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La dialettica del dubbio

di Carmelo Alberti
  Catarina e a beleza de matar fascistas
Data di pubblicazione su web 03/07/2023  

In chiusura della cinquantunesima edizione della Biennale Teatro di Venezia è stato presentato al Teatro Piccolo Arsenale Catarina e a beleza de matar fascistas (Catarina e la bellezza di ammazzare fascisti), l’atteso spettacolo scritto e diretto da Tiago Rodrigues, il regista portoghese che nel corso degli anni ha sperimentato un personale approccio con il teatro politico e che attualmente dirige il Festival d’Avignon. La rappresentazione trasmette, passo dopo passo, un crescente disagio mentale e emotivo, sia per un chiaro riferimento all’attualità ideologica dell’area europea, anche se l’episodio specifico si riferisce a un ipotetico futuro del Portogallo, sia per il metodo dialettico usato dall’autore nell’insinuare un intricato quanto insolubile dilemma: se è lecito o meno praticare la violenza per realizzare una società democratica migliore, se è possibile difendere la democrazia violando le sue regole.

La vicenda si lega a un episodio storico, accaduto il 19 maggio 1954 sotto la dittatura di Salazar; durante una protesta sindacale di tredici donne che chiedevano pane e lavoro, Catarina Eufémia, contadina analfabeta di Bailezão, un villaggio dell’Alentejo, viene uccisa a sangue freddo con tre colpi di pistola da un militare della Guarda Nacional Republicana. L’assassinio innesca una sfida al “femminile”, quando un’autoritaria madre di famiglia sopprime il marito soldato che non è intervenuto per impedire la morte della sua amica. Inoltre, costei ha scritto una lettera-testamento con cui impegna i propri discendenti a sopprimere un fascista allo scadere di ogni anniversario.


Un momento dello spettacolo
© Andrea Avezzù

Nella casa di campagna, intorno a un albero di sughero, si riuniscono ancora una volta i parenti della vendicatrice, la maggior parte dei quali ha già al suo attivo l’eliminazione di vari esponenti di destra, approdati di nuovo al governo. Si tratta di sei persone dei due sessi che vestono tutti i panni di Catarina. Il nipote più giovane svolge la funzione di un simbolico narratore, che determina anche la scansione musicale della pièce e l’esecuzione rituale dei canti corali, tra cui un adattamento di fischia il vento, urla la bufera e di altre canzoni di lotta.


Un momento dello spettacolo
© Andrea Avezzù

Intorno alla tavola apparecchiata, che reca la scritta emblematica «Não passarão» (non passeranno), il gruppo familiare rievoca con orgoglio l’ebrezza di aver rispettato il patto con l’ava defunta fino alla terza generazione. La Catarina-figlia risulta la più esaltata e convinta sostenitrice di un credo rivoluzionario assoluto: con i fascisti non è possibile trattare. Stavolta il gesto iniziatico estremo spetta all’ultima erede, che trovandosi dinanzi alla vittima sequestrata è assalita dal dubbio sulla correttezza del loro agire. Mentre ciascuno dei presenti rivela i tratti distintivi della propria esistenza, tra vari battibecchi sul mangiare vegano e sulle modalità lecite di condurre gli affari citando spesso Brecht e talvolta Gandhi, s’accende una disputa dai toni aspri e infuocati tra la madre militante e la figlia indecisa. Ma, come ha decretato fin dall’inizio la giovane guida che insieme al padre ama imitare il verso delle rondini, chi appicca un incendio è destinato a restarne scottato. 


Un momento dello spettacolo
© Andrea Avezzù

Così, anche lo scontro tra le due concezioni del mondo finisce per travolgere i familiari nel vortice di un sacrificio estremo. L’esponente fascista risparmiato s’accosta alla ribalta, pronunciando una lunga tirata retorica, condita di antipolitica che Rodrigues ha ricavato dai discorsi reali dei vari leader totalitari d’Europa. È un finale stridente e provocatorio: l’abilità del regista-drammaturgo costringe gli spettatori a ascoltare quell’esasperante comizio che oltrepassa i limiti della moralità civile. A questo punto va districato un acuto paradosso: se occorre contestare l’insolente nazionalista, fiero di far parte di una maggioranza reazionaria sostenuta da un largo elettorato, oppure riflettere sull’insoluta contraddizione tra l’antico ideale rivoluzionario e il nuovo impegno democratico.

Invero il lavoro è stato apprezzato con applausi prolungati, rivolti non solo alla sapiente messinscena e al suo complesso contenuto, ma anche agli interpreti Isabel Abreu, António Afonso Parra, Romeu Costa, António Fonseca, Beatriz Maia, Marco Mendonça, Carolina Passos Sousa, Rui M. Silva, che hanno sostenuto una prova impegnativa in grado di rispettare una misura espressiva di matrice epica (ben oltre Brecht).



Catarina e a beleza de matar fascistas
cast cast & credits
 


Un momento dello spettacolo
© Andrea Avezzù
 
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