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Paola Daniela Giovannelli

"i posteri sapranno che siamo stati amici"


Napoli, Centro Studi sul Teatro Napoletano Meridionale ed Europeo, 2002, pp. 79, s.i.p.
Il secondo Quaderno del Centro Studi sul Teatro Napoletano Meridionale ed Europeo propone una antologia di lettere scritte da Bracco ai due colleghi, in primo luogo amici e inoltre presidenti, Niccodemi dopo Lopez, della Società degli Autori fra il 1915 e il 1919. Sono anni difficili per il drammaturgo napoletano: la sua netta presa di posizione anti-interventista, in un momento in cui la maggior parte dei poltici e degli intellettuali guarda favorevolmente all'entrata in guerra dell'Italia, determina una sua progressiva ostracizzazione.

Dietro le motivazioni di ordine artistico (nei confronti delle sue opere, dopo la prima guerra mondiale, è stata abusata l'accusa di inattualità, di decrepitezza) appare evidente la vendetta politica. Sempre più compagnie rifiutano i suoi lavori man mano che si intensifica la propaganda interventista, con l'inizio del conflitto la sua produzione diventa una rarità nei cartelloni (sopravvive sulle scene solo grazie a compagnie diversissime fra loro, ma accomunate dall'essere poco sensibili alle pressioni del potere e dell'opinione pubblica: le primarie di Talli e Ruggeri e le minori che rappresentano la sua produzione in dialetto). Ha l'onore, ci sia consentito dirlo, di essere ipocritamente escluso dal repertorio delle compagnie "italianissime" inviate a Trieste e nei territori "redenti" dopo la fine del conflitto.

L'evoluzione politica del primo dopoguerra comporta la sua definitiva rovina. Deputato amendoliano, con l'omicidio Matteotti e l'avvento del fascismo viene cancellato dalla vita pubblica. Non è condannato fisicamente al confino, ma sulla sua attività passata e presente viene imposto il silenzio. Di Bracco non si parla più, anche nelle celebrazioni ufficiali di attori (come Zacconi) che pure sono stati importanti interpreti dei suoi drammi. Muore nel 1943, tre mesi prima della caduta del fascismo, cercato solo dai veri amici (come Lopez, colpito a sua volta nel 1938 dalla leggi razziali). 

Una vicenda che è bene ricordare fra le varie pagine vergognose della nostra storia recente, e che deve dare stimolo e forza ai tanti che continuano a lottare perché gli ideali di tolleranza e uguaglianza laici su cui si fonda, e si deve fondare, la nostra democrazia si realizzino pienamente (e non siano invocati strumentalmente per imbellettare politiche di potenza) in un momento in cui si sente ossessivamente ripetere che il mondo si divide in "noi" e "gli altri", e che chi manifesta dissenso rispetto alle scelte del potere costituito è complice del nemico (il Male).

di Paolo Albonetti


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