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Il giardino dei ciliegi

di Italo Papandrea
  Il giardino dei ciliegi
Data di pubblicazione su web 14/06/2023  

Un Giardino che straborda oltre i limiti dello spazio scenico, invadendo di petali bianchi la soglia del Saloncino “Paolo Poli” del Teatro della Pergola e liberando perfino i suoi personaggi, che prima dell’inizio dello spettacolo “accolgono” il pubblico, seduti fra borse e bagagli nel foyer, per guidarlo in una specie di processione rituale fino al luogo della rappresentazione. Il Giardino è «una nave scuola straordinaria su cui imbarcare anche lo spettatore», afferma il regista Roberto Bacci nel programma di sala. Lo sforzo di coinvolgimento diretto dello spettatore è, in effetti, tangibile e suona come un segnale, una chiamata e allo stesso tempo un avviso: “spettatrice, spettatore, riprendi il posto che ti spetta qui”. 

Bacci mette in scena per la terza volta il capolavoro čechoviano in un allestimento delicato ed essenziale, con le luci di Samuele Batistoni, dominato da pochi colori: il bianco irreale del tappeto di petali che tracima ovunque, l’amaranto e il porpora che screziano il pesante tendaggio sul fondo, la palette di beige, panna e giallini dei costumi sobri disegnati da Elena Bianchini (con l’eccezione del vestito più ricercato e rosso squillante di Ljuba) e realizzati dal Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola.


Un momento dello spettacolo
© Roberto Palermo

Il testo, rappresentato per la prima volta nel 1904 al Teatro d’Arte di Mosca sotto la direzione di Stanislavkij e Nemirovič-Dančenko, è stato adattato per questa edizione da Stefano Geraci. L’operazione di Geraci, coadiuvata dal regista, ha puntato a rimodellare l’opera con piccoli tagli (alle battute dei personaggi “minori” come Piščik, per esempio) e grandi cuciture (quelle tra i quattro atti originari, sciolti sostanzialmente in un continuum spettacolare), lasciando in qualche caso anche un certo spazio alla libertà creativa e “improvvisativa” degli attori (come nella scena dei giochi di prestigio di Charlotte). La linea del testo scorre dunque senza soluzione di continuità e senza interventi troppo invasivi per un’ora e quaranta minuti, arrancando un po’ sul finale che sembra non arrivare mai a compimento (e qui qualcosa si sarebbe potuto tagliare). 

Bacci ha voluto inoltre costellare il lavoro di molti inserti musicali (con protagonista la fisarmonica di Davide Diamanti) e momenti cantati ben riusciti, che accentuano la nostalgica e profonda leggerezza di un’opera particolare, sempre sospesa fra dramma e levità.


Un momento dello spettacolo
© Roberto Palermo 

Una levità ambigua, come i trucchi e le “magie” della bizzarra Charlotte interpretata da una spiritosa e coinvolgente Nadia Saragoni, o come la bestialità amorosa del servo Jaša (Alberto Macherelli Bianchini) che seduce una delicata Dunjaša (Annalisa Limardi). Tra le prove degli altri interpreti – alcune oggettivamente complicate dalla grossa sfasatura di età fra attore e personaggio – spicca quella ottima di Davide Arena, efficace Piščik, proprietario terriero decaduto, sempre alla ricerca di denaro. Meno convincente il vecchio Firs di Ghennadi Gidari che tradisce la difficoltà, per attrici e attori ancora all’inizio del loro percorso di vita e professionale, di dare corpo a un personaggio carico non solo di anni ma soprattutto di una fedeltà dura, nostalgica e insieme quasi ottusa, a un passato lontano e irrecuperabile: un sentimento che è un pozzo senza fondo per le riflessioni che stimola e che conferisce a Firs un ruolo davvero molto particolare, “chiave” di tutta la vicenda čechoviana, e che Gidari risolve invece involontariamente in gran parte solo in caricatura.


Un momento dello spettacolo
© Roberto Palermo 

Vivificare uno spazio lasciato “aperto”, senza quinte o barriere forti, è stata una prova comunque non da poco per le giovani attrici e i giovani attori del Teatro della Toscana. Il rischio di un’estrema staticità o, al contrario, di una dispersione incontrollata è stato però scongiurato: il movimento collettivo e quelli individuali sono stati elaborati, composti e restituiti in una tela variegata e brillante senza intoppi, in una danza policentrica curata nei dettagli e nelle pose.




Il giardino dei ciliegi
cast cast & credits
 


Un momento dello spettacolo visto il 27 maggio 2023 al Teatro della Pergola di Firenze
© Filippo Manzini

 
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