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Sapore “romantico”

di Franca Muollo*
  Serata inaugurale dal sapore “romantico”: l’ars compositiva di Schuman e Dvorák
Data di pubblicazione su web 16/12/2023  

Il sipario rosso si alza sulla nuova stagione “Concertistica al Manzoni” 2023/2024 con il concerto inaugurale che vede come protagonista indiscussa l’Orchestra Leonore diretta da Daniele Giorgi e con Alexander Lonquich al pianoforte. L’orchestra, fondata nel 2014 dallo stesso Giorgi e composta da personalità musicali internazionali e nazionali, nasce in seno al progetto Floema che si impegna a portare la musica d’arte non solo nei templi a lei dedicati ma anche in luoghi insoliti come ospedali, carceri, istituzioni per anziani, scuole, etc. In programma: il Concerto per pianoforte e orchestra Op. 54 di Robert Schumann e la Settima Sinfonia di Antonin Dvořàk.

Si inizia con Schumann. L’ensemble strumentale si compone lentamente sotto gli occhi attenti degli spettatori e nello stesso modo prendono posizione sul palco il direttore d’orchestra e il solista, Lonquich. Esponente illustre del pianismo internazionale, attraverso maestria tecnica e consapevolezza armonico-formale, Lonquich trascina l’orchestra in un dialogo continuo e incessante che cattura l’ascoltatore e lo conduce verso la conoscenza dell’universo sonoro di Schumann.



 Un momento del concerto
                                   
Il gesto pianistico di Lonquich e la sapiente direzione di Giorgi sottolineano gli elementi compositivi che rendono unica e immortale questa composizione: i ritmi febbrili, le linee melodiche, gli echi armonici, le brevi pause del pensiero, la dinamica cangiante e i continui richiami melodici traducono l’Io del compositore in musica. In questa composizione, Schuman ha distrutto la forma tradizionale e le regole del concerto per poi riplasmare il modello secondo le proprie esigenze compositive: non mero virtuosismo strumentale ma dialogo continuo e costante tra orchestra e solista. Entrambi risultano, infatti, protagonisti “alla pari” del disegno musicale, dove non primeggia nessuno, ma tutti operano per un fine ultimo: tradurre in suono i moti dell’anima. Nel concerto, articolato in tre tempi, gli strumenti dell’orchestra sono chiamati a dialogare con il solista in maniera da tessere una fitta rete di richiami melo-armonici: i legni nel primo tempo, i violoncelli nel secondo e l’oboe e i violini nel terzo ed ultimo tempo. Il doppio bis di Lonquich chiude la prima parte della serata: ancora una volta protagonista in scena l’atmosfera patetico-sentimentale che caratterizza il romanticismo musicale.

Un momento del concerto

Nella seconda parte della serata, sale sul podio il mondo sonoro di Antonin Dvorak. L’ensemble orchestrale diviene protagonista e unico strumento nelle mani del direttore d’orchestra che fa rivivere la dualistica visione del compositore: senso formale proprio della tradizione della musica colta occidentale e vitalità ritmica e melodismo di matrice “popolare”. 

L’orchestra mette in luce la bellezza dell’ars compositiva dell’autore attraverso un’esecuzione volta a sottolineare melos ed armonia, ritmo ed architettura. Nell’avvicendarsi dei quattro movimenti, i musicisti operano per esprimere l’intenzione dell’autore: serenità e inquietudine, spirito danzante e vitalità ritmica che nel loro alternarsi portano al climax finale, una coda in re maggiore con il “tutti” orchestrale. La compagine orchestrale, attraverso un lavoro puntuale e di cesello sulla partitura, ben è riuscita a trasmettere agli spettatori in sala il carattere che rende eterna la musica di questo compositore: attraverso i raffinati ferri del mestiere compositivo, Dvořák porta in scena, ancorate alla classicità, specifiche componenti melodiche, armoniche, ritmiche e metriche del canto popolare.



 Un momento del concerto

Una serata che ha colpito nel segno: far conoscere il repertorio della musica colta a un pubblico eterogeneo, non composto esclusivamente da addetti ai lavori ed appassionati ma, anche e soprattutto, da amatori della musica. Con l’auspicio che il progetto Floema possa proseguire nel suo lento processo di avvicinamento di giovani e meno giovani alla musica colta.


* Studentessa di Digital humanities per la Storia dello spettacolo del Corso di laurea magistrale in Scienze dello spettacolo, Dipartimento SAGAS, Università di Firenze.



Concerto inaugurale del Teatro Manzoni di Pistoia



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Un momento del concerto


 
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