In un anno
Maura Delpero approda per la prima volta a Venezia con il suo secondo lungometraggio, Vermiglio, dopo l'esordio nel 2019 con Maternal, valso la menzione speciale della giuria a Locarno. Entrambi i film sperimentano il confine tra la finzione e una realtà che Delpero vive o ricorda. Per Maternal la regista ha attinto all'esperienza personale in un centro di accoglienza per madri adolescenti (hogar, altro titolo del film) durante la sua carriera di insegnante a Buenos Aires. Diversamente Vermiglio le è stato «portato in sogno» dal padre recentemente scomparso, che, tornato bambino, le ha chiesto di raccontare un anno nella sua famiglia.
Vermiglio è un paesino di montagna vicino al confine con la Svizzera e l'Austria. Vive qui una numerosa famiglia il cui padre Cesare (Tommaso Ragno) è l'unico maestro del luogo. Poco spazio e tanto freddo fanno sì che i fratelli e le tre sorelle – Flavia (Anna Thaler) la più piccola, Lucia (Martina Scrinzi) la più grande e Adele (Roberta Rovelli) la mediana – condividano i letti. È inverno e una spessa neve ricopre tutto il paesaggio, impreziosendo i rami degli alberi gravati dal suo peso. A scuola Cesare, come da consuetudine, inizia la lezione con un Pater noster e alcuni movimenti di ginnastica, per poi passare a spiegare il genere epistolare di cui le lettere dei soldati in guerra sono un esempio con cui tutti ormai hanno familiarizzato. A casa, ogni momento è condiviso anche dai più piccoli che aiutano gli adulti nelle faccende quotidiane, ricompensati con avvincenti racconti di guerra, come quello in cui la zia Cesira (Orietta Notari) viene portata in spalla dallo zio dalla Germania fino al piccolo paese.
La Sicilia è un posto lontano, ignoto, lo si può immaginare solo guardando le mappe che il padre-maestro mette a disposizione dei figli per istruirli. Misteriosi sono due uomini che si nascondono nella foresta, proprio loro che vengono da quella terra lontana, battuta dal sole e vista nei libri. In paese si vocifera che siano dei disertori, ovvero dei vigliacchi non meritevoli di asilo. Cesare stronca sul nascere il nascente odio che si nutre del cameratismo da osteria, ricordando che nessuno di loro ha “scelto” di fare quella guerra e che forse, se ci fossero più vigliacchi, non ci sarebbero più guerre. Il piccolo Giovanni, nuovo arrivato nella famiglia, riempie le stanze del suo pianto straziante. La tosse lo affligge e la strangulín lo porta via. Al pranzo di Natale si prega per lui e per Flavio, duiventati angioletti con volano in cielo.
Il nuovo sentimento di Lucia per il mutacico soldato Pietro (Giuseppe De Domenico) non conosce ostacoli, nemmeno quelli linguistici tra i due dialetti e muove così i primi passi verso di lui che, titubante, la ricambia. Adele è turbata dall'amore e dalla vicinanza dei corpi che osserva nella relazione della sorella più grande con il fidanzato. Flavia, animata da una naturale attitudine agli studi, è stata prescelta dal padre per essere inviata – unica tra i suoi figli – in collegio a Trieste. Una decisione che causerà rammarico e rassegnazione in Adele che parimenti sperava di poter continuare a imparare. Finché sulle note de Le quattro stagioni di Vivaldi esploderà l'estate.
Vermiglio è un'opera basata su un soggetto che per collocazione geografica e temporale porta in sé delle sfide che Delpero ha saputo egregiamente affrontare. A tal proposito, è notevole la scelta di un cast composto per la maggior parte da attori locali non professionisti che, sotto una regia attenta, fungono da numi tutelari dell'universo paesano, in un'Italia composta da mondi tra di loro non comunicanti. Spicca nella sua prima apparizione su schermo Martina Scrinzi, a suo agio nel dialetto trentino e capace di far affiorare le emozioni per poi ingabbiarle in una recitazione trattenuta. Tommaso Ragno dimostra di essersi saputo ben ambientare, riuscendo a non creare crasi invalicabili nella “melodia” dialettale e regalando momenti di sottile ironia.
Sinergicamente collaborano anche la scenografia (Pirra) e la fotografia (Mikhail Krichman) che, in linea con lo stile di Delpero, risultano semplici e asciutte, sapendo trasmettere la ruvidità di una modesta vita di montagna. La storia è un vero racconto corale e universale, imperniato su di un nucleo familiare di cui tutti sentiamo una nostalgica eco: una madre sempre incinta in una famiglia già troppo grande, la condivisione fraterna della quotidianità e la spontanea lotta tra pietas e sgomento davanti al “diverso”. Un mondo, quello di Vermiglio, che abita ormai la memoria, in cui la morte e la vita fanno parte di un ciclo naturale che segue un ritmo tutto suo, come quello delle stagioni. Chi rimane, è immerso nell'inesorabile fluire.
In questo universo isolato sono i personaggi femminili quelli che Delpero sviluppa con maggiore sensibilità, mettendo in scena una vera e propria genealogia delle diverse prospettive a cui una donna del dopoguerra italiano poteva andare incontro. La macchina da presa si allinea con grazia e leggerezza al loro sguardo sul mondo. Peccato non ritrovare la magistrale rappresentazione del rapporto madre-figli di cui nel precedente lungometraggio la regista aveva saputo dare prova. Rimangono quindi in superficie le scene (potenzialmente toccanti) di amore materno, forse diluite nella difficile gestione di una trama a più voci. Affascina e commuove invece la sensibilità nella declinazione della fede nella religione cristiana, che si arricchisce di variopinte sfaccettature umane.
Vermiglio
Cast & credits
Titolo
Vermiglio |
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Origine
Italia, Francia, Belgio |
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Anno
2024 |
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Durata
119' |
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Regia
Maura Delpero |
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Interpreti
Tommaso Ragno Giuseppe De Domenico Roberta Rovelli Martina Scrinzi Orietta Notari Carlotta Gamba Santiago Fondevila Sancet Rachele Potrich Anna Thaler Patrick Gardner Enrico Panizza Luis Thaler Simone Bendetti e con Sara Serraiocco |
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Produzione
Cinedora (Francesca Andreoli, Leonardo Guerra Seràgnoli, Maura Delpero, Santiago Fondevila Sancet), Charades Productions (Carole Baraton, Pauline Boucheny Pinon), Versus Production (Jacques-Henri Bronckart, Tatjana Kozar) |
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Scenografia
Pirra, Vito Giuseppe Zito, Marina Pozanco |
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Costumi
Andrea Cavalletto |
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Sceneggiatura
Maura Delpero |
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Montaggio
Luca Mattei |
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Fotografia
Mikhail Krichman |
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Effetti speciali
Benjamin Ageorges |
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Suono
Dana Farzanehpour, Hervé Guyader, Emmanuel de Boissieu |
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Musiche
Matteo Franceschini |
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Lingue disponibili
Italiano, dialetto |