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Giorgio Gallione

La buona novella di Fabrizio De André


Torino, Einaudi, 2002; 1 vol., pp. VIII+132; 1 videocassetta VHS, 80 min.; Euro 18,50
La buona novella di Fabrizio De André, uno degli ultimi titoli pubblicati da Einaudi nella collana Stile libero/Video, documenta, con un libro e le riprese dello spettacolo in VHS, l'omonima produzione del Teatro dell'Archivolto, portata in tournée con successo nella stagione 2000/2001.

Il libro, strettamente funzionale alla visione della videocassetta, avrebbe forse dovuto offrire materiale più interessante (come avviene in altre pubblicazioni della stessa collana). A parte la breve introduzione di Claudio Bisio, le modeste Note di regia di Giorgio Gallione e l'intervento di Carlo Boccadoro, il testo è costituito per metà dal copione dello spettacolo (composto quasi interamente dalle canzoni di De André) e da una scelta di passi dai Vangeli apocrifi.


La buona novella
La buona novella

Non era certo un'impresa facile adattare per la scena un concept-album come La buona novella. Le riprese realizzate dalla Video Work di Milano presso il Teatro Gustavo Modena di Genova soffrono necessariamente dei limiti di ogni registrazione di un evento spettacolare, ma sono più che sufficienti (ammettiamo di non aver assistito di persona alla rappresentazione) a sollevare qualche perplessità.

Due monologhi di Claudio Bisio si alternano all'esecuzione dal vivo dei brani del LP da parte dello stesso Bisio (narratore), a dire il vero poco convincente nei panni del cantante, Lina Sastri (narratrice e Maria), Leda Battisti (Maria bambina), Andrea Ceccon (il ladrone Tito) e le Voci Atroci (Coro). Gli interpreti si muovono davanti ai musicisti (l'ensemble musicale Sentieri Selvaggi) in uno spazio scenico spoglio. Nello sfondo, su un telo illuminato da luci colorate che cambiano di canzone in canzone, sono proiettati disegni perlopiù senza apparente relazione con i testi.

Per quanto riguarda le parti cantate, niente da ridire sulle due voci femminili, Lina Sastri e Leda Battisti. Sorprende, se non altro, il coraggio di Bisio, che senza imbarazzo affronta una prova al di sopra della sua portata, mentre durante la discutibile reinterpretazione, ad opera di Andrea Ceccon, di uno dei brani più noti dell'album, Il testamento di Tito, è davvero difficile resistere alla tentazione di mandare il nastro 'avanti veloce' dopo appena due strofe: noi, confessiamo, non ci siamo riusciti.

Gli unici momenti di un certo interesse (peraltro neanche troppo originali: evidente in molti passi il debito verso Mistero Buffo) sono i monologhi, basati sui Vangeli apocrifi, in cui Bisio riempie i vuoti narrativi dell'album con un'innegabile capacità affabulatoria e un sincero entusiasmo.

In ultima analisi, quello che rimane dopo la visione della videocassetta è 'soltanto' la forza delle parole e della musica di De André. Ma per questo bastava ascoltare il disco.

di Tommaso Assennato


La copertina del volume

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Copertina del VHS
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La confezione
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