Il ruggito dei Leoni della Biennale Danza
Ruggiscono i Leoni della Biennale
Danza 2024 Cristina Caprioli e Trajal Harrell ma lo fanno in modo
differente, e non con la stessa intensità, offrendo nei loro Deadlock e Tambourines uno spaccato dell’arte del movimento in linea con il
taglio dato al Festival dal direttore Wayne
McGregor. «Noi umani siamo movimento» – dice McGregor –, comunichiamo con
il linguaggio cinestetico e prossemico del corpo e balliamo «una danza
intricata» che riflette il nostro desiderio di entrare in contatto con l’altro
al di là delle parole.
Il Leone d’oro Cristina Caprioli ha presentato in prima italiana all’Arsenale, nello spazio ovattato del Teatro alle Tese, Deadlock, un’opera sui generis con cui dà un saggio della sua creatività. Danzatrice e coreografa bresciana da anni residente in Svezia, Caprioli è un punto di riferimento della scena contemporanea internazionale per il suo peculiare modo di trattare la danza e la coreografia «come elemento del corpo sociale» e di intraprendere progetti di ricerca transdisciplinari con la Cristina Caprioli Artificial Project (CCAP). Un’organizzazione fondata nel 1998 senza scopo di lucro per lo sviluppo e la distribuzione di coreografie e finanziata dalla Municipalità di Stoccolma, dalla Regione Stoccolma e dalla Swedisch Arts Council.
Una militanza artistica e culturale che ha valso a questa instancabile settuagenaria importanti riconoscimenti fra cui il Cullberg Prize, la prestigiosa borsa Per Ganneviks e ora il Leone d’oro veneziano. Non solo ma nel 2021 il governo svedese le ha conferito la medaglia d’oro reale Illis quorum meruere labores per i suoi contributi alla cultura, alle scienze e alla società svedesi e nel 2022 il festival Tanz in August di Berlino ha reso omaggio al suo magistero con ONCE OVER TIME, una retrospettiva del suo lavoro.
Di Deadlock l’artista italiana cura la coreografia e la fruibilità dello spazio, avvalendosi delle luci umbratili, della fotografia in bianco e nero e del montaggio video di Thomas Zamolo, mentre il paesaggio sonoro è quello della Variable Dimensions di Richard Cartier. Interprete è Louise Dahl, una performer di grande sensibilità ed eleganza che, sotto lo sguardo attento della Caprioli – presente tra gli spettatori – intreccia una danza del corpo e con il corpo fluida, geminata e metamorfica.
Lo spettacolo in apertura cattura il pubblico con le video proiezioni in cui la Caprioli lavora sulla messa a fuoco di posizioni di braccia, mani e testa fino a che piano piano appare come sospesa nel vuoto in uno spazio immaginifico. All’improvviso entra Louise Dahl che, dal vivo, inizia la sua performance. Il movimento diventa continuo, si autogenera nel cambio di direzione, di sospensione, di equilibrio e in questa azione performante rifugge da qualsiasi impostazione tecnicistica per prediligere la ricerca interiore del gesto cinestetico.
Deadlock «è un saggio sulla danza transmorfica e una fuga nell’indisciplinato» e questa libertà espressiva fa pensare alla Caprioli come alla Duncan della danza contemporanea. Alla fine Louise Dahl, figura evanescente e delicata, sparisce risucchiata dal buio che, ipnoticamente, avvolge gli spettatori e li proietta in una dimensione surreale tra applausi calorosi e convinti. Ma la presenza di Cristina Caprioli alla Biennale Danza non è stata solo in veste di autrice. In prima italiana è stato possibile vederla all’opera in Flat Haze nella Sala d’Armi dell’Arsenale in cui la coreografa, sotto pali trasparenti di plexiglass, ha dato vita a un libero e metamorfico movimento del corpo.
Di tutt’altra natura, impostazione e realizzazione è Tambourines del Leone d’argento Trajal Harrell con lo Schauspielhaus Zurich Dance Ensemble. Una creazione ispirata al romanzo La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne e proposta in prima italiana alle Tese dei Soppalchi dell’Arsenale.
Considerato uno dei protagonisti della danza contemporanea e attivo nei più importanti teatri e festival del mondo, l’americano Harrell concentra la sua ricerca sulla loquacità espressiva del corpo. La sua danza nasce dall’ibridazione del vogueing, uno stile sviluppatosi agli inizi degli anni Sessanta nelle sale da ballo di Harlem, con il ButÅ giapponese e la postmodern dance, e si pone l’obiettivo di affrontare tematiche transculturali e razziali. La lettera scarlatta diventa per lui un pretesto per mettere a fuoco temi scottanti che caratterizzano la società odierna: dal razzismo al body shaming, dal conformismo alla paura dell’altro, dal gender al transgender.
In effetti in Tambourines c’è ben poco della storia di Hester Prynne e del suo adulterio stigmatizzato dalla lettera A di adultera applicato sul petto. L’ambientazione puritana della Nuova Inghilterra del XVII secolo offre il destro a Harrell per quella che lui definisce non una rilettura ma una «reazione alla storia» di Hawthorne, che gli consente di riflettere sugli errori del passato per scongiurarli in futuro.
Autore di coreografia, messinscena, scene, costumi e colonna sonora, Trajal Harrell si appoggia alla drammaturgia di Katinka Deecke, al disegno luci di Sylvain Rausa e ai componenti dello Schauspielhaus Zurich Dance Ensemble: Alicia Amüller, Frances Chiaverini, New Kyd, Perle Palombe, Songhay Toldon, Ondrej Vidlar, affiancati dallo stesso Trajal Harrell che nel 2019 ha fondato il gruppo e lo dirige.
Il lavoro è diviso in tre parti: Fornicazione, Educazione e Celebrazione. Ognuna di queste sezioni sviluppa precisi temi e si riflette in altrettante precise azioni performative. In Fornicazione il movimento vorticoso dei protagonisti, l’improvvisazione, gli strani abiti neri e marroni richiamano il puritanesimo bigotto che condanna chi non rispetta le regole. In Educazione l’atmosfera si ribalta e l’ensemble è seduto in cerchio e con le mani giunte in preghiera segue il padre puritano che lo guida verso Dio. Il canto si fa corale e salvifico ma forte è il senso di oppressione religiosa che ricorda alcune sequenze del film La lettera scarlatta del regista Roland Joffré del 1995.
In Celebrazione cambia ancora l’assetto e vengono in primo piano i costumi che gli interpreti indossano scambiandosi i ruoli, vestendosi e svestendosi e sfilando in diagonale e in cerchio. In questo quadro Harrell esalta il ruolo della donna. Così la sfilata diventa una marcia della protesta femminile in un mondo maschilista e sessista e la diversità dei vestiti corrisponde alla diversità delle donne e al loro desiderio di affermarsi come Hester Prynne che porta con orgoglio la lettera scarlatta.
In chiusura gli applausi decretano il successo di Tambourines, una pièce in cui la teatralità del concept fagocita la danza che, a sua volta, perde la sua “coreuticità” e lascia il posto alla cinesi espressiva.
Deadlock / Tambourines
Cast & credits - Deadlock
Titolo
Deadlock / Tambourines |
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Sotto titolo
Deadlock |
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Anno
2023 |
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Durata
55 min. |
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Data rappresentazione
18 luglio, 3 agosto 2024 |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Luogo rappresentazione
Arsenale - Teatro alle Tese |
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Prima rappresentazione
18 luglio 2024 |
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Interpreti
Louise Dahl |
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Produzione
ccap2023 |
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Scenografia
Cristina Caprioli |
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Coreografia
Cristina Caprioli |
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Montaggio
Thomas Zamolo |
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Fotografia
Thomas Zamolo |
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Suono
"Variable Dimensions" di Richard Chartier (2020) |
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Luci
Thomas Zamolo |
Cast & credits - Tambourines
Titolo
Deadlock / Tambourines |
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Sotto titolo
Tambourines |
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Origine
2024 |
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Durata
80 min. |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Luogo rappresentazione
Arsenale - Tese dei Soppalchi |
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Prima rappresentazione
2 agosto 2024 |
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Adattamento
Katinka Deecke |
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Interpreti
Louise Dahl |
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Produzione
Schauspielhaus Zürich con Schauspielhaus Zürich Dance Ensemble |
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Scenografia
Trajal Harrell |
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Costumi
Trajal Harrell |
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Coreografia
Trajal Harrell |
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Corpo di ballo
Schauspielhaus Zurich Dance Ensemble |
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Suono
Trajal Harrell, Santiago Latorre |
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Luci
Sylvain Rausa |
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Musiche
Trajal Harrell |