Presentata in concorso alla 80a Mostra Internazionale di Arte
Cinematografica di Venezia, Priscilla di Sofia Coppola,
trasposizione del romanzo autobiografico di Priscilla Presley Elvis
and me, è valsa allinterprete
protagonista Cailee Spaeny il Leone doro come migliore attrice.
Il film, come viene forse più
chiaramente esplicitato dal titolo del libro da cui è tratto, non si propone
tanto di raccontare lintera vita di Priscilla quanto la sua prospettiva su chi
fosse davvero Elvis e sulla loro relazione: non a caso la storia comincia
quando una Priscilla quattordicenne conosce il cantante durante il suo servizio
militare in Germania, nella base in cui la ragazza vive con la sua famiglia, e
si conclude quando la relazione tra i due finisce. Nel loro incontro (una festa a casa di conoscenti
in comune) gli occhi
sognanti di una ragazzina a cui viene proposto di conoscere il proprio idolo
sembra dar vita a quella che oggi chiameremmo una fan fiction nella vita reale. Poi però le cose cominciano ad
assumere una connotazione disturbante quando Elvis, nonostante la giovane età
della sua ammiratrice, decide ugualmente di intraprendere una relazione con
lei. Una scena del film Se la vita di Priscilla sembra un
sogno ad occhi aperti (di giorno guarda le compagne di scuola struggersi sulle
foto di Elvis, la sera riceve inviti a uscire dal cantante), abbastanza presto
si inizia a percepire qualcosa di stridente in questa relazione. La prima parte
è la più riuscita del film nel modo in cui si ribalta la narrazione epica incentrata
sulla figura di Elvis, mostrandolo semplicemente nella quotidianità con
Priscilla e ritraendo perfettamente sia i modi manipolatori di lui, sia la
difficoltà di una ragazza così giovane di riconoscerli. La pellicola sembra un po la controparte
di (o quantomeno una sorta di risposta a) Elvis
di Baz Luhrmann: da un lato lopera di Coppola è certamente più sommessa,
meno vorticosa, esteticamente meno strabordante, dallaltro non si tira
indietro nel rappresentare in modo lucido tutti gli elementi più disturbanti della
relazione della star con Priscilla. La regista quasi mai esagera e tiene a bada
il lato emotivo dei personaggi; anziché assumere una presa di posizione forte
in cui esplicita il suo punto di vista si limita a suggerire una prospettiva
che sta allo spettatore cogliere secondo la propria sensibilità. Sin dallinizio si capisce che è
Elvis che ha in mano il controllo completo della vita di Priscilla. È lui a decidere
dove deve vivere, come deve apparire, quando e in che misura la loro storia possa o meno diventare pubblica, come la ragazza debba
passare le sue giornate, quando i due si possano sposare. Poco dopo che il suo servizio
militare si è concluso, la sedicenne Priscilla si ritrova intrappolata nella
villa di Graceland, mentre la sua famiglia è dallaltra parte del mondo. Da
subito gli stili di vita dei due fatalmente stridono: lei deve ancora finire le
scuole superiori, lui è un uomo adulto e una star internazionale che
somministra alla ragazza delle pasticche per farla dormire la notte e farla
star sveglia a scuola la mattina dopo che è rimasta fuori fino a tardi con lui
e i suoi amici. Una scena del film A Graceland, a Priscilla è
vietato tutto. Non può mostrarsi agli altri: nella scena in cui gioca in
giardino con il cagnolino regalatole da Elvis, le viene chiesto esplicitamente
di non star lì a dar spettacolo. Non può neanche lavorare: luomo la pone
brutalmente di fronte alla scelta tra lui e la carriera. I rari momenti di
timida ribellione vengono messi subito a tacere alternativamente da un
atteggiamento sottilmente oppressivo o da scatti di ira che ogni tanto si
tramutano anche in violenza, seguiti da immediate scuse che andando avanti con
la relazione sembrano solo di circostanza. A Priscilla è consentito solo sedere
in casa ad aspettare il ritorno del cantante dalle lunghe assenze causate dal
lavoro o da una relazione con unamante. Lo spettatore assiste molto poco alla
vita pubblica di Elvis perché lo vede attraverso gli occhi della donna, perlopiù
estranea a quella parte della sua esistenza.
La relazione tra Elvis e
Priscilla riflette la realtà di molti matrimoni dellepoca, mentre Elvis sembra
essere un uomo dalla mentalità chiusa, provinciale: un “uomo del suo tempo”. Lo
squilibrio di potere sociale ed economico tra lui e la giovane amante è
amplificato dalla differenza di età, di esperienza, di fama: la diversa altezza
tra i due attori è esasperata anche a scapito della somiglianza estetica con i
veri personaggi, lei piccola davanti alla grandezza di lui. Elvis comincia a
imporre tutte le parti della sua personalità alla moglie al punto che, arrivata alletà adulta,
Priscilla sembra non sapere più dove finisce lei e dove inizia lui né tantomeno
chi sia lei veramente, avendo sempre e solo vissuto secondo il suo volere, come
se la sua identità fosse stata cancellata del tutto e dovesse ricostruirla
pezzo per pezzo. Una scena del film È proprio qui che il film sembra
perdere la sua forza, quando la protagonista dovrebbe riscattarsi e la figura
di Elvis continua a sovrastarla impedendole di emergere. Anche nel momento in
cui riesce finalmente a emanciparsi non sembra aver raggiunto una
consapevolezza di tutte le cose sbagliate che cerano nella relazione, pare più
essersi stancata di tutti i problemi di dipendenza della star e delle sue psicosi
da cui vuole almeno proteggere la figlia. La scena finale, per quanto in un certo senso
simbolica (Priscilla trova la libertà uscendo dal cancello di Graceland e
guidando la sua macchina al contrario rispetto a quando ci era entrata condotta
da altri), risulta non particolarmente ispirata e un po banale, anche a causa
della scelta musicale melensa e ingiustificata. Mentre i titoli di coda scorrono
sulle note di I will always love you,
ci si chiede se questa scelta sia da attribuire alla volontà della vera
Priscilla, che anche in conferenza stampa a Venezia ha ammesso che nonostante
tutto Elvis sarà per sempre il grande amore della sua vita.
* Vincitrice Premio Carabba 2023
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