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Theaterheute


2004, n. 2, euro 12,80
ISSN 0040 - 5507
''WE ARE CAMERA/jasonmaterial significa che noi siamo una macchina fotografica, siamo persone che solo e ancora filmano, siamo persone che solo e ancora osservano, persone che non agiscono più spontaneamente''. In questa dichiarazione di Fritz Kater si riassume la visione pessimistica di questa sua recente opera teatrale, che completa la trilogia dedicata alla DDR, preceduta da Fight City. Vineta e da Zeit zu lieben zu sterben. La vicenda si svolge durante la notte di Capodanno del 1969 in un hotel finlandese e protagonista è una famiglia tedesca capeggiata da un biologo che rivela alla moglie il suo trascorso di spia. Le tensioni della Guerra Fredda penetrano nella dinamica delle relazioni affettive dei personaggi e la storia slitta rapidamente nel dramma familiare. Affidato alla regia di Armin Petras e all'interpretazione, tra gli altri, di Peter Moltzen e Natali Scelig, la novità di Kater ha debuttato con successo al Thalia Theater di Amburgo.

Altro spettacolo recensito nella sezione ''Aufführungen'' della rivista è Dantons Tod allestito presso la Schauspielhaus di Zurigo da Christoph Marthaler coadiuvato da Anna Viebrock. La carica rivoluzionaria del dramma di Büchner viene trasferita nella cornice storica della contestazione studentesca del 1968. La rappresentazione teatrale diventa un bilancio, una riflessione amara sui sogni e i fallimenti di quel periodo. Di pregevole fattura è risultata l'interpretazione dei protagonisti, Robert Hunger–Bühler (Danton), Joseph Ostendorf (Roberspierre), con Ueli Jaeggi, Matthias Matscke, Bernard Landau e Olivia Grigolli.

L'impostazione sperimentale, basata su ricerche estetiche e sonore derivate dai linguaggi avanguardistici, proposta da Christoph Carsyensen per la messinscena di Bambiland di Elfriede Jelinek ha provocato reazioni di scandalo da parte del pubblico del Burgtheater di Vienna. Scene di terrore, ritagli di film porno, musiche cupe, concorrono ad accentuare la drammaticità del testo, simile ad una favola teatrale, che, richiamandosi a I Persiani di Eschilo, ripercorre il sentimento e le devastazioni della guerra per culminare nelle cupe e catastrofiche riflessioni sul recente conflitto in Iraq.

Koala Lumpuram del giovane drammaturgo David Lindemann, tragedia ambientata nei giorni immediatamente successivi agli attentati terroristici dell'11 settembre in un campeggio per camper di New York, prima colpito da una pioggia di riso e di latte poi da vere e proprie bombe, è stato presentato con consensi di pubblico e di critica alla Schauspielhaus di Bochum. La regia, semplice ed aderente al testo, porta la firma di Wilfried Minks, gli interpreti sono Fabian Krüger e Katharina Thalbach.

Un articolo della rivista propone la cronaca delle novità teatrali dell'autunno londinese, che presenta spettacoli ricavati anche dal repertorio tedesco. La regia di Michel Rasine approda ad una lettura superficiale e a tratti banale di Klaras Verhältnisse, commedia di Dea Loher proposta in lingua inglese e allestita presso il Théatre des Abbesses, tanto da svuotare progressivamente la protagonista delle sue inquietudini esistenziali per trasformarla in pallida caricatura dei suoi stessi drammi, con espressioni comiche di matrice cabarettistica. La debolezza dello spettacolo non compromette le abilità espressive di Odja Llorca (Klara) e di Harry Holtzman.

Perplessità ha suscitato anche la rielaborazione del mito di Medea proposta dal drammaturgo francese Max Rouquette ed affidata alla regia di Jean–Louis Martinelli, che trasferisce la vicenda euripidea in un villaggio dell'Africa mediterranea. L'eroina greca, interpretata da Félicité Wonassi, ha perso la sua natura drammatica di straniera indesiderata. Tra le altre novità emerse dalla scena londinese figurano Krieg di Lars Norén, testo dedicato all'ultima guerra balcanica molto vicino alla drammaturgia di Edward Bond, allestito negli spazi del Nanterre, e Cadavre vivant da Tolstoj allestito sul palcoscenico del Theatre Bouffes du Nord. Lo spettacolo di maggiore successo e spessore artistico è stato comunque Ta main dans la mienne. Il testo, curato da Carol Rocamora, è ricavato dallo scambio epistolare di Anton Cechov con Olga Knipper, rispettivamente interpretati da Michel Piccoli e da Natasha Perry. Si tratta di una storia d'amore delicata ed intensa che la regia di Peter Stein coglie ed approfondisce nei suoi aspetti più intimi e nascosti.

Il ''Portrait'' (ritratto) del mese è riservato ad Alexander Khoun, giovane attore emergente che si è fatto applaudire nell'edizione di Platonov di Cechov realizzata a Lipsia da David Parizek. In precedenza si era distinto in Cabale und Liebe di Schiller, nella versione firmata a Colonia dal regista Michael Talke.

Massimo Bertoldi


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