L’estasi contemporanea di Zappalà

di Gabriella Gori

Data di pubblicazione su web 11/06/2024

La trilogia dell’estasi


Torna la danza all'86° Festival del Maggio Musicale Fiorentino con la Compagnia Zappalà Danza che porta in scena l'applaudita prima assoluta de La trilogia dell'estasi. Il trittico di Roberto Zappalà che rivisita tre capolavori del primo Novecento musicale e coreografico: L'Après-midi d'un faune di Claude Debussy e Vaslav Nijinskij il Boléro di Maurice Ravel e Bronislava Nijinska e Le sacre du Printemps di Igor Stravinskij e Nijinskij.


Coreografo di inequivocabile segno contemporaneo osannato dalla critica in Italia e all'estero, Zappalà è fautore di una militanza artistica e culturale che lo vede dirigere da ventidue anni lo Scenario Pubblico a Catania. Uno spazio riconosciuto dal Ministero della Cultura nel 2022 come Centro di Rilevante Interesse per la Danza (CRID) e fiore all'occhiello della danza siciliana e italiana.


Con l'inedita Trilogia dell'estasi l'autore si approccia da par suo a queste tre pièces con l'intento di “personalizzarle” mettendo in scena uno spettacolo uno e trino allo stesso tempo grazie a precise scelte registiche, scenografiche, costumistiche e musicali. Le musiche dei grandi compositori sono introdotte da brani dalla inconfondibile sonorità vocale e strumentale techno; enormi teste d'ariete, simbolo di forza e di ritualità sacrificale, sono presenti dall'inizio alla fine e si sommano all'immagine di una metropoli che fa da sfondo. Il cromatismo del disegno luci passa dal blu del primo pezzo al rosso del secondo fino al dorato del terzo; il nero dei pastrani che indossano gli interpreti si contrappone alla essenziale vestibilità di tute in lycra o alla fantasiosa ridondanza di abiti di scena.



Una scena dello spettacolo
© Franziska Strauss


Ma il dancemaker non si ferma e se nell'Après-midi è la struggente autoreferenziale solitudine del fauno a svettare, in Boléro è la sfacciata esibizionistica nudità a farla da padrona, nel Sacre è l'alienato caos esistenziale contemporaneo a prorompere in un  complesso e tripartito “discorso” coreografico. Non solo ma in questa trilogia sono evidenti i capisaldi della poetica engagée di Zappalà che, se da un lato ricorda il carismatico e attuale A. Semo tutti devoti tutti?, dall'altro riporta l'attenzione su quegli studia humanitatis che si traducono negli studia corporis del progetto Transiti Humanitatis.


Nella Trilogia dell'estasi il rispetto e la profonda conoscenza delle tre opere novecentesche portano questo coreografo pensatore a riflettere sul loro contenuto e sulla possibilità di appropriarsene proiettandovi la propria visione del mondo e dei rapporti umani. Un approccio personale che, avvalendosi della drammaturgia di Nicola Calabrò, ha originato «la sfida e la scommessa di questa trilogia a posteriori».



Una scena dello spettacolo
© Franziska Strauss

Nell'Après-midi d'un faune, presentato alcuni anni fa in forma di studio, il raffinato erotismo del fauno di Nijinskij e l'ambientazione oleografica animata da sensuali ninfe del 1912, lasciano il posto alla marcata gestualità masturbatoria del protagonista che si eccita e placa il suo desiderio da solo. L'atmosfera claustrofobica è accentuata da figure in nero con indosso mantelli e teste di ariete dalle grandi corna, mentre lo spazio d'azione è delimitato da un tappeto con decori e piccoli teschi colorati. Nel solipsismo coreutico la danza si fa distonica, viscerale e sprigiona l'estasi del piacere, la cui resa colpisce anche per la bravura dell'interprete.


Per il Boléro Zappalà prende spunto da un tragico fatto di cronaca, accaduto ad una festa in una dimora della campagna romana nel 2021, e trasforma in un sabba orgiastico lo spagnoleggiante e sensuale archetipo della Nijinska del 1928, dove una zingara si esibisce su un tavolo e affascina gli avventori della taverna.


La rilettura è all'insegna del vizio e della lussuria e bene si inserisce il richiamo alla scena dell'orgia mascherata del film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, ma l'apparente libertà sessuale altro non è che una prevaricante sottomissione a un estraniante gioco erotico. Danzatori e danzatrici con pastrani neri, cappucci e maschere avanzano fino a che all'improvviso lasciano cadere i mantelli e mostrano i corpi nudi, indossando le sole maschere e tacchi a spillo. Come nel ballo da sala le coppie, incalzate dalla incessante ritmo della musica di Ravel, si lanciano in figure, grovigli, abbandoni e riprese. E se la spregiudicatezza dei loro abbracci è evidente, forse nell'intento di «épater le bourgeois» (sbalordire il borghese), altrettanto innegabile è l'esaltazione della nudità e la capacità della danza contemporanea di mostrare non la volgare oscenità di corpi avvinghiati ma la loro forza e bellezza nel duettare insieme.



Una scena dello spettacolo
© Franziska Strauss

Con Le sacre du Printemps è l'alienante caos a essere in gioco. Non c'è l'Eletta da sacrificare durante il rito della fertilità nella Russia pagana, ideato da Nijinskj nel 1913, ma qui siamo tutti noi a essere sacrificati da una società umanamente disumana. Nel Sacre di Zappalà il caos è rappresentato da costumi variopinti e differenti, da un andirivieni di individui che si urtano, si sfuggono, si cercano in un incessante divenire che cattura, ma anche infastidisce chi guarda. Il linguaggio fisico si fa eloquente per la furia corporis con cui i protagonisti, in una tenzone continua, rendono inusuale il vocabolario e il fraseggio contemporaneo. 


Nell'epilogo un'enorme rete cade dall'altro e intrappola questi uomini e queste donne che non hanno via d'uscita e sono immolati. Chiaro è il messaggio di Zappalà: non ci sono vie di scampo, la disumanizzazione della società è colpa nostra e sarà la nostra fine. Allora, per sollevarci un po', non resta che consolarci con l'arioso umorismo di Svevo quando, nella Coscienza di Zeno, dice: «Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute».


Alla fine applausi calorosi e convinti decretano il successo de La trilogia dell'estasi di Roberto Zappalà, che sarà in tour in Italia nel 2024 e nel 2025, e fanno ben sperare per il futuro della danza e del balletto al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con l'annunciata e attesa rinascita del Corpo di Ballo.


La trilogia dell’estasi

Cast & Credits



Una scena dello spettacolo
© Franziska Strauss

Cast & credits

Titolo 
La trilogia dell’estasi
Anno 
2024
Città rappresentazione 
Firenze
Luogo rappresentazione 
Auditorium Zubin Mehta
Prima rappresentazione 
30 maggio 2024
Regia 
Roberto Zappalà
Interpreti 
Samuele Arisci
Faile Sol Bakker
Giulia Berretta
Andrea Rachele Bruno
Corinne Cilia
Filippo Domini
Laura Finocchiaro
Anna Forzutti
William Mazzei
Silvia Rossi
Damiano Scavo
Thomas Sutton
Alessandra Verona
Erik Zarcone
Produzione 
Scenario Pubblico|CZD;Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino; Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape; Fondazione I Teatri; MILANoLTRE Festival; Teatro Massimo Bellini;Fondazione Teatri di Piacenza; Ravenna Manifestazioni; Teat
Scenografia 
Roberto Zappalà
Costumi 
Roberto Zappalà; Veronica Cornacchini
Coreografia 
Roberto Zappalà
Corpo di ballo 
Compagnia Zappalà Danza
Luci 
Roberto Zappalà
Musiche 
Claude Debussy; Maurice Ravel; Igor Stravinskij