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Un naso lungo, romantico e le bugie del teatro

di Gianni Poli
  Cyrano de Bergerac
Data di pubblicazione su web 20/02/2023  

Pieno di nostalgie ed entusiasmi, di energia e amore per l’arte teatrale, lo spettacolo di Arturo Cirillo e compagnia è divertimento in citazione e invenzione, intreccio d’immagini e sentimenti, nella gioia di partecipare con lo spettatore alla magia rinnovata della scena. Al pubblico rivolge simpatica provocazione, ma lungi dal sedurlo, l’illusione gli è proposta come trucco e finzione dichiarata, sì che nel godimento possa apprezzare il sapere e il mestiere raffinato di ricette e gusti dall’antico all’attuale.


Un momento dello spettacolo
© Tommaso Le Pera

La vicenda amorosa del cadetto di Guascogna, spadaccino tagliente quanto poeta suadente, inventata da Rostand, è traversata e trasformata da Cirillo in favola moderna. Un rifacimento completo, il suo, capace di serbare godibili gli umori e i significati dell’originale. La traduzione di partenza, non dichiarata, dovrebbe essere quella, versificata e in rima, di Mario Giobbe, che riaffiora a tratti nel flusso verbale rifuso e aggiornato dal capocomico e co-autore. Un Prologo precisa il nuovo senso nel quale i personaggi, presentati secondo analogie reinventate, provengono tutti da maschere d’un piccolo guignol in legno e cartone, pronti a dilagare dal palco alla sala. I passaggi più attesi non te li aspetti, li incontri e li scopri, fra tenerezza di memoria e comicità mai volgare. I versi più celebri, sulla sproporzione del naso o sull’emozione universale del bacio, seguono lo slancio lirico dell’eloquio irruente del cadetto.

L’adattamento si concentra dunque sulla sensibilità romantica del racconto di un amore incompreso (perché taciuto e negato), di un’amicizia che in Cyrano e Cristiano si sublima nell’idealismo poetico, nell’andamento ritmicamente serrato della rappresentazione. Così sacrificio e autoironia, arguzia e insofferenza al sopruso e all’ipocrisia sociali brillano nell’eroe attualizzato, che si compiace di esaltare un gran varietà senza tempo, oggettivato in tante immagini del Novecento in musical. Lo spettacolo ambisce a una totalità smaccata e autoreferenziale, celebrazione di riti e gag secolari eppure caduchi.


Un momento dello spettacolo
© Tommaso Le Pera

La scenografia di Dario Gessati è composta d’un praticabile ad anello girevole. Un doppio sipario centrale circolare, “alla veneziana”, agevola rapide apparizioni e sparizioni, mentre la piattaforma rotante offre entrate ed uscite ai personaggi. Dalla televisione dei primordi vengono gli accessori dipinti in bianco e nero. I costumi di Gianluca Falaschi impongono ai personaggi moltiplicati prestazioni d’alta velocità e destrezza nei cambiamenti, in effetti di forte rilievo e sfavillanti di luci e colori. Le musiche offrono citazioni dirette o elaborazioni, accanto a canzoni in stile aggiornato. Del resto, i precedenti, siano commedia musicale o film, forniscono modelli attraenti e pertinenti al trattamento eclettico di Federico Odling, applicato a note di Modugno o di Carpi e mirato ad avvicinarsi «quanto più possibile al melodramma italiano» (dal Programma di sala). Le luci di Paolo Manti intensificano i colori del caleidoscopico arcobaleno dei costumi cangianti, delle coreografie e dei tableaux corali.

Il patto fra i cadetti amici si suggella in una seduzione congiunta, dove Cyrano presta mente immaginifica e voce lirica alla figura di bell’innamorato di Cristiano. Si viene così componendo l’unità integrale della personalità divisa, incompleta, del protagonista e si consolida la trama per la quale il sognatore-regista avvera nell’immaginario il suo sentimento altrimenti inesprimibile. Sono ben tratteggiati anche gli antagonisti, come il Conte de Guiche (un Francesco Petruzzelli bieco e arrogante) e le vivaci comparse – ad ogni attore più ruoli – che spesso si specchiano in figure del mondo di Pinocchio: la Fata turchina (eco di Rossana); Geppetto, alter ego di Cyrano, che dal tronco che lo ha ferito sembra voler trarre un figlio-burattino. E ancora, il Grillo parlante, il Gatto e la Volpe e gli assassini che minacciano il pasticciere, finché il generoso paladino non li disperde a sciabolate.

L’avventura è a volte dipinta come nelle fiabe di Walt Disney, ma i vari registri sentimentali acquistano autenticità di confessione, di paura, di passione e di sacrificio veri. Come l’incontro-chiave della dichiarazione: Cristiano riceve all’orecchio le parole del poeta da ripetere all’amata, poi man mano è il suggeritore a dar voce diretta al proprio amore. La recitazione è allora doppio stato d’attore e di persona (del resto tutti tendono a interiorizzare quegli opposti, causa di illusione e di contraddizione del reale). Cirillo mostra speciale duttilità in un ruolo dal quale trasmette agli altri la propria energia metamorfica. In Rossana, Valentina Picello sfoggia molteplicità d’accenti, spesso in autonomia dai partners a cui si rapporta: dal potente De Guiche, che la spaventa, al cugino fedele che le facilita la frequentazione del gradito corteggiatore. Nel suo costume di tulle azzurro fluorescente, tutti illumina, da tutti ammirata, diva e intima ispiratrice. Poi coinvolta in una doppia sollecitazione amorosa, un dono totale che le sarà tragicamente negato e la voterà alla solitudine. Il Cristiano di Giacomo Vigentini mantiene l’eleganza leggera, l’aitanza giovanile ingenua e generosa, nella complementarità che si stabilisce nell’amicizia virile. La presenza di Ragueneau, il poeta-pasticciere goloso, è faconda e corposa in Rosario Giglio. Da governante tuttofare s’affaccenda Giulia Trippetta o veste panni maschili, da cadetto o pasticciere.     


Un momento dello spettacolo
© Tommaso Le Pera

Nel racconto commovente e fantasioso si conferma idealmente la fedeltà di Cyrano, sia alla cugina, sia all’amico. La vicenda d’amore e di morte non sprofonda nell’oscurità della tragedia poiché riesce a librarsi nel sogno o, magari mediante l’apologo, porsi a bilancio di destini accettati e condivisi. Non soltanto il sentimento nobile prevale, ma anche la spettacolarità ha momenti d’incanto sospesi da donare. Come la doppia lettura della lettera rivelatrice – passata per bugie dolorose e pietose – del vero autore e del suo amore negato; come le due morti appena dilazionate di Cristiano e di Cyrano, che rendono Rossana testimone consapevole del valore di quanto i tre hanno conosciuto e vissuto assieme.



Cyrano de Bergerac
cast cast & credits
 


Un momento dello spettacolo visto il 14 febbraio 2023 al teatro "Gustavo Modena" di Genova
© Tommaso Le Pera


 
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