Fabbrica Europa 2024: un inizio che stupisce e fa riflettere
La 31a edizione del Festival fiorentino Fabbrica Europa prende avvio con una tre giorni di eventi che stupiscono e fanno riflettere sullo stato dell’arte performativa contemporanea a cui bisogna riconoscere una sua moralità. Quella «moralità artistica» che – per dirla con Oscar Wilde – «consiste nell’uso perfetto di un imperfetto strumento», il linguaggio, e nella realizzazione di sé a dispetto dei propri limiti e al di là dei temi trattati. Un presupposto in sintonia con un Festival che non viene meno all’impianto multidisciplinare e prende le mosse da un «Mediterraneo corale», una «terra di mezzo» che congiunge culture differenti ed esplora idiomi scenici in continuo cambiamento.
Lo spazio scelto per inaugurare questa edizione è lo storico Teatro Goldoni in Oltrarno che ospita Invisibili di Aurelién Bory, una pièce di teatrodanza ispirata a Il trionfo della morte. Un affresco della metà del Quattrocento, conservato nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis di Palermo, che consente al coreografo francese di rendere omaggio alla città e alla Sicilia percepite come cuore pulsante del Mediterraneo passato e presente e luogo di incontro di popoli e tradizioni eterogenei.
Attorno al maestoso dipinto, riprodotto su tela e in scala reale di sei metri per sei, ruota l’intera azione e il concept firmato da Bory che cura anche la regia e la coreografia di un lavoro simbolico e suggestivo, incentrato sul tema della morte. Quella «livella» che, se è vero che non risparmia nessuno, dai più potenti ai più umili – come dice Antonio De Curtis, in arte Totò –, altresì bene si presta a essere rapportata al contesto storico e politico attuale segnato da barbari conflitti, tragiche migrazioni, disastri naturali e in cui, come nell’affresco, continua a segnare inesorabilmente le sorti dell’umanità.
Vincitore del Prix de la Critique 2023-2024, lo spettacolo ha debuttato al Teatro Biondo di Palermo a ottobre 2023 e vede protagoniste Bianca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi, Valeria Zampardi, definite da Bory «le figlie di Pina Bausch», affiancate dal cantante africano, immigrato e residente in Sicilia, Chris Obehi, e dal sassofonista e compositore palermitano Gianni Gebbia. Le bauschiane fin dall’inizio interagiscono con la tela accompagnate dalla musica di Gebbia e di Joan Cambon e dall’aggiunta di brani tratti da Pari Intervallo di Arvö Pert, da Hallelujah di Leonard Cohen e da Gigue,2end suite for Violoncello di Bach. Vero focus di Invisibili è però l’affresco che, esaltato dai chiaroscuri delle luci di Arno Veyrat, resta al centro della scenografia ideata da Hadrien Albouy, Stéphane Chipeaux-Dardé, Pierre Dequivre, Thomas Dupeyron, Mickaël Godbille, e vive di vita propria: si alza, si abbassa, si ripiega, si stende, avanza, indietreggia, avvolge i corpi, li nasconde, in un frenetico alitare ipnotico e cangiante.
Nella pièce le danzatrici assumono pose plastiche, ballano in cerchio come nel quadro di Matisse, ma stavolta la loro è una danza macabra. Esse manipolano delle sedie, che poi restano vuote in omaggio a Café Muller della Bausch, e tessono un dialogo immaginario con le figure dipinte, interrotto dall’apparizione di un enorme canotto in mezzo a una tempesta. Chris Obehi, al centro dell’imbarcazione, intona un nostalgico canto africano mentre tenta di salvarsi. Immediata è l’analogia con i barconi che arrivano in Sicilia carichi di corpi pieni di speranza. Ma la Morte incombe e non lascia scampo a questi “invisibili”. Originale è l’illusione ottica che vede le mani e i volti delle quattro giovani donne sovrapporsi e mescolarsi a quelli del dipinto, tanto che non è possibile distinguere chi è vivo da chi non lo è. Coinvolgente è l’epilogo con la Morte che, con il solito ghigno, guarda il barcone carico e sperduto in mezzo al mare. Bory con Invisibili dà visibilità all’invisibile e lascia all’arte il compito di contrastare il predominio della Morte con un «teatro visuale e fisico» che riesce a superare le barriere bidimensionali e culturali.
Alla fruttuosa collaborazione del Festival Fabbrica Europa con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino si deve la mise en scène di altre tre opere: Monumentum The second sleep/prima parte, il solo di Cristina Kristal Rizzo, Batty Bwoy di Harald Beharie e That’s All Folks di Damiano Ottavio Bigi e Alessandra Paoletti, ospitati rispettivamente nella Chiostrina, nel Retropalco e nell’Auditorium Zubin Metha. Tre spazi del Teatro scelti ad hoc per mettere in luce le diverse caratteristiche di ciascuna produzione.
Monumentum The second sleep/prima parte, il solo di Cristina Kristal Rizzo, solida e accreditata coreografa fiorentina, è una variazione solistica sul tema della memoria che lascia un monumentum, una traccia di sé nella presenza di «correlativi oggettivi» che trasfigurano il ricordo e lo rafforzano. Interprete è Megumi Eda, splendida ballerina neoclassica, già storica danzatrice di Karole Armitage e di maestri del calibro di Neumeier, Kilyan, Forsythe, Tharp, Dawson, che dà corpo e anima a questo solo di cui Rizzo firma l’ideazione, la coreografia, lo staging, i semplici costumi e perfino l’elaborazione sonora dal vivo su musiche di Gesualdo da Venosa e Lamin Fofana.
Megumi, nell’atmosfera sospesa della Chiostrina, si muove leggera, eppure forte, inanellando passi e legati tratti dal linguaggio accademico e da quello contemporaneo per esprimere la solitudine di un corpo e la necessità di relazionarsi con oggetti che sublimano i ricordi di una vita, nel suo caso dedicata alla danza. Ecco allora che un piccolo rullo ginnico la vede stendersi, allungarsi, ritrarsi per allentare le tensioni e rilassare i muscoli; una pallina la porta a cercare l’equilibrio; una coperta tramata le offre riparo fino a farla sparire per ritrovare se stessa nella percezione del corpo e del movimento.
Creazione 2022/2023, vincitrice del Bando Abitante sostenuto dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni, Monumentum The second sleep/prima parte, il solo si avvale del riferimento cinematografico a Sogni di Akira Kurosawa (1990). Uno spettacolo che resta impresso per il raffinato dettato coreografico, l’intensa resa interpretativa e il felice connubio di due donne dall’elegante e ineffabile presenza artistica.
E in tema di soli arriva l’irriverente e fisico Batty Bwoy del coreografo norvegese di origini giamaicane Harald Beharie che lo interpreta nel Retropalco del Teatro e lo trasforma in una versione site specific. Presentato al Dansens Hus di Oslo nel gennaio 2022 e vincitore nel 2023 del Premio Hedda come migliore performance di Danza, Batty Bwoy è una denuncia contro i pregiudizi ideologici e i conformismi sociali nei confronti di chi è diverso, strano e che si identifica con le persone queer. Coloro che per l’orientamento sessuale, e/o l’identità di genere, non rispettano i canoni di normalità stabiliti dalla cultura egemone e per questo sono invisi ed emarginati. Un tema delicato che Harald affronta fin dal titolo – un’espressione tratta dallo slang giamaicano per riferirsi in modo dispregiativo ai gay – con il preciso scopo di esorcizzare la paura del corpo queer.
Nel sancta sanctorum del Retropalco gli spettatori sono seduti ai quattro lati e assistono all’esibizione di Beharie che in costume adamitico, ma con indosso una parrucca fatta di lunghe treccine – che alla fine si toglierà – due ginocchiere e due morbide scarpe, inizia la sua “danza” di protesta e di resilienza mostrandosi su un tavolo-scultura di colore rosso, ideato da Karoline Bakken Lund e Veronica Bruce, che resterà il punto di riferimento. Con una fisicità dirompente e un’energia straripante, accentuate dalla musica di Ring van Möbius e da abissi di silenzio, Harald si mette a nudo per raccontare l’emarginazione, la violenza, la frustrazione, la fragilità del mondo queer. I conati di vomito, i fremiti, le corse, gli incontri ravvicinati con il pubblico, le linguacce, gli atteggiamenti sfrontati e impudichi non sono altro che un modo per rendere giustizia a quel corpo maschile che non ha nulla di perverso e mostruoso se solo lo si guardasse con occhi diversi da quelli dell’omofobia.
Batty Bwoy è un solo dirompente, coraggioso, che vuole svegliare le coscienze, farle riflettere e spingerle a costruire una società più giusta e inclusiva. Resta da vedere se l’ostentata mancanza di pudore, che non è una banale provocazione, possa sortire gli effetti desiderati. Ma forse troppo sottile è la linea di demarcazione e per Beharie l’unica strada da percorrere per superarla è quella da lui indicata, che ci piaccia o no.
Chiude questa rutilante e applaudita inaugurazione That’s All Folks di Ottavio Bigi e Alessandra Paoletti presentata nell’Auditorium del Teatro del Maggio. Un viaggio che – spiegano Bigi e Paoletti – li porta ad interrogarsi «sulla natura del tempo, del movimento e dell’instabilità». Membro del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, con all’attivo importanti collaborazioni internazionali e prestigiosi premi, Bigi, insieme all’attrice, regista e autrice Paoletti, ha fondato nel 2020 FRITZ Company Bigi/Paoletti. Ora arriva a Firenze con questa creazione, coprodotta da Fabbrica Europa, che ha debuttato al Festival Equilibrio a febbraio 2024.
That’s All Folks nel titolo richiama il saluto dei cartoni animati ed è pensato per quattro interpreti: lo stesso Bigi, Ching-Ying Chien, Issue Park e Faith Prendergast che vivacizzano l’asettica scenografia di Tzela Christopoulou, autrice anche dei setosi costumi in bianco e nero, e si confrontano con un enorme disco lunare acceso dal light design di Lucien Laborderie. Assecondato dalle musiche di David Blouin, Colin Stetson/Sarah Neufeld Duo, Gary O’Slide, Henry Purcell, e Hank Williams, il lavoro si sviluppa in soli maschili e femminili, duetti, terzetti, quartetti, mentre la danza contemporanea fluisce inarrestabile con una gestualità ricercata, un uso morbido del busto e scattante delle gambe e perfino con passi di break dance. Spensierato è il finale in cui al ritmo della musica country i quattro cantano, ballano e si divertono contagiando il pubblico che li applaude soddisfatto della performance e del gradito e inaspettato happening.
Invisibili/Monumentum The second sleep/Batty Bwoi/That's All Folks
Cast & credits - Invisibili
Titolo
Invisibili/Monumentum The second sleep/Batty Bwoi/That's All Folks |
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Sotto titolo
Invisibili |
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Anno
2024 |
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Data rappresentazione
13 settembre 2024 |
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Città rappresentazione
Firenze |
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Luogo rappresentazione
Teatro Goldoni |
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Prima rappresentazione
Teatro Biondo di Palermo ottobre 2023 |
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Evento
Fabbrica Europa 2024 |
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Regia
Aurélien Bory |
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Interpreti
Bianca Lo Verde Maria Stella Pitarresi Arabella Scalisi Valeria Zampardi Chris Obehi Gianni Gebbia |
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Scenografia
Aurélien Bory, Hadrien Albouy, Stèphane Chipeaux-Darde, Pierre Dequivre, Thomas Dupeyron, Mickael Godbille |
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Luci
Arno Veyrat |
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Musiche
Joan Cambon; Gainni Gebbia |
Cast & credits - Monumentum The second sleep
Titolo
Invisibili/Monumentum The second sleep/Batty Bwoi/That's All Folks |
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Sotto titolo
Monumentum The second sleep |
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Anno
2024 |
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Data rappresentazione
14 settembre 2024 |
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Città rappresentazione
Firenze |
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Luogo rappresentazione
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino |
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Prima rappresentazione
2022/2023 Torinodanza Festival |
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Regia
Cristina Kristal Rizzo |
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Interpreti
Bianca Lo Verde Maria Stella Pitarresi Arabella Scalisi Valeria Zampardi Chris Obehi Gianni Gebbia |
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Costumi
Cristina Kristal Rizzo |
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Coreografia
Cristina Kristal Rizzo |
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Suono
Cristina Kristal Rizzo |
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Musiche
Gesualdo da Venosa |
Cast & credits - Batty Bwoy
Titolo
Invisibili/Monumentum The second sleep/Batty Bwoi/That's All Folks |
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Sotto titolo
Batty Bwoy |
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Anno
2024 |
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Data rappresentazione
14 settembre 2024 |
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Città rappresentazione
Firenze |
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Luogo rappresentazione
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino |
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Prima rappresentazione
2022 Dansens Hus di Oslo |
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Evento
Fabbrica Europa 2024 |
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Interpreti
Bianca Lo Verde Maria Stella Pitarresi Arabella Scalisi Valeria Zampardi Chris Obehi Gianni Gebbia |
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Scenografia
Karoline Bakken Lund, Veronica Bruce |
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Coreografia
Harald Beharie |
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Suono
Jassem Hindi |
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Musiche
Ring Van Mobius |
Cast & credits - That's All Folks
Titolo
Invisibili/Monumentum The second sleep/Batty Bwoi/That's All Folks |
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Sotto titolo
That's All Folks |
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Anno
2024 |
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Data rappresentazione
14 settembre 2024 |
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Città rappresentazione
Firenze |
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Luogo rappresentazione
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino |
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Prima rappresentazione
Festival Equilibrio 2024 |
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Evento
Fabbrica Europa 2024 |
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Regia
Ottavio Bigi, Alessandra Paoletti |
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Interpreti
Bianca Lo Verde Maria Stella Pitarresi Arabella Scalisi Valeria Zampardi Chris Obehi Gianni Gebbia |
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Scenografia
Tzela Christopoulou, Marios Karaolis |
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Costumi
Tzela Christopoulou |
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Suono
David Blouin |
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Luci
Lucien Laborderie |
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Musiche
David Blouin, Colin Stetson/Sarah Neufeld Duo, Gary O'Slide, Henry Purcell, Hank Williams |