, vide il cinema come mero prodotto dell'industria culturale teso a inibire le capacità critiche dello spettatore attraverso una sottomissione dell'intelletto all'irrazionalità del coinvolgimento sentimentale.

Jameson teorizza qui una 'laicizzazione' dell'esperienza cinematografica, non vedendola né come portatrice di una modifica profonda del sapere, né come dimensione negativa in assoluto: Firme del visibile legge le immagini del grande schermo come una "ontologia del visuale", come forma primariamente visibile, dunque, e per questo tipica della società postmoderna. La trasformazione dello scrivibile nel visibile, infatti, appare a Jameson come uno dei tratti tipici di tale società, insieme all'orizzontalità assoluta, all'abolizione dei confini tra cultura alta e di massa e alla confusione degli stili; tratti che convergono nella forma stilistica del pastiche, cioè il ricorso a generi artistici del passato, reinterpretati e volutamente confusi tra loro.

È da questa prospettiva che l'autore indaga, ad esempio, il cinema di Hitchcock (in Allegorizzando Hitchcock) e di Kubrick (nel saggio intitolato Storicismo in 'Shining') per sottolinearne la natura appunto di pastiche e di meta-film, cioè di rilettura e rielaborazione critica sia della nozione di film di genere che di cinema d'autore. Così il cinema diviene mezzo privilegiato per interpretare le logiche culturali della società contemporanea, ''la cui struttura materiale ci si potrebbe aspettare che rifletta (e che esprima), nella sua stessa struttura formale, un particolare momento o stadio del capitale e della reificazione intensificata, e tuttavia dialetticamente originale, dei processi e delle relazioni sociali'' (p. 89). Così Shining, ad esempio, appare un'opera che ripercorre e accorpa le strutture della storia di fantasmi e del film horror per proporre una riflessione storica sulla società americana contemporanea, portandone alla luce la tensione latente al rimpianto per un ordine sociale più rigido e conservatore.

Completa il volume, ben tradotto da Daniela Turco, un'introduzione di Gabriele Pedullà, che ne è anche il curatore.

di Chiara Tognolotti


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