Il
Prologo aduna in palcoscenico tutti gli interpreti, subito testimoni del
ricordo che la protagonista fa della propria vita, povera e tormentata, alla
segretaria Marie. Uninfanzia dindigenza, con una madre cantante di strada,
che può nutrirla a stento. Tuttavia, precaria e vagabonda, con volontà e
talento inizia una carriera per cui sarà acclamata e famosa.
Lamore
appena sbocciato fra lei e il pugile Marcel Cerdan sevidenzia dal primo
contatto affettuoso delle due figure e dai fiori che luomo le ha offerto. Lavvincente
ouverture sfocia nel dialogo al femminile, confidenze sulla voglia e il
bisogno di amore che Édith manifesta in un a solo da applausi. Poi il
sipario si alza sullo stadio di boxe dove Cerdan combatte contro Zole.
Tensione, violenza; forza e pazienza, per la conquista del titolo mondiale ambito.
Nel
libretto, Guido Morra staglia a rime serrate i caratteri e gli ideali
dei personaggi, in una sceneggiatura al contempo attuale e tradizionale. Del
resto, aveva collaborato con Maurizio Fabrizio per il musical su
Cerdan, Il grande campione, interpretato da Massimo Ranieri nel
2001. Funzionalmente cantabile, non sempre domogeneità poetica, fra metafora e
dettagli concreti volti al realismo cinematografico, a rappresentare un mondo a
parte che unisca larte e lo sport. Mentre sferra i suoi ganci, Marcel canta il
suo sogno di bambino. Allassalto vincente, laria di Édith echeggia in clima
di bohème e luci da music-hall. Ora nellamante sorge gelosia per
la moglie di Marcel; tanto che viene a turbarla in sogno Marinette e il loro scambio
rabbioso di insulti è duetto corrusco, affronto radicale. Viene a contrappasso la
tenerezza appassionata della coppia, conciliata dallintimità duno spazio sereno
e luminoso. Lintreccio delle voci, di slancio e apoteosi, vola sugli archi, le
trombe e i corni: «Vivrò per leternità / il bacio che ti darò».
Un momento dello spettacolo ©Teatro Carlo Felice
In
palestra capita Corbo, faccendiere mafioso a proporre a Cerdan la combine
per la prossima sfida con Jack La Motta. Il rifiuto è secco e irremovibile,
pure di fronte alle minacce e a una lauta mazzetta. Musica concitata e dangoscia
chiude la crisi. Una lite con limpresario rincara il disagio della cantante quando
elude il contratto per seguire Marcel a Detroit. Così è suggellato il patto di
coppia, la vocazione delluna si rispecchia in quella dellaltro. Le voci si
confrontano allunisono nella scena-madre depilogo dellAtto: «Larte e
lamore / sei tu / per me».
Lincontro
con lo sfidante ribalterà la sorte del campione perché si prolungherà
drammaticamente e gli sarà fatale linfortunio a una spalla. Nel coro tumultuoso
dei tifosi – partecipi faziosi allesito della gara – il duello corrisponde a scambi
di battute cantate fra i rivali. Nei movimenti dilatati, al rallentatore, sintensifica
la suspense, mentre, a crudeltà verso lo sconfitto, saggiunge lesaltazione
del vincente. Il ritmo di basso continuo sostiene i commenti del coro e gli
scambi dei pugili, illustrati dal video del match storico e dalle immagini
di Édith in concerto. Lepica sequenza tende al realismo cinematografico, con
cadute, crollo, getto della spugna e trionfo di La Motta. È naturale il
registro malinconico del perdente che non si rassegna. Torna patetico il
concertato negli ottoni e nei violini. Seppur sconfitto, leroe promette ancora
lotta: «Amerò, combatterò per sempre», nellaria apprezzata per
lenergia generosa e la tenuta vocale.
Un momento dello spettacolo ©Teatro Carlo Felice
In
camerino a New York, Édith brinda ai successi forieri di contratti lucrosi,
quando giunge la notizia del disastro aereo e della morte del suo uomo. Panico
e strazio sono brevi, fra tragedia e ragione di contratto a sala esaurita. Anche
se Fischer la esenterebbe, canterà comunque, sfidando la morte con la vitalità
e larte, sublimando il dolore nel canto: «Fatemi cantare / non mi dite no / è
quello che so fare. […] La mia vita è qui / il teatro è il mio ring». Nuovi
elementi visivi arricchiscono lo spettacolo, finché lultima aria si fa cadenza
con citazione pucciniana, prima che leroina svenga demozione. Ligio lautore
allo scopo di «suscitare in chi guarda e ascolta profonda empatia per
lautentica e sofferta umanità dei personaggi e delle storie […] la dolorosa
voce di Édith, su un ostinato ritmo di bolero lento, quasi funebre, si accomiata
dal suo perduto amore» (Programma, p. 24). Alla prestazione smagliante
del soprano, sadeguano il tenore Francesco Pio Galasso (Marcel), i
baritoni Claudio Sgura (La Motta), Blagoj Nacoski (Fischer), Giovanni
Battista Parodi (Corbo), con le assortite voci comprimarie e le comparse recitanti. È
durata due anni la storia vera, due ore e mezzo levocazione musicale, per unopera
coerente e riuscita nellintento: «La musica che ho composto è senza dubbio
legata ai forti sentimenti, ad una storia che fonde Eros e Thanatos e che mi
piace definire “sentimentale”, perché quasi di stampo verista» (Programma,
p. 80), ammette lautore. Donato Renzetti, alla guida dun organico
strumentale ridotto, mostra conoscenza intima del compositore e del suo lavoro
e riesce a smussare qualche esuberanza e a equilibrare volumi e sfumature.
Produttiva la collaborazione con lAccademia (diretta da Guido
Fiorato), ricca di disponibilità e di risorse, valorizzata dalla regia di Elisabetta
Courir. La calorosa risposta del pubblico alla “prima” non esime
dallesporre le perplessità sorte dalle scelte formali ed estetiche del
progetto creativo, orientato dalla convenzione più assodata. Un po delude
loccasione mancata di fornire una partitura davvero contemporanea e nuova. Non
in omaggio a gusti e mode pregiudiziali (quali atonalità o dodecafonia), ma in dedizione
audace e gratuita a unarte inesauribile nel potere dinvenzione e di bellezza
espressiva.
|
|