È agée ma non poi così tanto
la danza che si vede e si apprezza in Over Dance, lapplaudito dittico
firmato da Rachid Ouramdane e Angelin Preljocaj e andato in scena al Teatro
Valli di Reggio Emilia per il Festival Aperto. Uno spettacolo che, dopo il
debutto parigino al Théâtre De Cahillot il 15 febbraio 2023, continua a
raccoglie consensi per la presenza di dieci
performers che si sono votati alla danza in unetà compresa tra i
sessantacinque e gli ottanta anni.
Prodotto da Fondazione Nazionale
della Danza/Aterballetto - Centro Coreografico
Nazionale di Reggio Emilia, con la collaborazione della Fondazione Ravasi
Garzanti di Milano impegnata nella valorizzazione della terza età, il progetto Over
Dance vuole proporre – per usare le parole di Felice Scalvini, direttore
della Fondazione milanese – «una nuova estetica, una poetica del corpo che
confidiamo possa essere di impatto e di aiuto». E se invecchiare è unarte, ci
vuole del talento per farlo bene in un mondo sempre più longevo che, forse
proprio per questo, è necessitato a contraddire «quel manifesto male» di
leopardiana memoria riscoprendolo e facendolo diventare occasione di rinascita
umana, progettuale e artistica.
Ecco dunque lo spirito di Over
Dance che, nellinvito a vivere a pieno lultima fase della vita e a mostrarla
a viso aperto nelle sue ancora vitali capacità coreico-musicali, viene ad
affiancarsi ad altri esperimenti simili portati avanti da Pina Bausch con Kontakthof
e da Jirí Kylián con il Nederlands Dans III.
Over Dance, in tournée
italiana dopo la prima a Bologna lo scorso marzo, è composto da Un
Jour Nouveau di Rachid Ouramdane, coreografo e direttore del Théâtre De
Cahillot di Parigi, e da Birthday Party di Angelin Preljocaj, a capo del
Ballet Preljocaj e autore di spicco della contemporaneità coreografica. Due
autori chiamati da Gigi Cristoforetti, direttore generale e artistico della
Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto, a collaborare alla realizzazione
di questa lodevole iniziativa. Un momento dello spettacolo
© Christophe Bernard
Un Jour Nouveau è un duetto interpretato da Darryl E. Woods e Herma Vos
che, non più giovani ma pieni di verve,
ballano e cantano con la consapevolezza di chi ha nelletà il proprio punto di
forza e si confronta con nonchalance con gli anni che passano
inesorabili.
Stupenda donna in elegante abito da
sera e folti capelli biondi, Herma Vos ammicca al suo passato di ballerina e
cantante del Lido e Darryl E. Woods, anche lui molto chic in pantaloni e gilet
neri, è un compagno di ballo perfetto. Artista franco-algerino, uomo di teatro
e danzatore legato a coreografi come Alain Platel e Sidi Larbi Cherkaoui, Woods
riporta in auge la danza modern jazz in un sentito omaggio ai
musical di Broadway e a maestri del calibro di Bob Foss, Jerome Robbins e Ann
Reinking. Tra seducenti sguardi e intriganti gesti Darryl E. Woods e Herma Vos
si esibiscono in Everybody loves to Cha Cha Cha di Sam Cooke con una
invidiabile scioltezza ed è un vero piacere godersi questa performance e
lasciarsi andare alla loro joie de vivre fino a quando una sottile
malinconia prende il sopravvento. Insieme intonano Send in the Clowns di
Stephen Sondheim, una nostalgica canzone tratta dal musical A Little Night
Music e resa famosa da Frank Sinatra, Barbra Streisand, Shirley Bassey, Sarah
Vaughan che, fuor di metafora, vuole essere un invito a non pensare troppo e a
lasciare entrare i pagliacci con la loro malinconica leggerezza perché «ça,
cest la vie!». Alla fine con grande classe il duo si congeda,
risucchiato dal fondale scuro del palcoscenico tra applausi calorosi e
convinti.
Un momento dello spettacolo
© Christophe Bernard
Si ha appena il tempo di tornare
alla realtà che va in scena Birthday Party di Angelin Preljocaj con lesile
ottantenne vietnamita Marie Thérèse Priou, la statuaria Sabina Cesaroni, la
vocalist Elli Medeiros, lesperto di danza indiana Kathak Mario Barzaghi, la
volitiva Patricia Dedieu, il medico ballerino Roberto Maria Macchi, il
prestante Thierry Parmentier, il generoso Bruce Taylor che travolgono il
pubblico con una creazione che, nel titolo, ricorda lesilarante il Birth –
Day di Jirí Kylián con il Nederlands Dans III.
Birthday Party è costruito per quadri in cui il sorprendente “ottetto” si
esibisce alternando soli, passi a due, terzetti e ensemble. Allinizio,
sullinconfondibile ritmo swing di These boots are made for walking cantata
da Nancy Sinatra, fanno subito capire che al Valli si balla e ci si diverte in
barba alletà che avanza in unatmosfera festante e liberatoria. A questo
coralità fa da contraltare il raffinato solo di Sabina Cesaroni, una danzatrice
contemporanea di professione. Pacati sono i suoi volteggi accompagnati dalle
parole di Simone de Beauvoir che parla dellinvecchiamento e la pacatezza torna
con Marie Thérèse Priou che si muove sostenuta dai partners che laiutano a
danzare e a godere di questo magico momento. Lei però è forte quanto basta ed
eccola dare vita insieme agli altri al quadro giovanile e grintoso in cui,
vestiti di nero, sprigionano unenergia incontenibile capitanati da Elli
Medeiros che canta The Young Grow Younger Every Day di Burt
Bacharach.
Anche lamore non ha età e la
passione si manifesta in un delicato gioco di coppie, fra cui una omosessuale
che si lascia andare a caste effusioni sulle note del Prelude à laprès
midi dun faune di Claude Debussy. Un momento dello spettacolo
© Christophe Bernard
Suggestivo è anche il quadro in cui
gli interpreti, in body color carne, creano morbide figurazioni plastiche e
degno di nota è Mario Barzaghi con il suo katakhali. Non solo ma questi “under
ottanta” non si vergognano a indossare con
disinvoltura gorgiere bianche, piume, paillettes, tute imbottite in una sorta
di parodia del giovanilismo attuale.
Al termine il plotone degli
anziani, sommerso dagli applausi, saluta gli spettatori vecchi e giovani
accorsi al Teatro Valli per essere partecipi di un progetto di ampio respiro in
cui la danza va a braccetto con la vecchiaia e acquista un valore sociale e
sociologico. Preljocaj dice che «la terza età può essere il movimento più bello
della sinfonia della vita» e la paragona al terzo movimento di una composizione
musicale che ha lo stesso valore dellallegro e delladagio: «chi può dire che
è il più vuoto, il più brutto, il meno interessante, il più triste? Non è
vero!». E come dargli torto dopo aver assistito a Over Dance!
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