L’umanismo corporeo e cinetico
È l'umanismo a guidare il ricco e variegato programma della Biennale Danza di Venezia che si svolgerà dal 18 luglio al 3 agosto con ben ottanta eventi e centosessanta presenze, tra artisti accreditati a livello internazionale e nuove e giovani firme, divisi nei consueti cinque settori: Live, Film, Installazione, Biennale College, Collaborazioni, Incontri/Workshop.
Wayne McGregor, giunto al quarto mandato come direttore artistico del Festival, esplora e approfondisce in questa edizione, non a caso intitolata We Humans, il concetto di umano e di come noi umani comunichiamo con e attraverso il corpo in «una danza intricata» che «riflette il nostro io autentico meglio del dialogo verbale». «In un momento storico come questo in cui – dice McGregor – la tecnologia ci permette di vedere quello che succede dall'altra parte del mondo in tempo reale e in modo dettagliato, dobbiamo chiederci, come mai prima, dove stia l'umanità e come possiamo accedervi in una più profonda connessione con il nostro corpo».Il rischio in agguato è infatti il transumanesimo in cui l'uomo, affidando il proprio futuro a delle macchine per superare i propri limiti, lascia a esse anche la possibilità di esprimere sentimenti, desideri, emozioni, intenzioni, che vengono ridotti a informazioni e trasferiti in un hardware. Un meccanismo di processione di dati che fa perdere di vista ciò che è umano e corporeo.
McGregor, pluripremiato coreografo di matrice contemporanea da sempre interessato alle innovazioni tecnologiche e al loro potenziale espressivo, coglie il destro in questa Biennale Danza per affrontare un tema spinoso dai risvolti inquietanti, ribadendo la necessità di difendere la nostra umanità e la nostra corporeità che, nella sua visione, si riflettono e si inverano nel linguaggio cinetico del corpo che danza e comunica. Un messaggio che non nega l'importanza dell'universo digitale e della IA (Intelligenza Artificiale) come mezzo creativo e performativo, anzi; a patto però che rientri nel solco di un umanismo che fa proprio, grazie all'intelligenza reale, quel mondo “altro da noi” che dobbiamo governare e da cui non dobbiamo essere governati. E all'insegna di questo assunto si snoda tutto il palinsesto coreutico e coreografico del Festival, a cominciare dalla sezione Live che include prime italiane, prime europee e prime assolute e si apre con i due Leoni alla carriera assegnati a Cristina Caprioli, Leone d'Oro, e a Trajal Harrell, Leone d'Argento, che saranno consegnati a Ca' Giustinian, nella Sala delle Colonne, il 21 luglio.
Della settuagenaria Cristina Caprioli, danzatrice, coreografa e sperimentatrice, vengono presentati tre dei suoi ultimi lavori in prima italiana: Deadlock, il 18 luglio all'Arsenale (repliche il 25, 26, 27, 28; 1, 2, 3 agosto), Falt Haze il 23 sempre all'Arsenale e Silver il 27 a Forte Marghera (repliche il 28, il 2 agosto). Un trittico itinerante che consentirà di scoprire «la pratica multidimensionale» dell'artista italiana e il suo modo di intendere la coreografia come «discorso critico in continuo movimento». Dell'americano Trajal Harrel, “avanguardista” del movimento, approdano in prima italiana all'Arsenale Sister or He Buried the Body, il 18 e 19, e Tambourines, il 2 e 3 agosto. Due creazioni che mostrano “l'archiviazione fittizia” con cui il dancemaker rimodula materiali storici e forme di danza originarie. E se il primo è un assolo intimo e personale interpretato dallo stesso Harrel, il secondo è una rivisitazione de La lettera scarlatta di Hawthorne, ad opera della compagnia di Harrel, che affronta temi razziali, politici e culturali legati all'America coloniale.
Ancora tra le prime italiane all'Arsenale si annoverano il 19 e 20 luglio Natural Oder of Things del duo spagnolo GN/MC Guy Nader/Maria Campos, che indaga la relazione esistente tra peso del corpo, geometria del movimento e temporale resa esecutiva. Il 23 e 24 è la volta di Still Life del norvegese Alan Lucien Øyen con la compagnia Winter Guests. Una co-commissione della Biennale Danza che ibrida danza, Butō e teatro contemporaneo per tentare – afferma Øyen – di «riconnettersi con il nostro io poetico». Il 24 e 25 arriva Human in the loop della svizzera Nicole Seiler che, chiamando in causa la IA, supera i confini tra umano e artificiale per sondare il rapporto e l'influenza tra «corpo tecnologico e corpo biologico»; il 31 e 1° agosto tiene banco Find Your Eyes del britannico Benji Reid. Un'audace esplorazione del campo visivo in un concept cinetico che trasforma il palcoscenico in uno studio fotografico con scatti in movimento di ascendenza hip hop.
Il Teatro Malibran il 25 e 26 ospita la co-commissione della Biennale Danza Tangent del giapponese Shiro Takatani, fondatore di Dum Type, che supera il confine tra arti visive e performative nello scambio tra arte, scienza e tecnologia; il 31 e 1° agosto accoglie Ruination: The Story of Medea del gruppo inglese Lost Dog. Una parodia scherzosa dell'amore di Medea per Giasone.
Tra le prime europee troviamo al Malibran il 18 e 19 luglio Waves di Cheng Tsung-lung, direttore artistico e coreografo del seminale Cloud Gate. Un progetto volto a considerare i movimenti del corpo che danza come dati digitali, processandoli grazie all'IA. Il 24 e 25 al Teatro Piccolo Arsenale va in scena Behind the South: Dances For Manuel con la compagnia afro-colombiana Sankofa Danzafro, fondata e diretta da Rafael Palacios. Un omaggio allo scrittore colombiano Manuel Zapata Olivella per esprimere in danza l'indissolubile legame con la madrepatria e il lacerante tema dell'esilio.
Le prime assolute si dividono tra i vincitori del bando Internazionale Biennale Danza 2023-24 “per una nuova coreografia”, con le relative commissioni della Biennale Danza e le produzioni realizzate con i partecipanti al Biennale College. Tra i premiati ci sono l'argentina Melisa Zulberti, danzatrice, regista, artista visiva ed esperta di installazione, che propone Posguerra il 20 luglio all'Arsenale. Un lavoro «multimodale e socialmente consapevole» per riflettere sul concetto di tempo e le sue interconnessioni con la realtà fisica e umana.
Il nuovo collettivo Miller de Nobili Dance Theatre porta in scena il 30 e 31 luglio all'Arsenale There Was Still Time, un intrigante pezzo ispirato ad Aspettando Godot di Beckett e basato sulla pratica performativa del duo Alexander Miller e Maria Chiara de Nobili che fonde break dance, danza contemporanea, urban dance e tecniche recitative. L'altro duo formato da Noemi Dalla Vecchia e Matteo Vignali, alias Vadivé, presenta al Teatro Piccolo Arsenale il 30 e 31 Folklore Dynamics, uno sguardo al passato fatto di tradizioni, memorie, proverbi, superstizioni, tradotti in movimento.
Per il Biennale College, “un'offerta formativa” della Biennale Danza che nasce con l'obiettivo di mettere a contatto giovani tersicorei con maestri di fama internazionale per potenziare la loro creatività, spicca New Work firmato da Wayne McGregor per i “collegiali” con la partecipazione della Company Wayne McGregor. L'atteso evento collaborativo e tecnologico sarà il 2 e 3 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido. Sempre nello spirito di tutoraggio il Leone d'Oro Cristina Caprioli creerà The Bench, visibile il 20 e 21 luglio in via Giuseppe Garibaldi, mentre la grande Carolyn Carlson, primo Leone d'Oro e prima direttrice della Biennale Danza, terrà una masterclass di tre giorni. Tra i coreografi emergenti distintisi all'interno del College si segnalano il duo spagnolo composto da Enrique López Flores e Javier Ara Sauco e la coreografa canadese, europea d'adozione, Dorotea Saykaly, che allestiranno creazioni inedite sotto la guida di McGregor.
Per la sezione Film Installazione ricordiamo De umani Corporis Fabrica, un'installazione cinematografica di Véréna Parvel e Lucien Castaing-Taylor, il 19 luglio all'Arsenale. Per le Collaborazioni al Teatro del Parco di Mestre, dopo l'anteprima lo scorso febbraio dello spettacolo Murmuration della compagnia franco-canadese Le Patin Libre, vedremo in prima italiana il 27 e 28 luglio Antechamber, un cortometraggio realizzato dal vivo dagli artisti e musicisti Romain Bermond e Jean-Baptiste Maillet, conosciuti come Stereoptik. L'intervento fotografico di Indigo Lewin contribuirà a lasciare testimonianza di ritratti intimi dei protagonisti della Biennale Danza nei quattro anni della direzione di McGregor, mentre il regista Ravi Deepres e i suoi collaboratori si incaricheranno di ampliare con le loro riprese l'archivio storico della Biennale.
Un nutrito pacchetto di Incontri/Workshop con gli artisti in cartellone completa il denso e interessante programma di questa Biennale Danza 2024 a firma di Wayne McGregor.