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L'oscuro mondo di Macbeth

di Ida Cuccu*
  Macbeth
Data di pubblicazione su web 21/10/2023  

Sono trascorsi quattordici anni dall’ultima rappresentazione del Macbeth di Giuseppe Verdi sul palcoscenico del Teatro dell’Ente Concerti “Marialisa De Carolis”. Nonostante il passare del tempo, l’opera tanto cara al maestro non ha perso la sua forza coinvolgente: l’interesse dimostrato dalle nuove generazioni di spettatori ne è una prova significativa. L’opera ha aperto il cartellone della stagione lirica 2023, potenziata nelle attività sinfoniche e operistiche, dopo le anteprime estive di Cavalleria rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo.

I tratti della trama che scrutano le profondità spesso cupe e aberranti dell’animo umano, lo “spettrale” e il “fantastico”, la follia e il crimine, emergono notevolmente dal lavoro registico di Andrea Cigni, il quale costruisce atmosfere buie che ben si addicono agli incubi esistenziali, alle ambivalenze e alle fragilità dei personaggi dell’opera. Lo scenografo Dario Gessati ricrea un ambiente sguarnito fatto di due soli pannelli grigi, con delle fessure all’interno, che si muovono a seconda dei cambi di ambientazione e di particolari situazioni: rimangono completamente aperti – fissati lateralmente – per le scene di esterno, mentre appaiono semichiusi o chiusi del tutto – al centro – nelle scene ambientate nelle stanze del castello.

Una scena dello spettacolo © Elisa Casula
Una scena dello spettacolo 
© Elisa Casula

Particolare attenzione desta la presenza di una griglia che viene calata dall’alto in due momenti del dramma: nel preludio – costruito a sipario aperto e con le tre streghe sulla scena – e durante l’atto III nel momento in cui Macbeth rincontra le stesse. Queste ultime non suggeriscono mai che sia necessaria una qualche azione di Macbeth, fanno solo delle profezie da cui scaturiscono gli avvenimenti dell’opera. Verdi – in una lettera del febbraio 1865 a Escudier – scriveva: «Le streghe dominano il dramma. Tutto deriva da loro»La griglia rappresenta forse la gabbia in cui la forza del soprannaturale chiude – volontariamente o involontariamente – il protagonista. Il dramma interiore di Macbeth è allora inteso come sede dell’elemento soprannaturale che determina e circoscrive l’azione dall’inizio alla fine.

Una scena dello spettacolo © Elisa Casula
Una scena dello spettacolo 
© Elisa Casula

L’atmosfera cupa è rafforzata dal disegno luci di Fiammetta Baldiserri, che consente una buona visibilità della scena senza mai illuminarla del tutto, lasciando degli spazi misteriosamente preda del buio e, talvolta, di una foschia generale. A ciò si aggiunge il gioco di luci e ombre creato dalle sagome dei personaggi riflesse sui pannelli o sul pavimento lucido quasi a specchio. Attenuano l’oscurità gli abiti bianchi del coro delle streghe, curati dalla costumista Valeria Donata Bettella, e la nota di rosso che ritorna insistentemente in tutta la vicenda: nel mantello con cui fa il suo ingresso re Duncan (lo stesso poi impiegato per portarlo in scena morto), nei momenti degli omicidi, all’interno della caldaia delle streghe, sui corpi nudi degli otto re insanguinati. 

Una scena dello spettacolo © Elisa Casula
Una scena dello spettacolo 
© Elisa Casula

Il soprano Gabrielle Mouhlen è una Lady Macbeth tormentata dal sangue, che non ha paura di sporcarsi le mani e intrecciarle a quelle di Macbeth insanguinate dopo l’assassinio del re, e poi ancora di gettare del sangue sulla parete del castello alla fine dell’aria La luce langue. Sicura nella recitazione, riesce a caricare di una forte caratterizzazione psicologica il suo personaggio, ottenendo a più riprese gli applausi e gli apprezzamenti del pubblico. Tuttavia non si distingue per quel carattere della voce «aspra, soffocata, cupa e diabolica» ricercata da Verdi, benché dimostri capacità nei passaggi dal registro grave a quello acuto. Infine, non convince come dicitrice: la lettura della lettera non funziona e quel momento, nell’oscurità della scena, perde di enfasi. Altro discorso per Franco Vassallo nei panni di Macbeth, che dimostra una certa sicurezza nelle sfumature vocali, in quel canto al limite del declamato, e nel disegnare un personaggio che ben conosce poiché più volte interpretato. 

Dario Russo, nel ruolo di Banco, sembra trovarsi vocalmente e scenicamente a suo agio; emozionante nell’aria Come dal ciel precipita. Positiva anche l’interpretazione di Macduff del tenore Gianluca Terranova, la cui voce, con uno straziato recitativo, emerge abilmente dal coro mentre piange lo sterminio della sua famiglia all’inizio dell’atto IV. Meno convincente è la prestazione di Mauro Secci nelle vesti di Malcom, soprattutto dal punto di vista recitativo, proprio in un’opera in cui l’azione drammatica è forse persino più importante della vocalità. Molti applausi per i giovani Elena Schirru (dama), Marco Solinas (domestico e voce della prima apparizione), Antonio Lambroni (araldo), Alessia Cozzolino Laura Chili (apparizioni). Quanto al coro dell’Ente Concerti, sotto la direzione di Antonio Costa, il risultato pare buono, fatta eccezione per il coro delle streghe dell’atto I che inizialmente sembra non riuscire ad amalgamarsi con il suono dell’orchestra; faticano a seguire quella pulsazione ossessiva su cui scintillano i disegni di flauti e ottavini. Si riscatteranno nel resto dell’opera, in particolar modo nell’atto III e, con il resto del coro, in Patria oppressa.

Una scena dello spettacolo © Elisa Casula
Una scena dello spettacolo 
© Elisa Casula

La direzione dell’orchestra è affidata al direttore Michelangelo Mazza, il quale seguendo l’edizione parigina del 1865, porta l’orchestra ad avere pieno possesso della partitura. In momenti importanti come ad esempio quello in cui Macbeth immagina il pugnale sporco di sangue nell’atto I, la compagine orchestrale riesce a esplodere accompagnandolo nella sua angoscia. Diverse le occasioni in cui i cantanti si sono lasciati un po’ troppo andare al “bel canto” – anziché al “canto d’azione” e drammatico richiesto da Verdi – rallentando così rispetto all’accompagnamento musicale; ma altrettanti – e anche di più – sono i momenti in cui Mazza è riuscito a rimettere assieme la compagine tutta e mandare avanti l’opera.

È un Macbeth che funziona, seppur con un finale che stona per una morte irrealistica ed eccessivamente sbrigativa. Macbeth muore per mano di Macduff abbandonandosi per terra, ma senza lasciare una sola goccia di sangue nella spada o sulla scena. Verdi immaginava una morte «patetica, ma più che patetica, terribile», e allora v’è forse motivo di accogliere la scelta di Cigni: Macbeth non può che morire come foglia rinsecchita, senza più neppure una goccia di sangue in corpo. 

 

*Studentessa di Digital Humanities per la Storia dello Spettacolo nel corso di Scienze dello Spettacolo del Dipartimento, SAGAS 




Macbeth



cast cast & credits
 
trama trama


Una scena dello spettacolo © Elisa Casula
Spettacolo visto al Teatro Comunale di Sassari il 13 ottobre 2023   

 
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