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Voci di altri tempi

di Benedetta Colasanti
  Chiara Guidi, Lettere dalla notte
Data di pubblicazione su web 24/11/2023  

Chiara Guidi, fondatrice ed esponente della Socìetas (prima Socìetas Raffaello Sanzio), propone una lettura recitata per voce sola, coro e xilofono, ispirata alle lettere di Nelly Sachs – Premio Nobel per la letteratura nel 1966 – a Paul Celan. Una riflessione musicale sui mali del Novecento, talmente melodica da far dissolvere nell’aria il significato delle parole e lasciare nelle orecchie dello spettatore un canto dalla forte portata emotiva.

La performer entra in scena non emergendo dal fondale o dalle quinte, come è d’uso fare, ma dalla platea, un po’ come i “dilettanti” che – in un’epoca più remota – erano insieme spettatori e abili esecutori. La voce di Guidi si intona su un “la” immaginario, sul ritmo delle percussioni di Natàn Santiago Lazala; rimanda al linguaggio del corpo, al battito del cuore, allo scorrere del sangue nelle vene. L’amplificazione, di per sé non necessaria nel piccolo spazio di Cango, è funzionale all’effetto cantilenante della lettura. La declamazione si fonde talvolta con un sottofondo registrato di musica concreta: rumori di città, di traffico, di passi, di pioggia, di natura o con parole in lingua straniera. 

Il corpo della voce narrante appartiene a un personaggio d’altri tempi: nel costume, nella postura, nell’acconciatura, nel modo di muoversi e di atteggiarsi, nel lento retrocedere. Il coro siede invece in mezzo al pubblico; palesa la propria presenza con l’alzarsi di un suo esponente, seguito dallo sguardo della platea tutta. La tentazione è quella di unirsi al complesso di voci, che si rivolge alla protagonista e con lei mette in atto un gioco di scambi e di rimandi. Più che una voce al plurale, quella del coro sembra incarnare l’eco delle parole declamate da Chiara Guidi; e infatti quest’ultima sembra a tratti assumere il ruolo del direttore d’orchestra, allineando l’ensemble sulla propria tonalità e sul proprio ritmo.

© Nicolò Gialain

© Nicolò Gialain

Primario anche l’uso degli oggetti: fazzoletti bianchi, un guanto rosso che nessuno sembra voler indossare. Esteticamente la messinscena rimanda alle litanie sacre, al rito, alla preghiera; anche se le parole sono di protesta. «Solo l’addio ci tiene ancora uniti. Addio. Nella polvere ci tiene uniti a noi». Non soltanto parole ma anche sospiri, respiri, sibili, colpi come di porte che sbattono. Alla fine, il coro si unisce alla voce sola, dando le spalle al pubblico. Tanti corpi neri, ognuno con le proprie peculiarità e con le proprie teste i cui colori risaltano sotto le luci del teatro (della ribalta). Alla fine lei viene ingoiata dal coro, il quale esce di scena come un unico sistema organicistico.



Lettere dalla notte
cast cast & credits
 

Spettacolo visto a

© Nicolò Gialain

Spettacolo visto a Cango il 12 novembre 2023
 
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