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Ajiaco y el sabor latino de Cuba

di Gabriella Gori
  Ajiaco
Data di pubblicazione su web 30/08/2023  
È formidabile la Compagnia Acosta Danza che travolge la Biennale Danza 2023 con la cubanía di Ajiaco. Uno spettacolo esaltante e coinvolgente con quattro pezzi d’autore, uno più bello dell’altro, che portano in scena per la prima volta in Italia questo organico grazie a Wayne McGregor, il direttore del Festival coreografico lagunare. Un’imperdibile occasione per vedere una fra le più interessanti e originali realtà della danza contemporanea, nata per volontà di Acosta che ha creato a Cuba anche la Carlos Acosta International Dance Foundation e un’Accademia di Danza.

Acosta, ballerino, coreografo e dal 2020 direttore del Birmingham Royal Ballet, si è formato sotto l’egida della grande Alicia Alonso e del Balletto Nazionale di Cuba, per poi diventare primo ballerino del Royal Ballet ed étoile ospite di importanti corpi di ballo internazionali. Nel 2015 ha lasciato il Royal Ballet e, tornato a L’Avana, ha fondato la Compagnia Acosta Danza con l’intento di scoprire giovani talenti isolani e rendere omaggio alla solare anima cubana tra musica, danza e poesia.

Forgiata da Acosta, che riversa nel training professionale di questo manipolo tersicoreo tutta la sua esperienza di interprete dei ruoli del più ampio repertorio ballettistico, la compańía si distingue per una pratica coreutica che fonde danza accademica, moderna, urbana, latina, africana, passando per il modern jazz e il neoclassico. Una mescolanza espressiva che rende i ballerini della Compagnia Acosta Danza estremamente versatili nella resa di linguaggi e stili differenti.

E proprio all’insegna della versatilità performativa “acostiana” e della cubanía è Ajiaco che nel titolo richiama il nome di un piatto tipico dell’isola caraibica, fatto di vari ingredienti, e assembla i lavori di Micaela Taylor, Sidi Larbi Cherkaoui, Javier de Frutos, Alexis Fernández.


Un momento dello spettacolo
Courtesy La Biennale di Venezia ph. Andrea Avezzù

Al Teatro Piccolo Arsenale si parte con Performance, una coreografia del 2022 di Micaela Taylor che va in scena in prima italiana. Taylor, dal 2016 a capo del TL Collective, riversa nella creazione «quel mix di hip hop e balletto classico» che caratterizza la sua formazione, lasciandosi ispirare dai ballerini della Acosta Danza.

Accompagnati da Sleepless di Andy Stott, Angels di Johnny Dexter Goss, The radial self di AGF feat. Kubra Khadem e dalla Suite Bergamasque, L.75, III. Claire de Lune di Claude Debussy, i danzatori Yasser Dominguez, Mario Sergio Elias, Frank Junior, Raúl Reinoso, Deborah Sanchez, Alejandro Silva, Patricia Torres danno vita a un continuum cinetico viscerale e sincopato che si snoda tra ensemble, soli e duetti, esaltato dalle luci di Pedro Benitez e ravvivato dai pantaloncini e maglietta disegnati da Micaela Taylor e Yunet Uranga.

Straordinario è Faun (Duet) di Sidi Larbi Cherkaoui. Una versione particolare de L’après midi d’un faune di Nijinskij, realizzata nel 2017, che si somma a quelle di altri coreografi come Lifar, Robbins, Amodio, Béjart, Neumeier. L’artista belga-marocchino, oggi alla guida del Ballet du Grand Théâtre de Genève, presenta il suo Faun in prima italiana sulla musica di Debussy, che accoglie quella contemporanea del compositore britannico di origini indiane Nitin Sawhney. Yasser Dominguez, un conturbante fauno in pantaloncini, e Patricia Torres, una sensuale ninfa in t-shirt, inanellano una serie di singolari prese e seducenti intrecci in cui il movimento si fa felino, per poi amalgamarsi nel groviglio di corpi androgeni. Stupendo è il finale con la posa plastica di lui di spalle in piedi e quella statuaria di lei a terra rivolta verso il lato opposto, sotto le potenti luci di Adam Carrée.


Un momento dello spettacolo
Courtesy La Biennale di Venezia ph. Andrea Avezzù

98 Días di Javier de Frutos si ispira ai novantotto giorni che il poeta spagnolo Federico García Lorca passò a Cuba alla fine degli anni Venti del Novecento. Lui andaluso si sentiva a suo agio a Cuba vivendo – come ebbe modo di dire – il periodo più bello della sua vita. Frutos, artista di spicco della Londra attuale, ha partecipato alla Biennale 2007 e ora torna con un pezzo che vuole essere un tributo a Lorca, richiamato dalla poesia Son de negros en Cuba e alla cubanía. La coreografia, in prima assoluta, si sviluppa per quadri sulla musica di Estrella Morente feat. Michael Nyman Le di a la caze alcance e Pregón de las moras, e Calle del aire della Morente. I dieci interpreti: Enrique Corrales, Zeleidy Crespo, Yasser Dominguez, Mario Sergio Elias, Amisaday Naara, Raúl Reinoso, Laura Rodriguez, Alejandro Silva, Jennifer Suarez, Patricia Torres, tutti in tute blu disegnate da Javier de Frutos, eseguono una danza ampia, circolare, sinusoidale ed elicoidale attraverso combinazioni di passi e legati in cui la latinità è prorompente e sprigiona energia.

In chiusura esplodono i fuochi d’artificio con De punta a cabo di Alexis Fernández, che si avvale della collaborazione coreografica di Yaday Ponce. Originario di Santiago de Cuba e cresciuto alla scuola di Alicia Alonso, oggi Alexis dirige la compagnia Spagnola La Macana assieme a Caterina Varela, e ha ideato De punta a cabo nel 2016. Fa da sfondo alla creazione la famosa promenade del Malecón che si stende per otto chilometri lungo tutta la costa dell’Avana, ritratta in una gigantesca foto. Uno sguardo ampio sulle bellezze naturali dell’isola ma anche sulle contraddizioni di un paese in cui convivono ricchezza e povertà, modernità e tradizione.


Un momento dello spettacolo
Courtesy La Biennale di Venezia ph. Andrea Avezzù

Sulla musica di Omar Sosa, Kumar, Kike Wolf da José White, Beautiful Cuban, i danzatori Enrique Corrales, Zeleidy Crespo, Yasser Dominguez, Mario Sergio Elias, Frank Junior, Raúl Reinoso, Laura Rodriguez, Alejandro Silva, Jennifer Suarez, Patricia Torres, Daniela Urgelles, in abiti variopinti firmati da Vladimir Cuenca e accarezzati dalle luci di Yaron Abulafia, si cimentano con nonchalance in un mélange di classico, contemporaneo, modern jazz e break dance. Ma l’anima cubana prende il sopravvento e fagocitante è il gioco di passi e sguardi, scaldati dal ritmo delle percussioni.

Alla fine i protagonisti si tolgono gli abiti, restano in lingerie color carne e regalano un fuori programma in cui ciascuno a turno si esibisce trascinando il pubblico che li sommerge di applausi e, quasi quasi, non vorrebbe lasciarli andare via per gustare ancora il sabor latino di Ajiaco.



Ajiaco


Performance
cast cast & credits
 


Faun (Duet)
cast cast & credits
 


98 Días
cast cast & credits
 


De punta a cabo
cast cast & credits
 


Un momento dello spettacolo
Courtesy La Biennale di Venezia ph. Andrea Avezzù
 
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