«Che due Premi Nobel delleconomia, George Akerlof
(2001) e Robert Schiller (2013), indaghino sulle truffe di cui siamo
vittime quotidiane di fronte a un venditore di auto, un agente immobiliare o un
giocatore di golf, potrebbe stupire. È vero che le loro descrizioni
tratteggiate qua e là in Marchés des
dupes: léconomie du mensonge et de la manipulation (s.l., Odile Jacob, 2016),
strappano regolarmente al lettore un sorriso, anche una franca risata». «Ma il
discorso non potrebbe essere più serio. Perché gli autori mostrano che i
meccanismi sono gli stessi per truffare un ingenuo e avvelenare i fumatori e
gli amanti di junk food, vendere un
medicinale pericoloso, innescare una crisi finanziaria o economica e persino
eleggere politici incastrati da interessi privati! Semplicemente perché
presiedono al funzionamento delleconomia di mercato “libera e concorrenziale”.
“Quando i mercati sono totalmente liberi, la libertà di scegliere è anche la
libertà di imbrogliare e manipolare”, scrivono. “È vero che lequilibrio sarà
ottimale. Ma questo ottimo non corrisponderà a ciò che noi veramente
desideriamo, bensì a ciò che desidera la ‘scimmietta sulla nostra spalla”.
Questa “piccola scimmia”, personaggio centrale del libro, simbolizza la
differenza tra ciò di cui abbiamo realmente bisogno e ciò di cui crediamo di
avere bisogno, e che il mercato farà presto a venderci, a caro prezzo, “raccontandoci delle storie”. Queste “storie”,
che ci raccontiamo da soli o che ci vendono, guidano il comportamento degli
agenti economici, e anche di noi elettori, ribadisce Robert Schiller».
«I politici non ne parlano, semplicemente “perché non hanno
soluzioni da vendere! Preferiscono usarne frammenti per erigere muri contro
limmigrazione, per esempio”. O denunciando le “élites” cosmopolite che
catturano di fatto la rendita tecnologica, e la cui “ipocrisia” dominerebbe il
paesaggio intellettuale» (A. Reverchon, Robert Schiller, le “petit singe” et
Donald Trump, in «Le Monde»,
25-26 settembre 2016, p. 5). Si era nel 2016.
Una pandemia globale ha travolto la globalizzazione
neoliberista, Putin ha riportato la guerra in Europa e il mondo registra
«ovunque intoppi di produttività, che rinviano a ipotesi tecnologiche e
anomalie sistemiche classificabili in due categorie. La prima è quella delle
transizioni. La duplice transizione a uneconomia basata su intelligenza
artificiale e basse emissioni di carbonio esige adattamenti di competenze e
organizzazioni e pianificarle esige nuova manodopera. Di fronte alla
transizione demografica e ai suoi rischi di carenza strutturale di manodopera,
le imprese preferirebbero conservare i loro dipendenti e assumere in anticipo.
La bassa produttività sarebbe la buona notizia: gli attori preparano
lavvenire. La seconda si può sintetizzare nelle parole “la grande flemma”, non
dei lavoratori, ma… dei capitalisti. In effetti, in uneconomia concorrenziale
i profitti vengono dallimpegno di innovazione e razionalizzazione. Invece
tutto è più facile in uneconomia di rendita. Lattuale ciclo prezzi-profitti
illustra bene il fenomeno: grazie al suo potere di mercato, lindustria
agroalimentare può accontentarsi di aumentare i prezzi. E non è la sola».
«Dietro la produttività in calo potrebbe annidarsi una profonda crisi del
capitalismo» (P. Askenazy, La “grande flemme” des capitalistes, in «Le Monde», 27 aprile 2023, on line).
E in Europa la guerra.
«La guerra russa ha dimezzato lUE tra ciò che è e ciò che
dovrebbe essere». «Urge ricomporre» (S. Fabbrini, LEuropa dimezzata in un
mondo pericoloso, in «Il Sole 24 ore»,
21 maggio 23, p. 7). «“Nei giorni della drammatica guerra in Ucraina, emerge
con sempre maggiore evidenza la necessità di accelerare lintegrazione europea.
Serve una forza militare intereuropea, ma anche la condivisione di una
piattaforma fiscale unitaria. Allemergenza Covid si è risposto con il piano
Next Generation EU. Ora lo scenario di guerra ci impone di fare un nuovo salto
della storia: puntare a creare gli Stati Uniti dEuropa”. Carlo Salvatori,
89 anni, banchiere di lunghissimo corso, si appresta a andare in pensione»
tracciando il profilo di unesperienza che ha valore anche politico: «“Le
Integrazioni non funzionano bene se vengono imposte dallalto, serve la
condivisione di tutto il gruppo dirigente e del personale. Sono loro che poi
devono far funzionare la macchina dei ricavi e quindi partecipare ai cantieri e
ai gruppi di lavoro per dare una prospettiva allintegrazione che vada oltre il
puro taglio dei costi”» (A. Graziani, Lascio dopo oltre 50 anni di lavoro in
grandi banche, spero negli Stati Uniti dEuropa, in «Il Sole 24 ore», 27 marzo 2022, p. 9).
È il martirio della pazienza.
Il martirio della pazienza (A. Casaroli, Il martirio della pazienza. La Santa Sede e i paesi comunisti (1963-89),
Torino, Einaudi, 2000) è il titolo delle memorie del cardinale Agostino
Casaroli, co-protagonista degli Accordi di Helsinki, a somma positiva per
tutti come ogni successo politico e/o economico. Nellintroduzione Achille
Silvestrini cita le parole di congedo di Giovanni XXIII da Casaroli,
che gli riferiva della breccia aperta nella Cortina di Ferro. «Finita la
conversazione, il papa accompagnò Casaroli alla porta e di nuovo volle
ricordargli: “Andiamo avanti con buona volontà e fiducia, ma senza fretta”» (ivi,
p. XIV).
A una sapienza millenaria fa eco la tecnologia informatica
con cui Robert Axelrod, docente di scienze politiche, University of
Michigan, ha studiato linterazione tra individui razionali in un torneo “dilemma
del prigioniero” (Giochi di reciprocità.
Linsorgenza della cooperazione, Milano, Feltrinelli, 1985). A due persone
incriminate il giudice offre separatamente di confessare o negare: sei mesi di
reclusione se entrambi confessano, tre se negano; se uno confessa e laltro
nega, rispettivamente uno e dodici mesi. Il dilemma è optare tra strategia
cooperativa o conflittuale senza sapere la scelta dellaltro. Vinse sempre
ColpoSuColpo («cooperare alla prima mossa e quindi facendo esattamente
ciò che laltro giocatore fa alla mossa precedente»), «“buona”, “provocabile”, “clemente”
e “trasparente”. Per “buona” si intende che questa strategia non è mai la prima
a defezionare, caratteristica che le impedisce di entrare in conflitti non
necessari. La sua capacità di rappresaglia (la “provocabilità”) è tale da
scoraggiare laltro giocatore dal persistere in tentativi di defezione a buon
mercato. La clemenza consente di ripristinare la reciproca cooperazione. La
trasparenza, infine, rende facilmente riconoscibile il suo modello di
comportamento, dopo di che diventa facile percepire come il modo più proficuo
di affrontare ColpoSuColpo sia appunto la cooperazione» (ivi, p. 146).
«Può tornare utile anche ai massimi responsabili politici
delle nazioni: non essere invidioso, non essere il primo a defezionare,
ricambia sia la cooperazione sia la defezione, non esagerare in astuzia». Ma
«il nocciolo del problema del conseguimento del successo tramite la cooperazione
sta nel fatto che lapprendimento per prove ed errori è un processo lento,
spesso penoso» (ivi, p. 158). Così fu per il “martirio della pazienza” sfociato
nella Conferenza di Helsinki (1975) con lAtto Finale sottoscritto dagli Stati
europei, URSS, USA, Canada, Santa Sede (sicurezza, cooperazione economica
scientifica tecnica ambientale, diritti umani). Eletto papa nel 1978, Karol
Wojtyla portò poi «alcuni elementi che nel decennio dal 1979 al 1989
divennero fattori di sfida e di totale confronto» e l«affermazione che i
diritti affondano nellunica radice della dignità della persona, sono
strettamente connessi fra loro (scelte di coscienza, espressioni del pensiero,
libertà di lavoro e di associazione, ecc.) e costituiscono la verifica per la
legittimità degli Stati e dei governi» (Casaroli, Il martirio della pazienza, cit., p. XXI).
Su tali fondamenti «comprendiamo anche perché la nozione di
personalità giuridica fosse lobiettivo del discorso giuridico nazista.
Infatti, come sappiamo, il latino persona
designa la maschera, quella degli attori di teatro. Copre il viso e dà a tutti
figura umana. Rende così invisibili tutte le differenze razziali. Forma
fittizia di vita, vela e turba gli ordini della concreta vita comunitaria. Per
smascherare lebreo occorre dunque togliere a tutti questa personalità
giuridica arbitraria. Riconoscere coloro che partecipano effettivamente,
ontologicamente sotto forma di vita comunitaria e determinare lo status di
membro della comunità, la Gliedstellung [la
parità]. Per i più lontani, gli estranei alla razza, i non autoctoni, sarà
sufficiente una forma di morte. Quella del diritto, della morte civile, e
infine quella della morte fisica, in forma industriale» (O. Jouvanjan, Justifier linjustifiable Lordre du
discours juridique nazi, Léviathan PUF, 2017, p. 285).
La morte civile che diventa industrialmente fisica oggi
colpisce i migranti e questo, «purtroppo, rende chiaro che a chi fa delle
migrazioni e dellasilo dei perseguitati uno strumento di propaganda, le
soluzioni non interessano» (M. Ambrosini, Non deportare ma cambiare, in «Avvenire», 3 maggio 2023, on line).
In troppi stati sedicenti sovrani oggi la morte civile e sempre più spesso
fisica è la soluzione. «Torna Assad, il crimine vince: triste lezione» (L. Cremonesi,
in «Corriere della Sera», 21
maggio 2023, p. 30). In USA, scrive Sergio Fabbrini, il problema è «come
fermare lo stile paranoide di Trump»: «in un libro del 1965 (The Paranoid Style in American Politics),
lo storico americano Richard Hofstadter definì lo stile paranoide come
una modalità di comunicazione in cui il leader (come i senatori Joseph McCarthy,
negli anni Cinquanta, e Barry Goldwater, negli anni Sessanta) costruisce
un mondo surreale di complotti contro i “veri americani” che “lui” solamente
può sventare» (S. Fabbrini, in «Il
Sole 24 ore», 17 maggio 2023, p. 1). Dalle guerre mondiali Edgar
Morin ha appreso che «la nozione di isteria di guerra riprende la nozione
stessa di isteria: la conversione di un sintomo mentale o immaginario in
sintomo della realtà» (E. Morin, Di
guerra in guerra. Dal 1940 allUcraina invasa, Milano, Cortina 2023, p. 27).
Economia e politica sono percorsi di apprendimento personale
e sociale e la crisi globale ambientale, economica, politica impone un impegno
straordinario di istruzione, ricerca, cooperazione. «“Si fa presto a dire
inflazione, ma quella attuale è giustificata o no?”, scrive De Bortoli»,
«“cè uninflazione generata da troppi profitti?”» (A. Puato, Se
linflazione viene dai profitti, in «Corriere
della Sera», 7 maggio 2023, p. 33). Buona domanda, Mida morì di fame
trasformando tutto in oro. «Da dove inizia la spirale che si autoalimenta con
laumento dei prezzi? Serve una causa iniziale», scrive Pietro Terna.
Eurostat «mostra con estrema chiarezza che il motore della crescita dei prezzi,
in questo ciclo inflazionistico, sta nei prezzi della energia». «Sembra
incredibile che fosse talmente inaspettata da aver preso alla sprovvista così
tanti decisori economici dal lato dellofferta, ma gli esempi si sprecano, ad
iniziare dalla mancanza di microprocessori per mesi e mesi». «Solo costi
esterni? Certamente una parte del fenomeno inflazionistico recente è dovuta
anche agli aumenti dei profitti delle grandi corporation». «Tutto si intreccia,
in modo complicatissimo, e provoca deflagrazioni» (Responsabili
dellinflazione? Noi, con laiuto di qualcun altro, in «La porta di vetro», 9 maggio 2023, on line).
Linflazione deflagra in violenze e governi autoritari,
strategia di potere in un mondo da generazioni (Y, Z, ALPHA) in «alternativa
tra un potere legittimato dalla territorialità e un potere legittimato, sulla
linea di pensiero di Kelsen, da un sistema di regole condivise» (G. Gario,
Milano e la Lombardia di fronte al futuro, in LItalia che verrà, «Orientamenti», VII, 1992, p. 64).
«Questo è il compito dei leader delle superpotenze di oggi. “Immanuel
Kant ha detto che la pace si sarebbe avuta mediante lumana comprensione o
qualche disastro”, spiega Kissinger. “Pensava che sarebbe successo per
mezzo della ragione, ma non poteva garantirlo. Questo è più o meno quello che penso”» (Henry
Kissinger explains how to avoid World War Three, «The Economist», “Today”, 19 maggio 2023, on line). Oltre ai leader mondiali, «insieme, gli europei possono
contare». «Ma contare per fare che?» «Per difendere il nostro modello di vita e
di società. Gli europei in effetti hanno inventato, lungo i secoli, un modello
politico senza equivalenti nel mondo, articolato su un trittico vincente:
democrazia, liberalismo, Stato sociale» (N. Gnesotto, LEurope indispensable, Paris, CNRS Editions, 2019, p. 57).
«Se gli europei vogliono avere un avvenire, devono
proclamarsi cittadini di una repubblica europea. Si daranno così il mezzo per
prendere in mano il loro destino comune. Una rivoluzione importante come quella
del 1789, ma preparata e concertata». «Cicerone dà la formula di questo atto inaugurale:
“La repubblica (res publica) è cosa (res) delle persone (publica); ma le persone non sono un qualsiasi incontro di gente
raccogliticcia; è incontro di persone che si sono associate in virtù di un
accordo sul diritto e di una comunità di interessi” [De re publica, I/XXV/39]». «Non è il popolo che crea la repubblica,
ma la repubblica che crea il popolo» (J.F. Billetter, Demain lEurope, Paris, Éditions Allia, 2019, pp. 11-12). Bisogna
evitare «lerrore che il senso comune invariabilmente fa: considerare la
coscienza e le cose come date
allorché sono incessantemente prodotte.
Non esistono in sé, come sembra, sono prodotti delle azioni di cui siamo fatti noi esseri umani» (ivi, p. 40).
«Che i rischi siano imputabili alla natura, alla
tecnica o ai comportamenti umani, essi segnano il passaggio da una comunità
nazionale costruita essenzialmente sulla storia ad una comunità mondiale che si
proietta verso il futuro» (M. Delmas-Marty, Résister
responsabiliser anticiper, Paris, Seuil, 2013, p. 165). «Per una umanità
presa tra cultura della catastrofe e quella del superuomo, che già ci
annunciano le correnti trans- o post-umaniste, la speranza di umanizzare la
globalizzazione richiede un diritto atto a svolgere pienamente il suo triplice
ruolo: resistere, responsabilizzare e anticipare» (ivi, p. 197). Che è la
nostra vita, anche personale.
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