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Famiglie sbagliate

di Carolina Ceccarelli*
  Felicità
Data di pubblicazione su web 11/10/2023  


Micaela Ramazzotti debutta come regista all’ottantesima edizione della Biennale di Venezia con Felicità, un dramedy col quale si aggiudica meritatamente il Premio degli spettatori - Armani Beauty per la sezione Orizzonti Extra. Una commedia sincera e dolorosa che racconta l’esistenza fragile di due giovani adulti, Desiré (Micaela Ramazzotti) e Claudio (Matteo Olivetti), fratelli cresciuti in un ambiente malsano e nella disistima di due genitori incapaci, tra le mura anguste di una palazzina ai margini di Roma, tra Ostia e Fiumicino. Felicità è la storia delle vicende infelici di questa famiglia disfunzionale e soprattutto degli esiti prevedibili delle manipolazioni coercitive di un padre e di una madre spietatamente egoisti. Interpretati rispettivamente da Max Tortora e da Anna Galiena, Max e Floriana Mazzoni arriveranno al punto di consegnare la primogenita nelle mani degli strozzini facendole firmare un documento con l’inganno.


Una scena del film

Nella scena in questione Floriana indica a Desiré, visibilmente spaesata, dove apporre la firma, e nel sollecitarla la chiama “scemina”. Poco dopo il fidanzato Bruno (Sergio Rubini) la apostrofa con aggettivi poco edificanti (“sguaiata”, “imbarazzante”, “bugiarda”) eppure puntuali, che scolpiscono un primo profilo del personaggio, ma che non bastano a definirlo. Perché Desiré dimostrerà a poco a poco di essere davvero molto di più. Aiuto parrucchiera per il cinema, all’età di diciotto anni scappa dalla periferia per lavorare e mettere da parte dei risparmi. Nonostante viva con il compagno, un professore universitario molto più maturo e istruito di lei, sembra non essere ancora riuscita a tagliare del tutto il cordone ombelicale con la famiglia, un nodo che rischia di intrappolarla e distruggerla. A riportarla a più riprese nella casa d’infanzia è l’amore incondizionato per il fratello con il quale condivide un insopportabile senso di inadeguatezza: questi, reo di aver “perso troppi treni” a detta del padre, non trovando vie di uscita al costante sentirsi “sbagliato” si chiude nel silenzio e abusa di psicofarmaci.

                  

                                               Una scena del film

Dietro la cinepresa Micaela Ramazzotti decide di portare sulla scena la sintesi perfetta di tutte le donne di cui ha vestito i panni nel corso della sua carriera, donne intimamente squarciate e fisicamente abusate. Donne bambine, ingenue eppure coraggiose. Donne istintive e generose, amate da uomini sbagliati. Donne che non sanno camminare, scomposte, che incedono in una corsa smaniosa e goffa alla ricerca cieca di uno spiraglio di speranza. Correva Sonia dopo esser stata licenziata in Tutta la vita davanti (2008) e urlava a perdifiato «qui nessuno è gentile!», correva Donatella Morelli ne La pazza gioia (2016) in fuga dalla clinica psichiatrica domandandosi dove fosse la felicità e correva Anna Nigiotti ne La Prima cosa bella (2010) dietro alla macchina del marito che le portava via i figli. E, nonostante vada tutto male, corre Desiré.



                                              Una scena del film 

Non è semplice districarsi tra i disagi di questo racconto e trovare nell’immediato una giustificazione al titolo del film. In effetti, dopo aver lottato a fatica per conquistare la sua libertà e quella del fratello, non solo ci si augura che Desiré tagli i ponti con tutte le relazioni nocive che la circondano, come effettivamente accade, ma ci si aspetterebbe di vederla felice, felice davvero. Così, dal momento che abbiamo imparato a conoscerla e smesso di giudicarla, proviamo un po’ di rammarico nel non sapere con certezza se, dopo che finalmente si è emancipata, avrà raggiunto o meno l’agognata felicità. Se non altro la sua generosità si è rivelata salvifica per il fratello e ci consola sapere che il percorso terapeutico di Claudio ha dato i suoi frutti, che ora sta bene e può salire in tempo sul treno giusto. Non un vero e proprio happy ending, ma uno squarcio di speranza in questa storia attuale, toccante e sincera.


* Studentessa di Digital Humanities per la Storia dello Spettacolo nel corso di Scienze dello Spettacolo del Dipartimento, SAGAS.





Felicità
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