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Ricordo di Gianni Fenzi

di Alessandro Tinterri
  Gianni Fenzi
Data di pubblicazione su web 14/10/2023  

Pubblichiamo la postfazione di Alessandro Tinterri a G. Fenzi-M. Moder, “Azzurro Trieste”, Trieste, Battello stampatore, 2023, pp. 97-100.


Un caschetto di folti capelli biondi, dal taglio sempre ben curato, al pari dei baffi, gli conferiscono un aspetto asburgico. 

Gianni Fenzi nasce a Rovigo il 5 maggio 1941, un lunedì, e muore a Muggia (Trieste) domenica 17 settembre 2006. A Rovigo trascorre l’infanzia e la prima adolescenza, rievocate in un delizioso libretto, Rowigo, Rowigo, tra il serio e il faceto, com’è nella sua vena, sino al 1956, quando la famiglia si trasferisce a Genova. 

A Genowa, Genowa è affidato il racconto dei successivi anni di formazione, inizialmente alla Olivetti, salvo scoprirsi presto una vocazione al teatro e debuttare il 15 ottobre 1963 al Teatro Stabile ne Il diavolo e il buon Dio di Jean-Paul Sartre e poi nella moderna versione del Troilo e Cressida di Shakespeare. Arguto e affabile, Gianni possiede un talento per le amicizie e quelli genovesi sono anche gli anni delle frequentazioni con Paolo Villaggio, di cui si legge un sapido ritratto in Genowa Genowa, e con Fabrizio De André, di cui regala al lettore un’immagine inedita. 

È quella la stagione della maturità artistica di Luigi Squarzina, condirettore, insieme con Ivo Chiesa, della Stabile genovese, e regista di spettacoli epocali come Il diavolo e il buon Dio e I due gemelli veneziani di Goldoni, protagonista di entrambi Alberto Lionello, “attore immenso”, secondo la definizione dello stesso Squarzina. Storico regista assistente di Squarzina, Gianni Fenzi è una delle anime dell’ineguagliabile compagnia goldoniana interprete di spettacoli quali Una delle ultime sere di Carnovale (indimenticabile l’Anzoletto di Gianni, subentrato a Giancarlo Zanetti), I rusteghi (ancora alternandosi con Zanetti nei panni di Felippetto), La casa nova. 

Per lui è il titolo delle pagine scritte da Squarzina, che precedono Genowa Genowa: «Nessuno Stabile italiano aveva il nostro numero di abbonati. Nessuno aveva radunato un gruppo veramente stabile di attori così straordinari legati da un contratto triennale, e nessuno poteva vantare un Trio altrettanto capace delle più atroci burlette, in scena e in privato, come il gruppetto “Gianni-Omero-Eros” (intesi come Gianni Fenzi, Omero Antonutti ed Eros Pagni). 

Nel ’72 fonda e dirige la Cooperativa Teatro Aperto, per la quale firma una rigorosa regìa de L’eccezione e la regola di Brecht, mette in scena il divertentissimo spettacolo Le farse di Fo e dirige La storia di tutte le storie, esperienza laboratoriale d’avanguardia per l’inserimento di ragazzi disabili, condotta a La Spezia presso il Centro Allende, in stretta collaborazione con Gianni Rodari. Nel ’75 al Teatro Stabile di Genova è regista de L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi di Sto, che vede Tullio Solenghi vestire i panni del mitico personaggio del «Corriere dei Piccoli». 

Dal 1976 al 1984 segue Squarzina al Teatro di Roma, abitando insieme con Tullio Solenghi e Sebastiano Tringali e le rispettive complementari “metà”, Rita, Laura e Luciana, in un appartamento sul Lungotevere Ripa, dove al teatro si alterna il talento culinario, in una palestra di humour, che prefigura futuri successi del nuovo, ineffabile “trio”. Collaboratore indispensabile al fianco di Squarzina, Gianni prende sempre più spazio, realizza nuove esperienze, oltre a partecipare, nella duplice veste di aiuto-regista e attore, a spettacoli indimenticabili come il Misura per misura di Shakespeare con Ottavia Piccolo, Luigi Vannucchi e Gabriele Lavia, scene e costumi di Lele Luzzati

Ancora Squarzina: «Quello che distingueva il grande talento di Gianni era lo humour che si sprigionava da lui sia recitando sia coniando boutades e parodie (compresa la mia)». Nel risvolto di copertina di Genowa Genowa Bruno Lubis coglie uno dei tratti connotativi del carattere di Gianni Fenzi, per cui era apprezzato e benvoluto da tutti. Parliamo della sua «gentilezza d’animo: ti diceva le cose con franchezza ma con gli occhi buoni e, magari, con un sorriso in finale». Ecco, le sue osservazioni penetranti e anche la sua critica, sempre costruttiva, coglievano nel segno e venivano accolte di buon grado, perché il suo sguardo, attento, si poneva sempre all’altezza dell’interlocutore.

Dopo Rovigo, Genova e Roma, dopo le innumerevoli tournées e le conseguenti puntate depurative a Rogaska Slatina, a Trieste con l’operetta aggiunge una nuova dimensione artistica. Ma, soprattutto, a Trieste Gianni trova la sua casa e insieme con Rita dà vita alla figlia Eugenia, la sua migliore creazione.




 


Gianni Fenzi, figurino di Lele Luzzati per Misura per misura



 
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