Individuato nel 2002 da Carlo Urbani – che ne morì, dimenticato
come il virus – Covid-19 è tornato pandemico nel vuoto di governo globale, in
cui Putin riporta guerra in Europa e
carestia nel mondo. Pestilenza-guerra-carestia, i tre cavalieri dellapocalisse
nellEuropa allalba del millennio alle nostre spalle, si accompagnano talora
con il quarto ineffabile salvatore-giudice, nel medioevo di progresso tecnico
fino alla rivoluzione della stampa e alla scoperta dellAmerica. Professore di
storia russa e sovietica alluniversità di Lilla, Andreï Kozovoï scrive che «al di là dei discorsi dei dirigenti, le
cui parole andrebbero considerate con cautela (Putin è maestro in depistaggio)
conviene esaminare i loro atti» (La chute
de lUnion soviétique 1982-1991… 2023, Paris, Perrin, 2023, p. 393). E le
conseguenze. «La guerra intrapresa da Vladimir Putin in Ucraina, rompendo una
volta di più con un multilateralismo più che mai necessario per risolvere la
crisi climatica, attesta una volta di più che lesaltazione della potenza è
nociva per il pianeta» (P. Blanc, Géopolitique
et climat, Paris, SciencesPo, 2023, p. 32). Nella crisi climatica si
profila il salvatore-giudice.
«I processi culturali occupano
più tempo dei processi produttivi ed organizzativi e richiedono una maggior
perseveranza» e «imparare a pensare in termini mondiali. Discussioni in termini
di interessi nazionali sono quasi sempre espressione di una mentalità ristretta
e di un punto di vista retrogrado. Dobbiamo formulare gli obiettivi della
politica economica e sociale in termini mondiali, vale a dire tenendo presente
lidea di cooperare alla costruzione di un mondo armonico e ricco. Dobbiamo
verificare gli obiettivi fin qui discussi chiedendoci: quale struttura
internazionale della economia è realizzabile, stabile, ottimale?» ricordava già
sessantanni fa Jan Tinbergen,
professore di economia alluniversità di Amsterdam (Lezioni dal passato, Firenze, Vallecchi, 1967, p. 175).
Nellintrodurre Democrazia di Giovanni Sartori (Roma, Treccani, 2023), Nadia Urbinati ricorda che «la traiettoria quantitativa e quella
della scelta razionale stavano in quegli anni cambiando la fisionomia della
teoria democratica in un modo che a Sartori non piacque, anche se egli stesso
simpatizzò con la seconda, in particolare con lapplicazione al voto della
teoria economica dei costi e benefici per determinare le preferenze degli
elettori. A Anthony Downs (autore
nel 1957 di An Economic Theory of
Democracy) Sartori riconobbe il merito di avere – con la sua
interpretazione economica dei processi politici – liquidato di fatto il
marxismo: ma non tenne sufficientemente in conto che quella teoria ideologica
della scelta razionale avrebbe anche intaccato alla radice la tensione
normativa della democrazia» (ivi, p. 17). È il nostro problema.
«Uno studio della rivista Nature mostra che dallinizio degli anni
Ottanta il continente europeo si è riscaldato da tre a quattro volte più velocemente
delle altre regioni del mondo situate alle stesse latitudini. I meccanismi
implicati sono ancora poco noti, ma lattenzione degli scienziati sembra
attirata dalla modificazione delle correnti nellalta atmosfera (Jet Stream),
che provoca il blocco degli anticicloni nellestate». «Se la tendenza si
conferma, lEuropa può attendersi di subirne i nefasti effetti sulla salute
umana. Per poco che le ondate di calore si combinino con siccità prolungate, il
granaio europeo rischia più spesso di esserne scompigliato. Nel corso
dellestate 2022, diversi fiumi e corsi dacqua in Europa hanno visto la loro
portata scendere ben al di sotto del livello medio delle acque basse, al punto
che si è spesso parlato di guerre per lacqua» (Blanc, Géopolitique et climat,
cit., p. 187).
Madre delle rivoluzioni, lEuropa
in formato UE si muove e nella 27a Conferenza delle Nazioni Unite
sui cambiamenti climatici (Sharm El Sheikh 2022), «lalto rappresentante
dellUnione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il presidente della
Banca europea degli investimenti, Werner
Hoyer, indicano chiaramente i mezzi già messi in opera dallUnione e quelli
da mobilitare. Puntano sullulteriore formulazione di una dottrina climatica,
insistendo sulla capacità dazione europea: “LEuropa deve completare i suoi
impegni interni con una politica estera climatica proattiva. In un mondo dove
lUE rappresenta meno dell8% delle emissioni mondiali, i nostri sforzi in
questo campo non possono limitarsi al nostro continente. Se lasciamo che si
risponda alla crescente domanda di energia in Africa e parti dellAsia
costruendo altre centrali elettriche a carbone o a gas, finanziate da Cina o
altri paesi, la nostra speranza di limitare il riscaldamento climatico partirà
letteralmente in fumo. Dobbiamo convincere i nostri partner mondiali a
condividere la nostra ambizione e spingerli – aiutarli – a prendere le misure
necessarie» (ivi, pp. 37-38). «La “potenza dalla norma più che dalla forza”,
scrive Zaki Laïdi. LUnione europea
potrebbe darsi così uno strumento importante di singolare influenza. Per
iniziare a esercitare questo soft power
nelle proprie frontiere, ha previsto un fondo di 40 miliardi di euro per
aiutare gli Stati più dipendenti da energie fossili a realizzare le loro
transizioni» (ivi, p. 39).
Va ricordato che «liberalismo, un sistema politico, non è liberismo, un sistema economico».
«Difatti il liberalismo è nato in società ancora povere (poverissime per i
nostri criteri) e prima della rivoluzione industriale». «Ma il problema cambia
quando il liberalismo si avvince alla democrazia e in funzione della componente
democratica della liberal-democrazia. Ché la democrazia, inevitabilmente, anche
se con velocità molto diverse, approda a distribuzioni e redistribuzioni di
ricchezza» (Sartori, Democrazia, cit.,
pp. 115-116). La ricchezza prodotta nella rivoluzione industriale è disastrosa
senza un governo giusto che, «riferito a una cosa indica che risponde alle
esigenze o alluso a cui è destinato» e «riferito a persona indica chi giudica
e si comporta secondo i principi della giustizia» (Treccani online).
Senza competenza e senza
giustizia, il trono è vuoto.
Il
trono vuoto (P. Viola, Torino, Einaudi 1989) fu la
rivoluzione francese dalle «tante transizioni, nelle diverse sfere della
politica, dei conflitti sociali, delleconomia. Nel corso di quella che qui
prendo in esame: della sovranità dal re al popolo, non solo si verificarono i
conflitti di potere che sono propri di qualunque congiuntura rivoluzionaria, ma
entrò in crisi la sovranità stessa, al livello ideologico e al livello
simbolico. Per dirla con Mounier, il
trono rimase vuoto. Né i dirigenti politici, né il popolo, capirono più bene
che cosa significasse esercitare il potere» (ivi, p. IX). «Quella francese è
infatti un caso di rivoluzione che praticamente nessuno si è mai posto il
problema di “fare”, ma fin dallinizio, di difendere e concludere» (ivi, p.
XIII). Così pure la rivoluzione industriale, rivelandoci che «la distinzione
tra titolarità ed esercizio del potere è tanto irrilevante nel contesto dei
regimi dispotici – quale limpero persiano – quanto le è nel contesto di una
democrazia diretta» (Sartori, Democrazia,
cit., p. 62) e che sovrano è il rispetto dei diritti umani, riconosciuti
inviolabili dallunanime Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948. Per
primo il diritto alla vita.
Il Word Resource Institute stima
necessario investire circa l1% del prodotto interno lordo globale anche per
«rimediare al cronico sotto-investimento infrastrutturale, cambiare modelli di
irrigazione, puntare su soluzioni naturali (proteggere mangrovie e zone umide
ad esempio), riutilizzare acque trattate. E, va da sé, ridurre le nostre emissioni
di gas a effetto serra e attenuare il riscaldamento climatico che, se non è il
solo responsabile delle difficoltà di approvvigionamento dacqua in tutto il
globo, lo è però in gran parte». «La minaccia del “giorno zero”, senza più
acqua, si è già realizzata in India, Messico, Iran, Africa del Sud ma anche nel
Sussex, e in Francia 700 comuni sono stati approvvigionati con autobotti nel
2022». «Nel mondo la domanda dacqua è raddoppiata dal 1960 e ora sta
aumentando a un ritmo superiore a quello della popolazione mondiale.
Soprattutto nei paesi in via di sviluppo e, mentre raggiunge il tetto in
America del nord, Asia centrale e Europa, rischia un aumento vertiginoso
nellAfrica sub-sahariana» (M. Valo, Crise
de leau: 4 milliards dhumains touchés, in «Le Monde», 17 agosto 2023, on line).
Nellattuale città-mondo il trono è vuoto.
«In conclusione quale fondamento
scegliamo per la nostra città? Quella che si fonda sullorigine o quella che ha
come principio di individuazione il fine? La città il cui legame fondamentale è
la stirpe, lappartenenza, o il legame fondamentale che vogliamo è la legge, la
concordia, la pax? La città pensiamo che si formi attraverso meccanismi sempre
più rigidi, discriminatori, di inclusioni che comportano esclusione, o al
contrario attraverso un “augescere”, un crescere che include sempre più
largamente? Fermo restando che anche in questo caso è necessario andare oltre
al modello della synoichia, della
semplice coabitazione» (U. Curi, Alle
radici dellidea di città, in F. Pizzolato-A. Scalone-F. Incorvaja, La città e la partecipazione tra diritto e
politica, Torino, Giappichelli, 2019, p. 7). Nellattuale città-mondo la
semplice coabitazione non è più possibile e «appropriati principi di giustizia
internazionale mirano a fornire il fondamento teorico di un quadro
istituzionale che può essere difeso da ogni persona interessata. È mia opinione
che non ci sono buoni motivi per istituire uno schema distributivo che faccia
dipendere la forza della legittima pretesa di una persona dalla sua
cittadinanza» (C. Jones, Patriotism,
Morality, and Global Justice, in Global
Justice, a cura di I. Shapiro e L. Brilmayer, New York, New York University
Press, 1999, p. 165). «Dobbiamo pensare per quanto possibile oltre nazionalismo
e statalismo come forme di ordine politico» (D. Satz, Equality of What Among What? Thoughts on Cosmopolitanism, Statism, and
Nationalism, ivi, p. 82).
Salvatore-giudice, la crisi
climatica conferma. «Il buono stato di natura non è nulla senza una buona
natura dello Stato. In altre parole, se le profondità della natura servono
soprattutto a nutrire lo “stato profondo”, vale a dire le sfere sotterranee dei
regimi autoritari che sfuggono a ogni controllo» (Blanc, Géopolitique et climat, cit., p. 203). A partire dal controllo
fiscale, pilastro di sovranità perché «la redistribuzione si attua più
efficientemente col sistema fiscale che con norme di legge che stravolgono i
comportamenti» (L. Kaplow-S. Shawell, Why the legal system is
less efficient than the income tax in redistributing income, in Law and Economics, a cura di E.A.
Posner, Farnham, Ashgate, 2001, p. 285).
Già Mediateur de la République –
indipendente incaricato di trovare soluzioni condivise nelle liti civili, ora
Défenseur des Droits – Jean-Paul
Delevoye constata che «la vera questione che dobbiamo porci, dopotutto, è
la seguente: “è legale, certo, ma è anche giusto?”. E si sa che le rivoluzioni
nascono più dalle ingiustizie che dalla miseria» (La société au risque de la judiciarisation. Atti del colloquio
della Fondation pour linnovation politique, Paris, Litec 2008, p. 120). E lo
Studio Vitale Zane & Co., Strategie dImpresa, cita Plutarco («Uno squilibrio tra ricchi e poveri è la malattia più
antica e più fatale di tutte le repubbliche») in Il barrito dellelefante: disuguaglianze e altri rischi per la
democrazia: «Il riepilogo cupo che ne abbiamo fatto non vuol essere un
piagnisteo o un esercizio pessimistico di dati e informazioni: vuole essere
invece un tentativo di prendere atto dei fenomeni che caratterizzano il nostro
mondo e che, esponendolo a reciproche influenze e determinando gravi impatti
sulle disuguaglianze e sulla democrazia, mettono in pericolo la tenuta dei
nostri sistemi economici, sociali, politici» (Newsletter n. 21, agosto 2023, on line).
Salvatore-giudice, la crisi
climatica svela loperazione speciale di Putin. «Se il rafforzamento della
vocazione agricola della Russia grazie ai cambiamenti climatici è ipotesi molto
plausibile, vederla divenire fonte desportazione di acqua dolce, lo
suggeriscono certi discorsi, solleva altri interrogativi. In un momento in cui
lo stress agricolo globale è sempre più pesante, la stampa documenta la grande
capacità di acqua dolce della Russia e le possibilità di convogliarla fuori dai
suoi confini. Ai tempi dellURSS, le autorità hanno preso in considerazione
trasferimenti dacqua dai fiumi della repubblica socialista di Russia verso le
molto più aride repubbliche dAsia centrale, ma il piano non ha avuto seguito» (Blanc,
Géopolitique et climat, cit., p. 163).
«Lavanzare del fronte agricolo russo potrebbe consentire alla Russia di
garantire, oltre la sicurezza alimentare, un servizio indiretto di sicurezza
idrica su scala globale in virtù del concetto di acqua virtuale: acquistando
prodotti agricoli russi i paesi importatori risparmiano la propria acqua di
irrigazione» (ivi, p. 164). Ma… cè un ma. «Yevgeny Prigozhins reported death may consolidate
Putins power. But it shows that Russia is a mafia state» («The Economist», “Today”,
24 giugno 2023, on line). LUE invece tassa le
multinazionali e regola le piattaforme digitali, poteri globali che sfruttano
paure e aggressività alimentate anche da ipotetici duelli tra campioni del
mondo, nello scenario del Colosseo romano. Come nella lotta alla fiscalità, il
laboratorio Italia è a disposizione.
Ci vuole ben altro. Il padre
della cibernetica moderna, Norbert
Wiener, lha detto fin dal 1948: «Se combiniamo il potenziale della
macchina di una fabbrica con la valutazione degli esseri umani su cui si basa
il nostro sistema di fabbrica, siamo a favore di una rivoluzione industriale di
assoluta crudeltà. Dobbiamo essere disposti ad affrontare i fatti piuttosto che
le ideologie alla moda, se vogliamo superare indenni questo periodo» (in esergo
a D. Acemoglu-S. Johnson, Power and Progress,
London, Basic Books, 2023). Il cambiamento climatico lo conferma in modo
coerentemente crudele.
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