Il
sipario rosso si alza sulla nuova stagione “Concertistica al Manzoni” 2023/2024
con il concerto inaugurale che vede come protagonista indiscussa lOrchestra
Leonore diretta da Daniele
Giorgi e con Alexander Lonquich al pianoforte. Lorchestra, fondata
nel 2014 dallo stesso Giorgi e composta da personalità musicali internazionali
e nazionali, nasce in seno al progetto Floema che si impegna a portare la
musica darte non solo nei templi a lei dedicati ma anche in luoghi insoliti come
ospedali, carceri, istituzioni per anziani, scuole, etc. In programma: il Concerto
per pianoforte e orchestra Op. 54 di Robert Schumann e la Settima
Sinfonia di Antonin Dvořàk.
Si
inizia con Schumann. Lensemble strumentale si compone lentamente sotto gli occhi
attenti degli spettatori e nello stesso modo prendono posizione sul palco il
direttore dorchestra e il solista, Lonquich. Esponente illustre del pianismo
internazionale, attraverso maestria tecnica e consapevolezza armonico-formale, Lonquich
trascina lorchestra in un dialogo continuo e incessante che cattura
lascoltatore e lo conduce verso la conoscenza delluniverso sonoro di Schumann.
Un momento del concerto Il
gesto pianistico di Lonquich e la sapiente direzione di Giorgi sottolineano gli
elementi compositivi che rendono unica e immortale questa composizione: i ritmi
febbrili, le linee melodiche, gli echi armonici, le brevi pause del pensiero, la
dinamica cangiante e i continui richiami melodici traducono lIo del
compositore in musica. In questa composizione, Schuman ha distrutto la forma
tradizionale e le regole del concerto per poi riplasmare il modello secondo le
proprie esigenze compositive: non mero virtuosismo strumentale ma dialogo continuo
e costante tra orchestra e solista. Entrambi risultano, infatti, protagonisti
“alla pari” del disegno musicale, dove non primeggia nessuno, ma tutti operano
per un fine ultimo: tradurre in suono i moti dellanima. Nel concerto,
articolato in tre tempi, gli strumenti dellorchestra sono chiamati a dialogare
con il solista in maniera da tessere una fitta rete di richiami melo-armonici: i
legni nel primo tempo, i violoncelli nel secondo e loboe e i violini nel terzo ed ultimo tempo. Il doppio bis di
Lonquich chiude la prima parte della serata: ancora una volta protagonista in
scena latmosfera patetico-sentimentale che caratterizza il romanticismo
musicale.
Un momento del concerto Nella
seconda parte della serata, sale sul podio il mondo sonoro di Antonin Dvorak.
Lensemble orchestrale diviene protagonista e unico strumento nelle mani del
direttore dorchestra che fa rivivere la dualistica visione del compositore:
senso formale proprio della tradizione della musica colta occidentale e vitalità
ritmica e melodismo di matrice “popolare”. Lorchestra
mette in luce la bellezza dellars compositiva dellautore attraverso unesecuzione
volta a sottolineare melos ed armonia, ritmo ed architettura. Nellavvicendarsi
dei quattro movimenti, i musicisti operano per esprimere lintenzione dellautore:
serenità e inquietudine, spirito danzante e vitalità ritmica che nel loro
alternarsi portano al climax finale, una coda in re maggiore con il “tutti” orchestrale. La
compagine orchestrale, attraverso un lavoro puntuale e di cesello sulla
partitura, ben è riuscita a trasmettere agli spettatori in sala il carattere
che rende eterna la musica di questo compositore:
attraverso i raffinati ferri del mestiere compositivo, Dvořák porta in scena, ancorate
alla classicità, specifiche componenti melodiche, armoniche, ritmiche e
metriche del canto popolare.
Un momento del concerto Una
serata che ha colpito nel segno: far conoscere il repertorio della musica colta
a un pubblico eterogeneo, non composto esclusivamente da addetti ai lavori ed
appassionati ma, anche e soprattutto, da amatori della musica. Con lauspicio che il progetto Floema possa
proseguire nel suo lento processo di avvicinamento di giovani e meno giovani
alla musica colta.
* Studentessa di Digital humanities per la Storia dello spettacolo del Corso di laurea magistrale in Scienze dello spettacolo, Dipartimento SAGAS, Università di Firenze.
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