drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Sguardi sulle immagini di una catastrofe universale

di Carmelo Alberti
  Milk / La Plaza / Anima
Data di pubblicazione su web 28/06/2023  

Una performance energica e toccante giunge, in prima italiana, alla Biennale Teatro di Venezia, portando in primo piano le tematiche della perdita e dell’insensatezza dinnanzi alle morti degli innocenti, collegandole alla figura materna. Si tratta di Milk del regista palestinese Bashar Murkus, fondatore del Khashabi Ensemble – Palestine che a Haifa in Israele agisce, insieme ad altri artisti indipendenti, per tutelare le radici culturali della sua gente e opporsi alle censure politiche nei territori occupati. Si tratta di uno spettacolo “senza parole” che intende evitare la gabbia del linguaggio retorico, tanto più quando si fa riferimento al dramma di una popolazione oppressa, e che esalta l’impatto dell’espressività mimica dentro a uno spazio scenico attivo.


Un momento di Milk
© Andrea Avezzù

Sul palco del Teatro alle Tese all’Arsenale avanzano cinque donne dal fisico dimesso che stringono fra le braccia fantocci maschili; l’atto di offrire il seno alle parvenze degli affetti perduti per sempre fa sgorgare dalle mammelle nude rivoli di latte, che insieme alle lacrime scivolano in basso lungo un cumulo stratificato di lastre scure. I loro movimenti e i loro sguardi disegnano nello spazio circostante la scia di un dolore arcaico senza fine e palesano, a un tempo, lo smarrimento dinanzi a un tappeto di manichini-cadaveri che sterilizza l’idea stessa di maternità. 

Entra in scena una sesta donna incinta, che proietta l’enorme ventre verso l’azione di una nascita imminente; il parto materializza un giovane uomo che resta unito a lei da un lungo cordone ombelicale. Il quadro muto accentua la tragicità del legame tra la donna e la sua creatura, tanto da animare una danza turbinosa sotto gli scrosci di una pioggia purificatrice. Il terreno è intriso di acqua e di latte, ma ben presto la danza rituale delle madri si colora di rosso-sangue: si moltiplica, allora, un vorticoso reticolo di corpi avvinghiati nel tentativo di esorcizzare, persino con il sorriso, lo strappo mortale, un intreccio che talvolta compone la citazione pittorica della deposizione dalla croce. Il corpo del nuovo nato precipita nel vortice dell’atto sacrificale, trasferendo così la rappresentazione nella dimensione di una catastrofe infinita e universale. 

Notevole la prova di Salwa Nakkara, Reem Talhami, Shaden Kanboura, Samaa Wakim, Firielle Al Jubeh, Samera Kadry, Eddie Dow, sette attori che hanno sostenuto una prova impegnativa sul piano espressivo e su quello fisico.


Un momento di La Plaza
© Andrea Avezzù 

La Plaza è lo spettacolo graffiante e polemico presentato alle Tese dei Soppalchi da El Conde de Torrefiel, il gruppo guidato da Tanya Beyeler e Pablo Gisbert che predilige creare allestimenti “plastici”, contrassegnati da coreografie evocative con cui affermare un’idea astratta della teatralità: «il teatro del futuro consisterà in rappresentazioni del nulla, in silenzio e senza alcuna presenza umana sul palco», affermano. Quando si apre il sipario, gli spettatori scorgono un tappeto di fiori e di candele, mentre sullo schermo iniziano a scorrere parole riflessive che sottolineano la vacuità di una scena replicabile all’infinito in tutti i teatri del mondo per ogni giorno dell’anno. 

Le frasi insistono in modo martellante sull’inutilità dell’azione rappresentativa che, alla fine, si rivela una perdita di tempo nell’ambito di uno spazio privo di senso, tanto da insistere piuttosto sull’uscita dalla sala per incontrare finalmente la complessità politica di una società dal destino imprevedibile. Nella seconda parte la piazza esterna è abitata da figure senza volto e con vestiti variopinti, da donne velate, mendicanti e giovani saltellanti; in silenzio le sagome entrano e escono senza incertezze, sebbene le scritte che si susseguono incalzanti dipingano lo slittamento verso un continuo conflitto civile, segnato da paure oscure e reazioni incontrollate. 

Un guizzo di umanità è offerto dall’ingresso del cadavere di una donna nuda, sottoposta sopra una barella all’esame passivo dei familiari e, ancor più, alle fredde riprese di una troupe televisiva; le frasi dichiarano, intanto, la contraddizione di fronte alla morte che non solo invade le fantasie erotiche delle persone, ma annulla anche ogni prospettiva positiva sul futuro.


Un momento di Anima
© Christophe Raynaud De Lage
 
Un riferimento positivo merita Anima, l’impegnativa installazione a cielo aperto ospitata presso il Parco Albanese alla Bissuola di Mestre che nasce dalla collaborazione tra l’artista Noémie Goudal e la regista Maëlle Poésy. Di fronte alle insidie dei cambiamenti profondi che si osservano sul nostro pianeta s’invitano le persone a tenere conto della storia dei grandi cicli climatici, ambito su cui si concentra la ricerca scientifica e performativa delle due protagoniste. La performance descrive su tre grandi schermi il farsi e disfarsi dei modelli naturali, in una sorta d’interazione fra la lenta e inesorabile trasformazione della terra e la brevità della vita umana; l’individuo appare sospeso sull’abisso del tempo, come l’acrobata Chloé Moglia che volteggia pericolosamente nel vuoto di uno spazio in continua metamorfosi.



Milk / La Plaza / Anima
Milk
cast cast & credits
 
La Plaza
cast cast & credits
 
Anima
cast cast & credits
 


Un momento di Milk 
visto il 24 giugno 2023 
al 51° Festival del teatro della Biennale di Venezia
© Andrea Avezzù


 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013