Al collettivo FC Bergman,
composto attualmente da un quartetto di artisti-performer, Stef Aerts, Joe Agemans, Thomas Verstraeten
e Marie Vinck, che agiscono presso il Toneelhuis di Anversa, è stato assegnato il Leone dargento del 51°
Festival Internazionale della Biennale - Teatro, per premiare la loro
creatività inconsueta e innovativa.
Il gruppo fiammingo, che ha già
ottenuto tanti riconoscimenti in ambito internazionale, agisce in una
dimensione espressiva in apparenza fuori dai generi, facendo riferimento
anzitutto alla definizione di uno spazio totale; la struttura degli spettacoli,
infatti, procede dalla radicale riscrittura dellambiente in cui espongono
mimicamente la loro visione del mondo. Nello stesso tempo, essi dichiarano limportanza
di alcune influenze immaginative, a partire dalle tecniche della visual art fino alle sollecitazioni
filmiche di Jean-Luc Godard e Lars von Trier e ai modelli teatrali di
Christoph Marthaler, Pina Bausch e Romeo Castellucci. Un momento dello spettacolo © Kurt Van der Elst
A Venezia hanno allestito in
prima italiana Het Land Nod (La terra di Nod), scegliendo un
capannone dellarea industriale e portuale di Marghera (al numero 7 di via
dellIdrogeno), un luogo grandioso che ricostruisce nei minimi dettagli la sala
Rubens del Museo Reale di Belle Arti di Anversa, dal parquet alle pareti, dallilluminazione
diffusa alle mansioni della manutenzione ordinaria. Qui è stata esposta la
copia fedele de Le Coup de lance (1618 circa), la maestosa crocifissione di Cristo fra i ladroni che lo staff museale è
intento a rimuovere perché sia sottoposta al restauro; da subito il funzionario
incaricato si rende conto come sia impossibile far passare dalla porta dingresso
la tela di 3 metri per 4.
In un
gioco di sovrapposizioni descrittive la stanza rivela una segreta matrice
archetipica, manifesta una natura edenica; mentre gli inservienti tentano con
pericolose acrobazie di staccare dal muro il quadro, sopraggiunge in
successione una sfilata di figure eccentriche. Vi transitano luomo che si
denuda completamente, dando gli abiti al preoccupato custode che tenta di
neutralizzarlo, una ragazza e un ragazzo che saltellano pericolosamente lungo i
lati del salone, un pallido personaggio in smoking, un trio di bagnanti, e
altri ancora. Persino gli addetti alla sorveglianza appaiono timorosi di fronte
a tante esagerazioni, anche dinanzi al solerte responsabile che inizia a
compiere una crescente azione distruttiva, smontando a colpi di martello la
travatura e le cornici di stucco che impediscono il trasloco dellopera.
Alfine, tra calcinacci e inondazioni riesce ad aprire con lesplosivo una
breccia sulla parete di fondo, trascinando da solo limmenso quadro.
Un momento dello spettacolo © Kurt Van der Elst Laspetto
paradossale di Het
Land Nod si rivela non solo nellesplicita
comicità dei singoli episodi, ma ancor più nel forte realismo della
devastazione, che smantella la dimora ideale dellarte, ultimo rifugio dellumanità.
Tale contraddizione lascia emergere uno sconforto crescente dinanzi alle
immagini di uninarrestabile catastrofe, un avvilimento che annulla ogni
stranezza, frantuma ogni bizzarria, polverizza ogni emozione e lascia
precipitare lindividuo nella sfera della morte, come mostra il corpo inerte di
un visitatore. Si pensa, forse, che quel disastro possa rimandare al tramonto
della cultura e della religiosità occidentale;
di fatto la proposta di FC Bergman presenta allo spettatore un paesaggio in
rovina, con scarsi margini di ricomposizione.
Davvero lodevole linterpretazione
dei quattro ideatori, insieme a Geert
Goossens, Bart Hollanders e Matteo Simoni, che risultano artefici
agili e sicuri nelle peripezie acrobatiche, controllati e coinvolgenti nella
restituzione di una fantasia collettiva. Merita lelogio la nutrita squadra di
allestitori e di tecnici che hanno contribuito al successo della produzione.
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