È un polittico di grande eleganza e raffinatezza Dawson, Duato, Kratz, Kylián, messo in scena al Teatro della Scala di Milano con Roberto Bolle
e il Balletto scaligero per mostrare uno spaccato della danza contemporanea dautore
ed esaltare la versatilità di una compagine di eccelso valore. Una levatura di
cui il direttore Manuel Legris può andare fiero per la perfezione
tecnica raggiunta e la capacità di interpretare stili e linguaggi differenti
che spaziano con nonchalance dal
classico accademico, al neoclassico cangiante, al contemporaneo sperimentale.
Insomma un Corpo di Ballo che continua a entusiasmare e a riempire la Scala di
spettatori e di applausi scroscianti.
Il successo dunque non poteva non arridere anche a questo
quadrittico che si configura come uno spettacolo tetragono per la salda e
incrollabile solidità scenica degli interpreti e la disposizione dei pezzi ai
quattro angoli di un immaginario quadrilatero.
Ad aprire il sipario è Anima
Animus di David Dawson, uno degli esponenti più accreditati della
contemporaneità coreutica che sonda le infinite possibilità del linguaggio
accademico alla ricerca del senso del gesto e dellaccadimento danzati.
Creato nellaprile del 2018 per il San Francisco Ballet sul Violin Concerto n. 1 di Ezio Bosso,
Anima Animus debutta al Piermarini e
traduce in danza il dualismo che caratterizza lessere umano nella compresenza
dellelemento maschile nellanima femminile e dellelemento femminile nellanimo
maschile. Una dualità chiastica approfondita dalla psicologia analitica di Jung
e suggerita dai costumi bianchi e neri di Yumiko Takeshima e dalle luci
di James F. Ingalls, che illuminano lenorme rettangolo chiaro di John
Otto. Scena del balletto Anima Animus
In questo lavoro la danza diventa poesia e il fraseggio
musicale di Bosso trova il suo corrispettivo nel fraseggio corografico di
Dawson in un fluire di figurazioni neoclassiche di stampo blanchiniano e
vibranti di dinamismo contemporaneo. Arabesques,
lifts, torch lifts, pirouettes, ponchés, jetés, pas de trois, ensembles si
susseguono senza posa inondati di una luce quasi divina che trascina lo
spettatore in un coinvolgente viaggio animico.
Alice Mariani,
Martina Arduino, Marco Agostino, Nicola Del Freo, Timofej
Andrijashenko, Mattia Semperboni, Alessandra Vassallo, Gaia
Andreanò, Maria Celeste Losa, Marta Gerani sono i perfetti
protagonisti di un pezzo di alta fattura che entra a pieno titolo nel loro
repertorio e lo arricchisce.
E se la felice collaborazione con linglese Dawson è agli
inizi, consolidata è invece quella con Nacho Duato che nel 2014 e nel
2016 ha presentato al Piermarini la sua versione dello Schiaccianoci. Direttore della Compagnia Nazionale di Danza di Spagna,
dello Staatsballet di Berlino e attualmente del Teatro Michailowskij, Duato si
ripresenta con Remanso proposto per
la prima volta alla Scala da Roberto Bolle, Nicola Del Freo e Mattia
Semperboni.
Firmato nel 1997 per lAmerican Ballet Theater, Remanso è un divertissement contemporaneo pensato per tre uomini che appaiono e
scompaiono alla vista dietro a un enorme parete rettangolare ideata da Duato,
autore anche dei costumi. Ispirato a una poesia di Federico García Lorca
sui Valse poéticos di Enrico
Granados, eseguiti dal vivo al pianoforte da Takahiro Yoshikawa, è
un inno alla fisicità e alla giocosità maschili in cui questo formidabile trio,
a seconda dellappoggio che la parete suggerisce, si muove tra aggrovigliati
intrecci e agonistiche tenzoni, rischiarati dalle luci di Brad Fields.

Scena del balletto Remanso In prima assoluta è Solitudes
Sometimes del giovane Philippe Kratz. Un dancemaker di cui il Balletto scaligero ha già interpretato SENTieri nel 2021 e ora ritorna con
questa creazione, commissionatagli da Legris. Danzatore carismatico di
Aterballetto e coreografo talentuoso, Philippe ha negli anni maturato un
linguaggio e uno stile personali in cui la danza e le fonti di ispirazione non
hanno confini. Tratto dal Libro dellAmduat, un documento funerario dellantico
Egitto incentrato sul percorso nellaldilà di Ra, il dio Sole, e della sua
rinascita, Solitudes Sometimes è
accompagnato dalla musica di Thom Yorke e dei Radiohead, mentre le
ariose scene sono a firma di Carlo Cerri e Kratz.
Nella coreografia la direzione del movimento va da sinistra
a destra e la postura del corpo si mantiene prevalentemente eretta, come nelliconografia
egiziana, alternando frontalità e lateralità delle pose di testa, spalle, gambe
e braccia, fino ad arrivare alle camminate scivolate en arrière “alla Michael Jackson”. La creazione procede
compatta tra prese, lifts, off balance, che a loro volta generano soli, duetti,
piccoli insiemi, ed è impreziosita
dai costumi doro di Francesco Casarotto e incastonata nelle videoproiezioni
di Cerri e di OOOPSTUDIO.

Scena del balletto Solitude Sometimes
Solitudes
Sometimes è un pezzo interessante che se da un
lato ricorda la cifra stilistica di Aterballetto, dallaltro conferma levoluzione
coreografica ed espressiva di Kratz che si affranca dal suo ingombrante
modello. Nicoletta Manni, Camilla Cerulli, Alessandra Vassallo,
Stefania Ballone, Linda Giubelli, Timofej Andrijashenko, Caludio
Coviello, Domenico di Cristo, Christian Fagetti, Navrin
Turnbull, Andrea Crescenzi, Andrea Risso, Gioacchino
Starace, Rinaldo Venuti sono a loro agio e bene rendono lo
sperimentalismo contemporaneo di Kratz.
Bella
Figura di Jiří Kylián torna al
Piermarini dopo il debutto scaligero nel 2009 ed è un ennesimo trionfo.
Realizzato da Kylián nel 1995 per il Nederlands Dans Theater, questo capolavoro
mostra ancora inalterato il suo fascino e rinsalda i rapporti tra il maestro
del lirismo contemporaneo e il Corpo di Ballo della Scala, che ha già allattivo
altre perle “kyliáne” come Petit Mort, Symphony of Psalms, Sechs Tänze.
Scena del balletto Bella Figura In Bella Figura si
assiste al coinvolgente farsi di una danza lirica dalle linee perfette e
aggraziate che si snoda tra duetti, terzetti e gruppi, e prende le mosse da un
inizio “metadanzato”. Il sipario si apre mentre i ballerini eseguono il
riscaldamento, rompendo lillusione scenica e svelando al pubblico i segreti di
unarte effimera e afasica. Ma ecco che allimprovviso tutto torna nei ranghi e
sulla musica contemporanea di Lukas Foss, ma soprattutto barocca di Giovanni
Battista Pergolesi, Alessandro Marcello, Antonio Vivaldi e Giuseppe
Torelli, il frusciare di flessuosi corpi in moto perpetuo travolge e
affascina lo spettatore. Le scene di Kylián accentuano latmosfera ovattata con
le maestose tende, le candele accese in un braciere, che emanano una luce
soffusa ai lati del palcoscenico, il sipario che sale e scende, delimitando lo
spazio dazione. Le rosse e setose gonne gonfie di Joke Visser
assecondano il ballo di danzatori e danzatrici a torso nudo in un vorticoso
volteggiare, accarezzato dalle calde luci del maestro.
Antonella Albano,
Alice Mariani, Marta Gerani, Giulia Lunardi, Giulia
Schembri, Marco Agostino, Claudio Coviello, Emanuele
Cazzato, Marco Messina sono favolosi e, sommersi dagli applausi,
decretano il successo di uno spettacolo di gran classe.
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