Dinanzi allo specchio che riflette inerte limmagine di chi
si guarda, la figura di Bellezza sinterroga dubbiosa sulla peculiarità del suo
splendore; Piacere la rassicura perché, se osserverà i suoi dettami edonistici,
rimarrà per sempre uguale a se stessa. A contraddirlo intervengono Tempo e
Disinganno, che insistono invece sulla caducità del bello. Su tale schema
dialettico savvia Il trionfo del tempo e
del disinganno (ovvero: La bellezza
ravveduta nel trionfo del tempo e disinganno) di Georg Friedrich Händel,
rappresentato a Roma nella primavera del 1707 su libretto del cardinale Benedetto
Pamphilj. Loratorio in due parti è ora andato in scena con successo al
Teatro Malibran di Venezia, in una produzione dal Teatro La Fenice, con la
direzione di Andrea Marcon e con la regia, le scene, i costumi e le
coreografie di Saburo Teshigawara.
Il giovane musicista tedesco, giunto in Italia, ha modo di
esibirsi nei palazzi della nobiltà romana, mostrando non solo le sue abilità di
organista, ma anche quelle di compositore eclettico, pronto a rimodulare gli
spunti creativi che coglie intorno a sé. Loratorio, alquanto sterile dal punto
di vista drammatico, sviluppa in chiave allegorica unintensa disputa di natura
morale; è la sorprendente creatività di Händel a determinare una ricaduta
teatrale efficace e innovativa, a tal punto che il musicista lo rielabora nel
1737 e, poi in versione inglese, nel 1757, oltre a trasferire alcuni passi in
altre sue opere. Considerando, dunque, la struttura chiusa, basata sui recitativi
e sulle arie, lazione è definita dalle ripetute variazioni e dallintensità
del virtuosismo vocale.

Una scena dello spettacolo © Michele Crosera
Il maestro Marcon guida con impareggiabile bravura
lOrchestra della Fenice, composta da due flauti, due oboi, un fagotto, due
cembali, un organo, due tiorbe e dagli archi, sottolineando le sfumature di una
partitura dai toni struggenti. Per suo merito, in modo coerente, gli
strumentisti dialogano con i cantanti e sviluppano le scale canore sulla scia
di una continua modulazione, innalzando e, talvolta, attenuando la sonorità. Il
confronto tra i sentimenti delle quattro figurazioni si sviluppa in uno spazio
neutro, giocato sul contrasto simbolico bianco-nero, buio-luce, nel quale il
regista-coreografo Saburo Teshigawara, premiato con il Leone doro alla
carriera nella Biennale-Danza del luglio 2022, ha tracciato un armonico
intreccio tra musica e corporeità: quattro danzatori, Rihoko Sato, Alexandre
Ryabko, Javier Ara Sauco e lo stesso Saburo, disegnano con rigore un
movimento parallelo alla presenza quasi statuaria dei cantanti, ai quali si
suggeriscono spostamenti minimali, seppure significativi, entro levoluzione di
quattro cornici cubiche movimentate dai ballerini. Linsieme trasmette una
velata e diffusa malinconia, che sfocia talvolta nella tragicità e, insieme,
nel desiderio delloblio.

Una scena dello spettacolo © Michele Crosera
Particolarmente apprezzati sono stati gli interpreti,
distinti ciascuno da un differente ruolo metaforico, anche quando si uniscono
in duetti e quartetti; la loro bravura si ammira ancor più quando debbono
affrontare agilità e vocalizzi. La dubbiosa Bellezza è espressa con proprietà dal
soprano Silvia Frigato, che esprime in nove arie lintenso dilemma tra
il godimento e la moderazione in un viaggio lungo il tracciato della
conoscenza. Piacere è reso da Giuseppina Bridelli con leleganza e la
consapevolezza di una figura che in ben sei arie assume interamente su di sé la
funzione del contraddittorio; è toccante per intensità la sua esecuzione
dellaria «Lascia la spina / cogli la rosa», ripresa da Händel nel Rinaldo («Lascia chio pianga»). La
contralto Valeria Girardello sostiene con sicurezza la parte di
Disinganno in cinque arie dai preziosi toni meditativi. Nelle vesti di Tempo si
afferma il tenore Krystian Adam, con quattro arie in cui si manifesta la
cupa tragicità del vivere.
Nel finale la sfida tra verità (Bellezza: «Con troppe chiare
note / la verità mi chiama») ed edonismo (Piacere: «Se linganno è il mio solo
alimento / come viver io posso nel vero? ») celebra la metamorfosi di Bellezza
il cui inno sinnalza al cielo avvolta nellabbraccio impalpabile di un candido
angelo bianco.
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