Segnocinema
a. XXIII, 2003, n. 120
ISSN 0393-3865
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Lo speciale di questo bimestre affronta un argomento sfuggente e trascurato come quello del colore nel cinema, in un momento in cui nuovi nodi problematici posti dal digitale si propongono all'attenzione degli studiosi, sommandosi a quelli dell'analogico, in gran parte insoluti. Dopo una ricognizione introduttiva di Paolo Cherchi Usai (curatore dello speciale), Enrico Terrone si occupa delle difficoltà teoriche del colore, materia refrattaria al linguaggio e ai codici, risultante dalle relazioni tra luce, oggetti e occhio: da leggere senz'altro le considerazioni sulla dimensione tattile che, secondo l'autore, caratterizzerebbe l'esperienza cromatica al cinema. Di rilievo anche l'intervento di Roy Menarini, che, prendendo spunto da un dato pragmatico (la pigrizia percettiva delle ultime generazioni di spettatori, paradossalmente indifferenti a stimoli cromatici sempre più intensi) auspica un approccio al colore che di tali aspetti tenga conto. Delle differenze di fondo tra analogico e digitale si occupa il confronto tra Barry Lyndon e La nobildonna e il duca proposto da Flavio De Bernardinis. Completano lo speciale una riflessione di Vincenzo Buccheri sul colore (e il bianco e nero) nel cinema d'autore e una ricognizione di Barbara Grespi negli universi molteplici del blu cinematografico.
Al di fuori dello speciale, da segnalare un saggio di Luca Bandirali e Enrico Terrone sugli eccessi di realtà (un'esplorazione delle figure in cui la tensione tra realtà e linguaggio si risolve in favore del primo termine), e uno di Roberto Lasagna sui debiti di Scorsese nei confronti del cinema di Powell e Pressburger. In allegato, gli indici analitici del 2002.
Federico Pierotti
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