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Silvia Poletti

John Neumeier


Palermo, L'Epos, 2004, pp. 236, euro 19,80
ISBN 88-8302-239-4
L'autrice del volume John Neumeier ha definito questa monografia, la prima in Italia sul coreografo statunitense, il "ritratto professionale e artistico" di una delle figure cardine della scena coreutica del secondo Novecento, da trent'anni alla guida del Hamburg Ballet. L'opera, con un approccio innovativo, delinea gli aspetti fondamentali di un'originale biografia creativa, riuscendo a metterne in luce la complessità e, al tempo stesso, a fornirne le giuste chiavi di lettura. Corredato da un'Appendice sulla vita di Neumeier e sulla storia del Balletto di Amburgo, da una ballettografia con il prezioso elenco delle creazioni del dancemaker americano dal 1966 al 2004, da una videografia e da una nutrita bibliografia, il libro si presenta diviso in quattro capitoli, a cui si aggiunge un accattivante ma non troppo ricco apparato iconografico, che mostra le immagini di alcuni dei più celebri balletti analizzati nel testo.

Silvia Poletti, dopo aver spiegato nell'Introduzione la peculiarità di un "coreografo senza tempo" come John Neumeier, inizia il suo studio partendo dalla formazione statunitense dell'artista e nella parte intitolata Un americano e il vecchio mondo si sofferma sull'influenza che hanno avuto sul giovanissimo John, nato a Milwakee nel Wisconsin, il pragmatismo e l'efficienza tipicamente americani, i mitici Gene Kelly e Fred Astaire, fino ad arrivare ai due maestri che ne hanno segnato il destino: Padre John J. Walsh della Marquette University e la coreografa e danzatrice moderna Sybil Sherer. Il primo lo indirizzerà a coltivare gli studi teatrali, grazie ai quali arriverà alla laurea in Storia del Teatro, la seconda lo porterà a scoprire la Weltanschauung della Modern Dance e a saper compiere le scelte tecniche ed espressive più funzionali alle proprie esigenze creative e al bisogno di dare "un senso drammatico alla danza". Quando l'autrice passa a parlare dell'arrivo di Neumeier in Europa e dell'ingaggio avuto nel '63 presso il Balletto di Stoccarda, diretto da John Cranko, di notevole interesse è il chiarimento sul presunto debito artistico nei confronti del direttore di Stoccarda grazie ad una dichiarazione dello stesso John, in cui afferma che Cranko non è stato poi così decisivo per il suo lavoro coreografico.

Nella sezione intitolata Per una drammaturgia della danza si focalizza l'attenzione sulla predilezione di Neumeier per i balletti d'impianto narrativo e sull'ascendenza di registi come Peter Stein, per passare poi in rassegna alcuni dei suoi capolavori, illustrandone le fasi di gestazione, il reperimento delle fonti, il rapporto fondamentale con la musica e le suggestioni letterarie.
Di Daphnis et Chloé (1972), Il lago dei cigni ('76), Sogno di una notte di mezza estate ('77), La signora dalle camelie ('78), Giselle ('83), Un tram che si chiama desiderio ('83), Othello ('85), Peer Gynt ('89), Vivaldi oder Was ihr wollt ('96), Nijinskij (2000), vengono descritti i dettagli scenografici, registici e coreografici, senza dimenticare di analizzare i legami del "coreautore" con il Tanztheater di Pina Bausch, il teatro di regia di Peter Brook e la drammaturgia shakespeariana. Il complesso rapporto di Neumeier con la musica è al centro del capitolo Quello che la musica mi dice e Silvia Poletti, parlando di "nuovo balletto sinfonico", per distinguere le creazioni del coreografo statunitense dal ballet symphonique ideato da Leonide Massine negli anni Trenta per i Balletti Russi di Diaghilev, prende in esame Sacre su musica di Stravinskij del 1972, il ciclo dei Balletti sulle sinfonie di Mahler (1974-'94), Matthäus Passion su musica di Bach ('80) e Messiah sull'oratorio di Händel ('99). Un intero paragrafo dedicato a Leonard Bernstein e a Bernstein Dances del '98 completa il discorso sulla musicalità neumeieriana.

In Un coreografo e i suoi interpreti sono raccolte le testimonianze di Kevin Haigen, danzatore di spicco del Hamburg Ballet e ora maitre de ballet dell'organico, Ivan Liska, stella del Balletto di Amburgo e ora direttore del Bayerische Staatsballet di Monaco, e Heather Jurgensen sempre del Balletto di Amburgo. Ampio spazio è dedicato anche alle motivazioni che hanno portato il metteur en danse statunitense ad aprire nel 1989 una scuola di danza annessa alla Compagnia, il Ballettzentrum Hamburg John Neumeier, e al sodalizio umano e professionale tra John e i circa sessanta elementi del corpo di ballo tedesco. Il ritratto si conclude accennando ai Ballet Workshops, lezioni spettacolo a tema programmate quattro volte l'anno nel corso della stagione ballettistica amburghese, e al Nijinskij Gala, ideato nel 1975, a cui partecipano étoiles ospiti, i danzatori del Hamburg Ballet e lo stesso Neumeier nelle vesti di "Master of Cerimonies".

Il continuo riferimento a pensieri, dichiarazioni, interviste, riflessioni, dello stesso coreografo e a studi compiuti su di lui da critici e storici della danza, danno un taglio decisamente scientifico a tutto il volume, mentre le note esplicative, informative, argomentative, rendono la monografia una miniera ricca di informazioni sul dancemaker americano, definito in più di una occasione un "drammaturgo della danza".

Gabriella Gori


John Neumeier

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