Hedda and Alice
In apertura della seconda giornata dell'81ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia c'è Babygirl della regista e attrice olandese Halina Reijn. Forte di un cast stellare, Babygirl è stato presentato da Reijn come un film incentrato sul sesso e l'esplorazione delle sue perversioni, da un punto di vista prettamente femminile. La tematica e l'imponente presenza di Nicole Kidman nei panni della protagonista ha fatto sì che nel tempo dell'attesa si vagheggiasse degli universi kubrickiani di Eyes Wide Shut.
Reijn annovera nella sua carriera di attrice teatrale opere come La bisbetica domata, Orestea e Hedda Gabler e collaborazioni con registi del calibro di Paul Verhoeven, Bryan Singer e Peter Greenaway. Esperienze da cui Reijn cerca di imparare e che interpreta nella sua attività registica, iniziata nel 2019 con Instinct e continuata nel 2022 con Bodies, Bodies, Bodies. Tutta la sua filmografia, compreso Babygirl, è stata prodotta dall'iconica casa di produzione A24 (sotto il nome della nuova succursale 2AM), pioniera di quello che si può definire come un nuovo glam horror e che, maturando, sta accogliendo soggetti di stampo autoriale, a patto che rimangano nel sensazionalistico.
Babygirl è la storia di una moderna Hedda Gabler. Romy (Nicole Kidman) all'apparenza gelida e cinica conduce una vita frenetica negli alti borghi della metropoli in cui vive. Madre di due figlie, moglie del regista teatrale Jacob (Antonio Banderas), follemente innamorato di lei, è la CEO di una grande industria che produce software e hardware atti all'automazione. Si definisce un'esperta in emotional e human intelligence. La superfice di perfezione è subito incrinata dal traboccante desiderio sessuale che Romy non riesce ad appagare nei rapporti con il marito. Un eros che si materializza nella figura di un cane nero, mordace, nel quale Romy si imbatte nel tragitto verso il suo ufficio, impaurendosi terribilmente. A salvare la situazione è un misterioso ragazzo che riesce a placare l'animale e a guadagnarsi il timone del suo guinzaglio. Una volta in ufficio Romy è tenuta a dare il benvenuto ai nuovi tirocinanti assunti: tra di loro riconosce il ragazzo dello spaventoso episodio. Si chiama Samuel (Harris Dickinson) e il gioco di sguardi tra i due è immediato.
A casa, nel letto matrimoniale, Romy dedica la sua attenzione al telefono e quando Jacob si avvicina, lei convulsamente lo respinge. L'unico modo che ha di baciarla è da sopra il lenzuolo, sotto cui Romy si è nascosta, dando vita al celebre quadro di Magritte, Gli amanti. A lavoro, gli incontri con Samuel sono, seppur fortuiti, molto frequenti; in essi il giovane non manca di sfoggiare un carattere arrogante a cui Romy sembra non voler mettere alcun freno. Una remissività non coincidente con la crudeltà con cui risponde al marito, dopo che questi aveva cercato rassicurazione domandandole se trovasse rilevante il suo lavoro di regista.
Presto la passione tra il giovane tirocinante e la dirigente scoppia e a sancire l'invisibile patto è l'orgasmo che Samuel riesce a provocarle, dopo le resistenze da lei dimostrate ricreando le passioni su pavimento di The Piano Teacher (2001). I loro incontri sono raccontati attraverso una serie di scene sovrapposte accompagnate da un tappeto musicale dal sapore dei primi anni '90 di 9 ½ Weeks. Romy sorride con serenità e persino i rapporti con la figlia adolescente si distendono; tutto sembra avere un equilibrio fino a che Samuel, con una banale scusa, non oltrepassa la linea di confine presentandosi a casa davanti all'ignara famiglia al completo. L'evento sconvolge Romy che sente di star mettendo in pericolo i suoi affetti e, nel tentativo di dissuadere Samuel da simili futuri atteggiamenti, nomina il licenziamento. Dal canto suo Samuel non si fa intimidire e contrattacca minacciandola di trasferirsi. La passione tra i due invece di raffreddarsi sembra crescere al tal punto da far sviluppare in Romy sentimenti di gelosia quando scopre la relazione sentimentale tra Samuel e la sua assistente personale. La fredda CEO rischia di cadere in una trappola di ricatti, che sembra architettata alla perfezione. In ballo c'è tutta la sua vita e la profondità del baratro le farà prendere decisioni coraggiose.
Il volto di Romy contorto dalla passione in apertura mette in chiaro il punto di vista che il film si propone di adottare. L'obbiettivo di Rejin di realizzare un'opera basata sul sesso e sull'istinto visto dal punto di vista femminile e in contrapposizione al dilagante sguardo maschile che va di default con le tematiche erotiche, sembra un soggetto databile al 1975, quando sul sedicesimo numero della rivista «Screen» usciva Visual pleasure di Laura Mulvey, contenitore che ha dato definizione a quel cinema femminista degli anni '70. Se Akerman segnava (filmava) la storia offrendo intense visioni del piacere femminile (si ricordi, tra le tante, la camera fissa, in adorazione, sul camionista di Je, tu, il, elle intento nell'atto di guidare o di farsi la barba), Reijn ci blocca in una spettatorialità passiva non riuscendo a sfruttare la bravura di Kidman e a realizzare un coinvolgente controcampo dello sguardo della protagonista.
Un gioco citazionistico alle volte goffo di cui però rimane meritevole il vagabondaggio notturno di Kidman per le strade metropolitane alla famelica ricerca del suo amante, come in una sorta di riscatto dell'avventura del Bill (Tom Cruise) di Eyes. L'evocazione dell'Alice kubrickiana a tratti fagocita il personaggio di Romy e si guadagna quell'agency negatale in passato, muovendosi nello spazio esterno e mettendo, infine, in atto la sua celebre battuta di chiusura (There is something we need to do as soon as possible). Va sempre a segno invece la sagace ironia di Rejin di cui aveva dato brillante prova in Bodies, bodies, bodies, chiamando in causa questioni da GenZ come la comunità LGBTQ+, la dipendenza da schermo, l'ideologia woke e l'ossessione per l'astrologia.
Babygirl
Cast & credits
Titolo
Babygirl |
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Origine
USA |
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Anno
2024 |
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Durata
114 min. |
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Data rappresentazione
31 agosto 2024 |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Luogo rappresentazione
PalaBiennale |
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Prima rappresentazione
31 agosto 2024 |
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Colore | |
Regia
Halina Reijn |
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Interpreti
Nicole Kidman Harris Dickinson Antonio Banderas Sophie Wilde Esther McGregor |
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Produzione
2AM, Man Up Film |
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Distribuzione
A24, Eagle Pictures |
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Scenografia
Stephen Carter |
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Costumi
Kurt Swanson, Bart Mueller |
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Sceneggiatura
Halina Reijn |
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Montaggio
Matt Hannam |
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Fotografia
Jasper Wolf |
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Suono
Wyatt Tuzo |
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Musiche
Meghan Currier |
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Lingue disponibili
Inglese |