In chiusura della cinquantunesima
edizione della Biennale Teatro di Venezia è stato presentato al Teatro Piccolo
Arsenale Catarina e a beleza de matar fascistas (Catarina e la bellezza di ammazzare fascisti), latteso
spettacolo scritto e diretto da Tiago Rodrigues, il regista portoghese che nel
corso degli anni ha sperimentato un personale approccio con il teatro politico
e che attualmente dirige il Festival dAvignon. La rappresentazione trasmette,
passo dopo passo, un crescente disagio mentale e emotivo, sia per un chiaro
riferimento allattualità ideologica dellarea europea, anche se lepisodio
specifico si riferisce a un ipotetico futuro del Portogallo, sia per il metodo
dialettico usato dallautore nellinsinuare un intricato quanto insolubile
dilemma: se è lecito o meno praticare la violenza per realizzare una società
democratica migliore, se è possibile difendere la democrazia violando le sue
regole.
La vicenda si lega a un episodio storico, accaduto il 19 maggio
1954 sotto la dittatura di Salazar; durante una protesta sindacale di tredici
donne che chiedevano pane e lavoro, Catarina Eufémia, contadina analfabeta di
Bailezão, un villaggio dellAlentejo, viene uccisa a sangue freddo con tre
colpi di pistola da un militare della Guarda Nacional Republicana. Lassassinio
innesca una sfida al “femminile”, quando unautoritaria madre di famiglia
sopprime il marito soldato che non è intervenuto per impedire la morte della
sua amica. Inoltre, costei ha scritto una lettera-testamento con cui impegna i
propri discendenti a sopprimere un fascista allo scadere di ogni
anniversario. Un momento dello spettacolo © Andrea Avezzù
Nella casa di campagna, intorno a un albero di sughero, si
riuniscono ancora una volta i parenti della vendicatrice, la maggior parte dei
quali ha già al suo attivo leliminazione di vari esponenti di destra,
approdati di nuovo al governo. Si tratta di sei persone dei due sessi che
vestono tutti i panni di Catarina. Il nipote più giovane svolge la funzione di
un simbolico narratore, che determina anche la scansione musicale della pièce e
lesecuzione rituale dei canti corali, tra cui un adattamento di fischia il
vento, urla la bufera e di altre canzoni di lotta. Un momento dello spettacolo © Andrea Avezzù
Intorno alla tavola apparecchiata, che reca la scritta
emblematica «Não passarão» (non passeranno), il gruppo familiare rievoca con
orgoglio lebrezza di aver rispettato il patto con lava defunta fino alla
terza generazione. La Catarina-figlia risulta la più esaltata e convinta
sostenitrice di un credo rivoluzionario assoluto: con i fascisti non è
possibile trattare. Stavolta il gesto iniziatico estremo spetta allultima
erede, che trovandosi dinanzi alla vittima sequestrata è assalita dal dubbio
sulla correttezza del loro agire. Mentre ciascuno dei presenti rivela i tratti
distintivi della propria esistenza, tra vari battibecchi sul mangiare vegano e
sulle modalità lecite di condurre gli affari citando spesso Brecht e talvolta Gandhi,
saccende una disputa dai toni aspri e infuocati tra la madre militante e la
figlia indecisa. Ma, come ha decretato fin dallinizio la giovane guida che
insieme al padre ama imitare il verso delle rondini, chi appicca un incendio è
destinato a restarne scottato. Un momento dello spettacolo © Andrea Avezzù
Così, anche lo scontro tra le due concezioni del mondo
finisce per travolgere i familiari nel vortice di un sacrificio estremo.
Lesponente fascista risparmiato saccosta alla ribalta, pronunciando una lunga
tirata retorica, condita di antipolitica che Rodrigues ha ricavato dai discorsi
reali dei vari leader totalitari dEuropa. È un finale stridente e
provocatorio: labilità del regista-drammaturgo costringe gli spettatori a
ascoltare quellesasperante comizio che oltrepassa i limiti della moralità
civile. A questo punto va districato un acuto paradosso: se occorre contestare
linsolente nazionalista, fiero di far parte di una maggioranza reazionaria
sostenuta da un largo elettorato, oppure riflettere sullinsoluta
contraddizione tra lantico ideale rivoluzionario e il nuovo impegno
democratico.
Invero il lavoro è stato apprezzato con applausi prolungati,
rivolti non solo alla sapiente messinscena e al suo complesso contenuto, ma
anche agli interpreti Isabel Abreu, António Afonso Parra, Romeu Costa, António
Fonseca, Beatriz Maia, Marco Mendonça, Carolina Passos Sousa, Rui M. Silva, che
hanno sostenuto una prova impegnativa in grado di rispettare una misura
espressiva di matrice epica (ben oltre Brecht).
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