Pubblichiamo la postfazione di Alessandro Tinterri a G.
Fenzi-M. Moder, “Azzurro Trieste”, Trieste, Battello stampatore, 2023, pp. 97-100.
Un caschetto di folti capelli biondi, dal taglio sempre ben
curato, al pari dei baffi, gli conferiscono un aspetto asburgico.
Gianni Fenzi nasce a Rovigo il 5 maggio 1941, un lunedì, e muore a
Muggia (Trieste) domenica 17 settembre 2006. A Rovigo trascorre linfanzia e la
prima adolescenza, rievocate in un delizioso libretto, Rowigo,
Rowigo, tra il serio e il faceto, comè nella sua vena, sino al
1956, quando la famiglia si trasferisce a Genova.
A Genowa, Genowa è
affidato il racconto dei successivi anni di formazione, inizialmente alla
Olivetti, salvo scoprirsi presto una vocazione al teatro e debuttare il 15
ottobre 1963 al Teatro Stabile ne Il diavolo e il buon
Dio di Jean-Paul Sartre e
poi nella moderna versione del Troilo e Cressida
di Shakespeare. Arguto e affabile,
Gianni possiede un talento per le amicizie e quelli genovesi sono anche gli
anni delle frequentazioni con Paolo
Villaggio, di cui si legge un sapido ritratto in Genowa
Genowa, e con Fabrizio De André, di cui regala al
lettore unimmagine inedita.
È quella la stagione della maturità artistica di Luigi Squarzina, condirettore, insieme
con Ivo Chiesa, della Stabile
genovese, e regista di spettacoli epocali come Il
diavolo e il buon Dio e I due gemelli
veneziani di Goldoni,
protagonista di entrambi Alberto
Lionello, “attore immenso”, secondo la definizione dello stesso Squarzina.
Storico regista assistente di Squarzina, Gianni Fenzi è una delle anime
dellineguagliabile compagnia goldoniana interprete di spettacoli quali Una delle ultime sere di Carnovale (indimenticabile
lAnzoletto di Gianni, subentrato a Giancarlo
Zanetti), I rusteghi (ancora alternandosi
con Zanetti nei panni di Felippetto), La casa nova.
Per lui è il titolo delle pagine scritte da Squarzina, che
precedono Genowa Genowa:
«Nessuno Stabile italiano aveva il nostro numero di abbonati.
Nessuno aveva radunato un gruppo veramente stabile di attori così straordinari
legati da un contratto triennale, e nessuno poteva vantare un Trio altrettanto
capace delle più atroci burlette, in scena e in privato, come il gruppetto “Gianni-Omero-Eros”
(intesi come Gianni Fenzi, Omero
Antonutti ed Eros Pagni).
Nel 72 fonda e dirige la Cooperativa Teatro Aperto, per la
quale firma una rigorosa regìa de Leccezione e la
regola di Brecht, mette
in scena il divertentissimo spettacolo Le farse di Fo
e dirige La storia di tutte le storie,
esperienza laboratoriale davanguardia per linserimento di ragazzi disabili,
condotta a La Spezia presso il Centro Allende, in stretta collaborazione con Gianni Rodari. Nel 75 al Teatro
Stabile di Genova è regista de Lisola dei pappagalli
con Bonaventura prigioniero degli antropofagi di Sto, che vede Tullio Solenghi vestire i panni del
mitico personaggio del «Corriere dei Piccoli».
Dal 1976 al 1984 segue Squarzina al Teatro di Roma,
abitando insieme con Tullio Solenghi e Sebastiano
Tringali e le rispettive complementari “metà”, Rita, Laura e Luciana, in un appartamento sul
Lungotevere Ripa, dove al teatro si alterna il talento culinario, in una
palestra di humour, che prefigura
futuri successi del nuovo, ineffabile “trio”. Collaboratore indispensabile al
fianco di Squarzina, Gianni prende sempre più spazio, realizza nuove
esperienze, oltre a partecipare, nella duplice veste di aiuto-regista e attore,
a spettacoli indimenticabili come il Misura per misura
di Shakespeare con Ottavia Piccolo, Luigi Vannucchi e Gabriele Lavia, scene e costumi di Lele Luzzati.
Ancora Squarzina: «Quello che distingueva il grande talento
di Gianni era lo humour che si sprigionava da lui sia recitando sia coniando
boutades e parodie (compresa la mia)». Nel risvolto di copertina di Genowa Genowa Bruno
Lubis coglie uno dei tratti connotativi del carattere di Gianni Fenzi, per
cui era apprezzato e benvoluto da tutti. Parliamo della sua «gentilezza
danimo: ti diceva le cose con franchezza ma con gli occhi buoni e, magari, con
un sorriso in finale». Ecco, le sue osservazioni penetranti e anche la sua
critica, sempre costruttiva, coglievano nel segno e venivano accolte di buon
grado, perché il suo sguardo, attento, si poneva sempre allaltezza
dellinterlocutore.
Dopo Rovigo, Genova e Roma, dopo le innumerevoli
tournées e le conseguenti puntate depurative a Rogaska Slatina, a Trieste con
loperetta aggiunge una nuova dimensione artistica. Ma, soprattutto, a Trieste
Gianni trova la sua casa e insieme con Rita dà vita alla figlia Eugenia, la sua migliore creazione.
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