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Ulisse Prota-Giurleo

I teatri di Napoli nel secolo XVII

A cura di Ermanno Bellocci e Giorgio Mancini

Napoli, Il Quartiere, 2002, tre tomi (pp. 277+236+382), con cd audio, euro 120,00
Ulisse Prota-Giurleo apparteneva a quella ridotta schiera di studiosi che continuano la loro attività nonostante si trovino ad affrontare situazioni così avverse da scoraggiare i più. Nel suo caso non riuscirono a farlo desistere neppure la salute cagionevole né i gravi problemi economici, fattori che inducono, in genere, a dedicarsi ad attività più remunerative. Tuttavia l'interesse per la cultura e per la ricostruzione storica della vita della propria comunità è talvolta così pressante da far dimenticare i problemi contingenti e dedicare l'intera vita alla ricerca e alla trasmissione delle proprie conoscenze.

Nato a Napoli il 13 marzo 1886, Prota-Giurleo ("il professore", come ancora lo ricorda con inusuale affetto qualche suo allievo) non era laureato e svolgeva in casa l'attività d'insegnamento, impartendo lezioni di doposcuola ai ragazzi bisognosi del suo quartiere. Solo da queste trasse di che vivere, fino alla fine della sua esistenza, nel 1966. Eppure la stessa Napoli che gli attribuiva epiteti "edoardiani" era per Ulisse Prota-Giurleo – doppio cognome autoimposto da un avo per distinguere la famiglia da altri Prota della città – ragione di radicato interesse epistemologico. Lo studioso riuscì infatti a ricostruire, mediante una sistematica e capillare ricerca documentaria in tutti gli archivi pubblici, privati e religiosi, l'attività dei teatri partenopei nel ‘600.

La sua opera, ora pubblicata integralmente, ebbe un'edizione parziale nel 1962 per i tipi di Fausto Fiorentino, ma già allora i più attenti studiosi della vita artistica napoletana si resero conto del grande tesoro che vi era riposto: gran parte dei documenti che Prota-Giurleo trascrive integralmente, infatti, non esiste più, perché distrutta da un incendio nel corso del secondo conflitto mondiale. Certamente nella prima metà degli anni Trenta, quando la ricerca fu completata, Prota-Giurleo non pensava che il suo lavoro di trascrizione sarebbe assurto a fonte documentaria primaria. Gli premeva, probabilmente, porre sotto gli occhi del lettore le quietanze di pagamento, gli atti notarili e di battesimo a volte noiosi da leggere ma dalle pieghe dei quali emerge l'intensa attività culturale della Napoli secentesca.

Prota-Giurleo descrive (nel secondo tomo dell'attuale, curatissima edizione) le "stanze", i teatri e teatrini che operavano in città, spesso in feroce concorrenza. Il volume La commedia ha una struttura bipartita: la prima parte è affidata alla ricostruzione della vita di palcoscenico, la seconda alle varie maschere nate dalla fantasia artistica – e popolare – locale. Prota-Giurleo riesce ad intrattenere piacevolmente il lettore con una prosa evocativa che non devia dal rigore scientifico, mettendo in evidenza i nessi tra le attività umane ed artistiche dei protagonisti con qualche interessante rivelazione come, ad esempio, l‘atto notarile (datato 9 marzo 1618) in cui compare per la prima volta il nome di "Policinella", cui sono dedicate ben venti pagine delle schede conclusive.

Ancor più interessante, a nostro parere, il terzo volume dell'elegante edizione (in cofanetto, mille copie in totale di cui cinquecento donate ad enti ed istituzioni musicali), dedicato all'opera in musica: si tratta di un manoscritto finora inedito in cui, "carte alla mano" (regolarmente pubblicate nel copioso regesto), Prota-Giurleo descrive, anno per anno, i costumi musicali della città partenopea dal 1651 al 1695. Il titolo è, in parte, fuorviante, in quanto l'autore non ricostruisce solo l'attività ed i repertori della nascente drammaturgia musicale, ma si impegna in una puntuale raccolta documentaria e in una rassegna bibliografica su un'ampia serie di attività "di piazza": feste popolari sacre e profane, festeggiamenti in onore dei viceré e consorti, compianti per i lutti reali, carnevali (di particolare importanza per l'epoca, se praticamente da tutti gli atti trascritti appare evidente come la ricorrenza fosse all'epoca considerata una scadenza naturale per i contratti delle compagnie teatrali), vita dei mercati cittadini. Notevole la descrizione del mercato all'ingrosso di Chiazza dell'Urmo, a pagina 228 del secondo tomo.

Lo stesso autore illustra il metodo applicato: "Noi, nel tentare una storia dell'opera in musica a Napoli nel Seicento […] per capirne qualcosa dobbiamo guardare a tutto il panorama musicale dell'epoca" (pagina 13, secondo tomo). Si spiega in questo modo la messe di notazioni e rilievi per eventi di carattere folklorico, per la musica e per le espressioni del parlato che richiamano ad un humus culturale in cui un ruolo di primaria importanza era rivestito dall'oralità. Lo studioso sottolinea inoltre la necessità di avvicinarsi con cautela alle partiture secentesche pervenuteci, poichè spesso venivano integrate e adattate alle situazioni contingenti. Questa pratica, ormai accertata dagli studi filo-musicologici più recenti, negli anni in cui Prota-Giurleo redasse la sua opera non era affatto attestata.

Emerge, dalle pagine rigorose ma mai banali di Prota-Giurleo, il ruolo centrale dei quattro conservatori napoletani e delle figure di alto profilo che ne segnarono la didattica (e la conseguente produzione musicale), come Francesco Provenzale o Giovanni Maria Trabaci. Si tratta di notazioni non semplicemente agiografiche ma che pongono in luce l'umanità e le debolezze di questi "grandi", molti dei quali provenienti dalle province (Antonio Mondelli, per esempio, da Trani) e poi assurti alla notorietà nella capitale del regno, come in seguito sarebbe successo per i più noti Giovanni Paisiello e Niccolò Piccinni.

Analizziamo per ultimo il primo tomo dell'opera – gli Analecta – perché non contiene opere di Prota-Giurleo bensì un corredo di utili materiali. C'è un'accurata (e perdonabilmente accorata) biografia dello studioso a cura di Giorgio Mancini (dell'associazione culturale "Il Quartiere ponticelli", che sta predisponendo la pubblicazione dell'opera omnia dello studioso napoletano), in cui sono evidenti, anche per l'analisi di corrispondenza inedita, i rapporti fra Prota-Giurleo e l'intellighenzia napoletana più feconda, da Benedetto Croce a Salvatore di Giacomo a Ferdinando Russo. Utilissime le due bibliografie (una delle opere dell'autore, comprendente anche gli articoli pubblicistici, una delle opere da lui consultate) nonché gli indici analitici (dei nomi, delle opere, dei teatri, dei conservatori, delle compagnie recitanti, dei Palazzi nobiliari, delle chiese, dei luoghi, delle schede di maschere e di attori), straordinario strumento di consultazione ragionata e critica delle due opere. Completano le appendici l'elenco delle opere rappresentate a Napoli dal 1594 al 1700, a cura del musicologo Pietro Andrisani – che stila anche un interessante saggio sulla Napoli musicale del ‘600 – e un Contributo documentale alla storia dei teatri, sempre di Giorgio Mancini.

Il cd allegato al cofanetto e curato da Andrisani ripropone, in apposita esecuzione dell'Ensemble Le Muse e dell'Accademia del Santo Spirito di Torino, brani del seicento napoletano, dal citato Trabaci a Francesco Lombardi, da Gregorio Strozzi a Giovanni Cesare Netti, da Leonardo Leo a Leonardo Vinci, tranne il primo brano, una "Fuga in re minore n.2", che costituisce un omaggio alla famiglia Prota, essendo stato scritto dall'antenato Giovanni Prota (1746-1843).

Giovanni Fornaro


La copertina del volume

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