L'opera totale è (in) movimento

di Gianni Poli

Data di pubblicazione su web 24/10/2024

Tre sequenze

Il primo impulso è risalire nel ricordo alla nascita del Ballet du XX siècle, per iniziativa di Maurice Béjart a Bruxelles (1960), seguito dall’istituzione pedagogica del MUDRA. L’artista partecipò poi al Festival genovese con opere memorabili, fra le quali Bolero, che vi fu rappresentata in due edizioni successive. Nelle vicissitudini della lunga storia, con il trasferimento a Losanna nel 1987, la Compagnia divenne Béjart Ballet Lausanne. Alla morte del fondatore nel 2007, Gil Roman ne colse la successione per assicurare la custodia e la valorizzazione del patrimonio artistico, fino alla recente direzione di Julien Favreau.

I parchi genovesi vedono entrare in scena una nutrita compagnia di molti giovani, accanto a stelle acclamate, a interpretare Alors on danse...!, sequenze per celebrare, con leggerezza e precisione – con grazia soprattutto – la bellezza e il piacere del ballo. Presentata a Losanna nel 2022, l’opera di Gil Roman s’esalta oggi nell’ambientazione  naturale della quale sfrutta, per imitazione di suoni e rumori, l’atmosfera segnata dal quarto di luna crescente nel cielo all’imbrunire.

Le intenzioni coreografiche suscitate dalle musiche svolgono un cammino variegato in diversi esemplari di un’arte serenamente assaporata e condivisa. I protagonisti alternano le forme del pas-de-deux e altre forme più complesse, in successioni combinatorie a incastro, con comprimari sciolti e felicemente coinvolti nel gioco comune a gareggiare con i maestri. Jasmine Cammarota s’esibisce in un solo e, man mano più colorata e articolata, la rassegna mostra – su ritmi di percussioni sudamericane o d’un jazz arabescato e orientaleggiante – sfasamenti e sincronie eclettici. Le figure replicano i passi a due (con Min Kyung Lee, Masayoshi Onuki) e crescono in passi a tre e a quattro, nei lacci precisi di Solène BurelKateryna Chebykina, Dorian Browne, Oscar Frame, coinvolgendo Elisabet Ros, storica étoile.


Un momento dello spettacolo
© Gregory Batardon

Riconoscibili déjà-vu, nella simpatia delle citazioni, porgono scherzose, eleganti autoironie. Al canto di Bob Dylan (Forever Young) intervengono scarti fra mezze punte e piedi scalzi. Nella cadenza variabile dei gruppi, è turbinio di passi in uno stile che, avendo fatto epoca, oggi un poco si compiace. Intersezioni e analogie nascono da pirouettes, sospensioni e trascinamenti; geometrie ampie e simmetriche rendono omaggio alla fluidità di linee tornite dal tempo. Ora isolate ora addensate, le figure si raggruppano più folte e giungono al pas-de-six con Bianca Stoicheciu, Clara Boitet, Chiara Posca, Hideo Kishimoto, Angelo Perfido, Daniel Aguado Ramsay. Ritmi country e coretti sfoggiano talenti singoli ed effetti d’assieme, risolvendosi in una passerella per la compagnia acclamata.

Dopo l’intervallo, l’evento eminente di Liebe und Tod è visualizzazione cinetica concentrata di musiche di Gustav Mahler. La composizione di Béjart si basava sui brani (per canto e orchestra) Wo die schönen Trompeten blasen e Der Tamboursg’sell. Il senso estetico s’arricchiva grazie ai testi della raccolta poetica di Achin von Arnim e Clemens Brentano Des Knaben Wunderhorn (1805), che il musicista valorizzava in una propria serie di lieder. A tali intense suggestioni attinge quindi il valore della coreografia del 2002, qui forse privata d’una premessa storico-critica adeguata.


Un momento dello spettacolo
© Gregory Batardon

Analogie significative esprimono le voci, maschile (tenore) e femminile (soprano) di ciascun lied. Ne nasce un’unica partitura corporea, per uomo e per donna (Oscar Eduardo Chacón e Kathleen Thielhelm), i quali s’incontrano in un clima dalle risonanze classiche, ove la purezza essenziale della nudità propone situazioni emblematiche di vigore gestuale e densità figurativa pieni. Quindici minuti sospesi fra incanto e terrestrità; capolavoro epurato, integrazione di convenzione e improvvisazione fra istinto e razionalità. Un tamburo è lo strumento del protagonista condannato a morte che agisce, quasi compagno di gioco, con il destino infausto che lo guida. Levità di passi e decise tensioni erotiche assume a tratti la cadenza che lega i corpi innamorati. Così la coppia che saggia l’Altro, in congiunzioni e carezze, anela a una liberazione superiore, che dolcezza e bellezza preludono. Poi, alla fine, i piedi forti di lui puntati sul ventre tenero di lei, in un quadro d’immobile meditazione.

In chiusura, le Sette danze greche (1983) fanno riassaporare l’introspezione e l’eleganza dell’autore. Niente folklore per imitazione della grecità, ma invenzione coerente di motivi che da sonori diventano immagini mobili. I costumi ginnici suggeriscono l’ambito d’una classe scolastica. La varietà espressiva non si sofferma sull’orecchiabile ondeggiare del sirtaki, ma produce cerchi e insenature nel gareggiare della geometria con la simmetria. L’alternanza ritmica accompagna la fusione di momenti solistici di Alessandro Cavallo, nel pas-de-deux di Hideo Kishimoto e di Angelo Perfido, per evolversi in combinazioni ulteriori.

Béjart viveva la danza come riassunto di tutte le Arti. La sua concezione di Teatro totale, concentrato di spirito e materia nell’essere umano, nasceva anche in sintonia con Jean-Louis Barrault, con il quale interpretava La Tentation de Saint-Antoine, da Flaubert, al Théâtre de l’Odéon nel 1967. Le opere rappresentate a Nervi, se non trasmettono pienamente tali esigenze, accompagnano la memoria a riviverle, per mediazione culturale, in accostamenti e rispondenze che al documento restituiscono l’emozione significativa dell’evento originale.

Tre sequenze

Cast & Credits



Un momento dello spettacolo visto il 12 luglio a Genova
© Gregory Batardon

Cast & credits

Titolo 
Tre sequenze
Origine 
Svizzera
Anno 
2024
Durata 
1 h e 50 min
Data rappresentazione 
12 luglio 2024
Città rappresentazione 
Genova
Luogo rappresentazione 
Parchi di Nervi, Villa Grimaldi Fassio
Interpreti 
Jasmine Cammarota
Elisabet Ros
Valerija Frank
Dorian Browne
Jeronimas Krivickas
Min Kyung Lee
Masayoshi Onuki
Solène Burel
Kateryna Chebykina
Oscar Frame
Antoine Le Moal
Bianca Stoicheciu
Clara Boitet
Chiara Posca
Hideo Kishimoto
Angelo Perfido
Daniel Aguado Ramsay
Kwinten Guilliams
Mari Ohashi
Hideo Kishimoto
Cyprien Bouvier
Kwinten Guilliams
Floriane Bigeon
Konosuke Takeoka
Denovane Victoire
Cyprien Bouvier
Liam Morris
Produzione 
Béjart Ballet Lausanne
Costumi 
Henri Davila
Coreografia 
Gil Roman e Maurice Béjart
Luci 
Dominique Roman
Musiche 
John Zorn, Citypercussion, Gustav Mahler, Mikis Theodorakis, Bob Dylan