Visioni dalla Biennale Danza

di Benedetta Colansanti

Data di pubblicazione su web 27/08/2024

Visioni dalla Biennale Danza

Per l'edizione 2024 – non a caso intitolata We Humans – la Biennale Danza di Wayne McGregor sceglie di tornare a un rapporto ancestrale con l'arte coreutica, rivalutando il suo potenziale sociale e di aggregazione senza eccessi di parole e intellettualismi. Il festival viene inaugurato giovedì 18 luglio dal Leone d'Argento Trajal Harrell col suo Sister or he buried the body, un “canto” alla memoria di sapore spiritual che riecheggia sia Katherine Dunham e le ragioni antropologiche del movimento del corpo, sia le origini della danza cosiddetta lyrical.

Lo statunitense Harrell, indossando una gonna colorata e una sottoveste, fa il suo ingresso in una scena di dimensioni ridotte, delimitata da nastri di colore oro e azzurro. In posizione seduta, dondolando grazie al movimento quasi impercettibile delle gambe, copre il proprio viso con gli arti superiori che, leggermente tremolanti, si muovono con misura suscitando un forte sentimento di pathos. La sua danza è un pianto, un libero sfogo del corpo che mira a esprimere le emozioni insite nella musica, a visualizzare ritmi e melodie.


Un momento dello spettacolo
© Biennale Danza 2024

Nel teatro che fu il San Giovanni Grisostomo, patria dell'opera in musica nel Settecento e oggi Teatro Malibran, va invece in scena la compagnia taiwanese Cloud Gate. Waves è un lavoro al passo con i tempi, capace di attrarre un ampio pubblico; si tratta dell'azione di dodici danzatori in abiti futuristici che si muovono in sincrono, costruiscono canoni di movimento, propongono duetti e soli ipnotici dialogando con i loro ologrammi proiettati sul fondale in vesti casual. Organizzati in formazioni spesso maschili o femminili, i performers ricordano i movimenti di rivalutazione dei sessi nella danza; si pensi a mo' di esempio a Ted Shawn e alla sua compagnia Ted Shawn and His Men Dancers.

I personaggi di Waves, umani e digitali, sembrano vivere in due mondi paralleli nei quali il sé non omologato e cosciente viene tenuto in ostaggio. Se la prima parte dello spettacolo risulta più occidentale nel linguaggio e nello stile (si pensi, per fare un esempio, a Momix di Moses Pendleton), la seconda parte – complice anche la colonna sonora – porta in scena, rinnovandola, una danza di sapore orientale mescidata con la tradizione, con i movimenti del Tai Chi, dello Yoga e delle tecniche meditative.


Un momento dello spettacolo
© Biennale Danza 2024

Negli spazi dell'Arsenale, Melisa Zulberti porta in scena a sua volta uno scenario post-bellico (o post-apocalittico). La scenografia consiste di strutture riflettenti che moltiplicano sia i corpi dalle sembianze robotiche che abitano la scena sia i punti di vista, mentre in sottofondo risuona una musica elettronica eseguita dal vivo che a tratti rimanda a The Wall dei Pink Floyd. Posguerra inizia con bilanciamenti e giochi di peso; tramite l'uso sapiente degli oggetti di scena – che simboleggiano ora ostacoli ora muri e rovine di edifici – la coreografa argentina propone un monito sul futuro più prossimo. Rinuncia ai canonici passi di danza per mettere in evidenza lo sforzo fisico ed emotivo, calibrato soprattutto sulle doti interpretative delle cinque convincenti danzatrici.

Nel panorama della danza contemporanea, dove spesso il concetto regna sovrano, Zulberti porta alla Biennale un raro esempio di drammaturgia danzata. Come in Waves, l'interazione con le tecnologie audiovisive è elemento primario: ogni danzatrice indossa un casco sul quale è assicurata una telecamera grandangolare il cui prodotto è proiettato in tempo reale sul fondale, mostrando così realtà plurime e ponendo a confronto oggettività e soggettività. Se Cloud Gate riflette soprattutto sul rapporto più generico tra uomo e tecnologia, intuendone comunque i risvolti più inquietanti, Zulberti si sofferma sulle potenzialità distruttive dell'umano e del relativo “progresso”, su possibili degenerazioni, su imminenti conflitti. Se il lavoro presentato al Malibran rende plausibile una presa di coscienza, nonché la possibilità di trapassare tra universo virtuale e mondo “analogico”, Posguerra non lascia spazio all'ottimismo, terminando con un crollo simbolico degli oggetti di scena e con l'immagine del volto della danzatrice principale profondamente segnato, nell'incertezza di essere vittime e sopravvissuti.


Un momento dello spettacolo
© Biennale Danza 2024

Ma è in particolare Natural Order of Things a cogliere l'essenza di We Humans; coronato da una standing ovation che ha tutta l'aria di non essere né la prima né l'ultima, il lavoro del coreografo libanese Mc Guy Nader – realizzato in sinergia con la spagnola Maria Campos – si distingue per inaudita qualità sulla scena attuale della danza contemporanea.

Il palco del Teatro alle Tese (Arsenale) si apre su un apparente caos, con movimenti ciclici e ripetitivi nell'intento forse di riprodurre quel movimento dei corpi celesti nel cosmo che secondo gli antichi avrebbe ispirato le origini della danza. L'effetto è (ancora una volta) ipnotico, complice la musica minimalista che riprende autori come Philip Glass o Steve Raich, e con quest'ultimo la collaborazione tra il musicista e Anne Teresa De Keersmaeker, a tratti dichiaratamente citata nelle torsioni che accomunano Phase Natural Order of Things.


Un momento dello spettacolo
© Biennale Danza 2024

Il lavoro è una fucina di riferimenti: oltre alla coreografa belga sembra di ritrovare in scena il Merce Cunningham di Points in Space (con musica di John Cage), il fall and recovery di Doris Humphrey e i gesti comuni del camminare, dondolare, ruotare; senza prescindere dai dettami della modern dance, non si rinuncia all'estremo vigore, ai movimenti ginnici e alle prese, in poche parole alla danza, con contaminazioni che toccano la ginnastica artistica e la break dance. Mc Guy Nader crea schemi per romperli. E non c'è bisogno di raccontare o di capire alcunché se il risultato visivo è così stupefacente.


Visioni dalla Biennale Danza

Cast & Credits



Un momento dello spettacolo
© Biennale Danza 2024

Cast & credits - Sister or He Buried the Body

Titolo 
Visioni dalla Biennale Danza
Sotto titolo 
Sister or He Buried the Body
Anno 
2022 (prim
Durata 
25 min.
Data rappresentazione 
18 luglio 2024
Città rappresentazione 
Venezia
Evento 
Biennale Danza 2024
Titolo originale 
Sister or He Buried the Body
Interpreti 
Trajal Harrell
Produttori 
Co-produzione: Ludwig Forum Aachen, Mudam, 13th Gwangju Biennale, Aichi Triennale, Schauspielhaus Zürich, CND - Centre national de la danse
Costumi 
Trajal Harrell
Coreografia 
Trajal Harrell
Musiche 
Trajal Harrell
Note 
Drammaturgia: Sara Jansen

Cast & credits - Waves

Titolo 
Visioni dalla Biennale Danza
Sotto titolo 
Waves
Anno 
2023 (prim
Durata 
70 min.
Città rappresentazione 
Venezia
Luogo rappresentazione 
Teatro Malibran
Evento 
Biennale Danza 2024
Titolo originale 
Waves
Regia 
Kenichiro Shimizu
Interpreti 
Trajal Harrell
Produttori 
Co-produzione: National Performing Arts Center - National Theater & Concert Hall, National Taichung Theater, National Kaohsiung Center for the Arts (Weiwuying)
Costumi 
Fan Huai-chih
Coreografia 
Cheng Tsung-lung
Montaggio 
Kenichiro Shimizu
Luci 
Shen Po-hung
Musiche 
Daito Manabe
Note 
Drammaturgia: Sara Jansen

Cast & credits - Posguerra

Titolo 
Visioni dalla Biennale Danza
Sotto titolo 
Posguerra
Anno 
2024 (prim
Durata 
60 min.
Città rappresentazione 
Venezia
Luogo rappresentazione 
Arsenale di Venezia
Evento 
Biennale Danza 2024
Titolo originale 
Posguerra
Regia 
Melisa Zulberti
Interpreti 
Trajal Harrell
Produttori 
Co-produzione: La Biennale di Venezia, FIBA - Festival Internacional de Buenos Aires; Con il supporto di: Fundación Williams, Fundación PROA, Fundación Santander Argentina ArtLab - Creative Platform of Art and Technology cheLA
Produzione 
Produzione artistica: Sofia Fernández
Costumi 
Sofía Romero
Coreografia 
Melisa Zulberti
Suono 
Federico Lucas, Lafuente Paez
Luci 
Pedro Pampín
Musiche 
Julián Tenembaum
Note 
Drammaturgia: Sara Jansen

Cast & credits - Natural Order of Things

Titolo 
Visioni dalla Biennale Danza
Sotto titolo 
Natural Order of Things
Anno 
2024 (prim
Durata 
60 min.
Città rappresentazione 
Venezia
Luogo rappresentazione 
Teatro alle Tese (Arsenale)
Evento 
Biennale Danza 2024
Titolo originale 
Natural Order of Things
Autori 
GN|MC Guy Nader | Maria Campos
Regia 
Guy Nader; Co-regia: Maria Campos
Interpreti 
Trajal Harrell
Produttori 
Co-produzione: La Biennale di Venezia, Mercat de les Flors Grec 2024 Festival de Barcelona, Condeduque Centro de Cultura Contemporánea, Kurtheater Baden (Switzerland);
Produzione 
Produzione esecutiva: Raqscene, MGM Marta-Guzmán-Management, Yara Himelfarb
Scenografia 
GN|MC Guy Nader | Maria Campos
Costumi 
Marina Prats
Luci 
Conchita Pons
Musiche 
Coti K.
Note 
Drammaturgia: Sara Jansen