Umani, troppo umani
Proprietaria di un piccolo salone di bellezza, madre quarantenne di tre figli e moglie del burbero ma sensibile falegname Gennaro (Gennaro Scarica), Jasmine (Marilena Amato) conduce la propria esistenza senza apparenti privazioni o vuoti, fino al giorno in cui non erompe un desiderio impellente, vivificato da un sogno ricorrente in cui il padre – venuto a mancare poco prima in seguito alla pluriennale esposizione all’amianto presso l’Ilva di Bagnoli – le “consegna” in maniera profetica una bambina bionda. Dopo tre cesarei la donna non è però più disposta né interessata a intraprendere una nuova gravidanza, fattore che la porta giorno dopo giorno a maturare un pensiero che si trasforma nel logorante anelito – bollato come irrazionale da amici e parenti – di adottare una bambina. Ad attendere lei e la sua famiglia un labirinto lastricato di innumerevoli ostacoli di natura burocratica, economica, sanitaria ma anche affettiva. Basterà tuttavia un abbraccio catartico a recidere il nodo gordiano e a liberare tutti.
Il
film va a toccare, non senza qualche rischio, numerosi temi, alcuni dei quali
veri e propri tabù: dal matrimonio al rapporto con i figli, dalle adozioni
internazionali alla disumanità della burocrazia, dalle psicopatologie infantili
allo scendere a compromessi con il potere e con gli affetti per la ferrea
volontà di prendere in casa una figlia femmina, arrivando addirittura al
tentativo di corrompere figure preposte affinché ciò avvenga. Cos’è dunque morigerato?
Cosa è socialmente accettabile? Seguire il proprio istinto o la fredda
ragionevolezza? È giusto mettere a repentaglio la stabilità della propria
famiglia pur di soddisfare una necessità individuale insopprimibile? Di fronte
a tutte queste domande viene messo anche il pubblico stesso, chiamato a
confrontarvisi e a identificarsi nelle scelte, talvolta contraddittorie, di
Jasmine.
Quello degli sceneggiatori e registi Kauffman e Cassigoli è un cinema liberatorio, consapevole dei propri obiettivi e delle proprie potenzialità; i due gestiscono in maniera soddisfacente e sovente geniale quel delicato equilibrio tra finzione e documentario, tra drammaturgia classica e vita reale. I due riescono infatti con garbo a insinuarsi tra le mura domestiche degli Scarica optando per una troupe ridotta all’osso proprio per guadagnare la fiducia di tutti i membri, esortandoli ad aprirsi dinanzi alla loro discreta e riservata macchina da presa. Se la commovente musica del sodale Giorgio Giampà e il montaggio di Cassigoli sono funzionali a un opportuno alternarsi di tensione e distensione – anche grazie a una frenetica e onnipresente camera a mano – la virtuosa direzione della fotografia di Melissa Nocetti consente di imbastire un vibratile dialogo tra il fuoco e il fuori fuoco, tale da garantire allo spettatore un’immedesimazione nelle travagliate prove a cui sono (stati) sottoposti i protagonisti.
Vittoria si presenta dunque come un film onesto e spontaneo ma anche energico e diretto, lontano da facili retoriche o da trovate tese al forzato coinvolgimento patetico dello spettatore. Quelli che a fine visione escono dalla sala privi di brividi sulla pelle dovrebbero senz’altro rivolgersi a un bravo analista.
Vittoria
Cast & credits
Titolo
Vittoria |
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Origine
Italia |
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Anno
2024 |
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Durata
80 min. |
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Colore | |
Regia
Alessandro Cassigoli, Casey Kauffman |
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Interpreti
Marilena Amato Gennaro Scarica Vincenzo Scarica Anna Amato Nina Lorenza Ciano |
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Produzione
Zoe Films (Lorenzo Cioffi, Giorgio Giampà), Sacher Film (Nanni Moretti), Scarabeo Entertainment (Alessandra Stefani), LaDoc (Lorenzo Cioffi) |
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Distribuzione
Distribuzione internazionale: Intramovies; Distribuzione italiana: Teodora Film |
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Scenografia
Marcella Mosca |
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Sceneggiatura
Alessandro Cassigoli, Casey Kauffman |
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Montaggio
Alessandro Cassigoli |
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Fotografia
Melissa Nocetti |
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Suono
Marco Saitta, Rosalia Cecere |
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Musiche
Giorgio Giampà |
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Lingue disponibili
Italiano |