Lo
Schiaccianoci di Rudolf
Nureyev, andato in scena al Teatro della Scala di Milano, è un “balletto
doccasione” che inaugura la stagione coreutica del Piermarini e celebra
importanti ricorrenze. Fra queste il trentennale della scomparsa di Nureyev,
avvenuta il 6 gennaio 1993, e il ritorno alla Scala di questa versione
“nureyeviana” a sedici anni dallultima apparizione nel 2006 e dopo quelle di Nacho Duato nel 2014 e di Balanchine nel 2018.
Una ripresa storica a cui non è
estranea la volontà del Direttore del ballo, Manuel Legris,
di rendere omaggio al suo maestro (che nel 1986 lo nominò étoile del Balletto dellOpéra di Parigi) e di continuare a
tributargli onori con la messinscena di suoi balletti. Lo stesso Legris,
insieme a Aleth Francillon, ha
infatti rimontato questo Schiaccianoci, che ha registrato il sold out in tutte
le rappresentazioni, e a settembre riproporrà Il Lago dei cigni, che Nureyev creò nel 1964. Un momento dello spettacolo © Brescia e Amisano Teatro alla Scala
Degne di nota sono anche le
coincidenze che legano questo titolo allattesissimo protagonista Jacopo Tissi, che lo ha interpretato
assieme alla Prima ballerina Martina Arduino il 31 dicembre e il 4 e
7 gennaio. Tissi a undici anni era tra i ragazzini dello Schiaccianoci di Nureyev
nelledizione del 2006 e ora a ventotto debutta in questo capolavoro nella
“sua” Scala. Quella Scala in cui lui torna come étoile ospite e a un anno di distanza dalla prestigiosa nomina a Primo ballerino del Bolshoi, avvenuta il 31 dicembre 2021
con lo Schiaccianoci di Grigorovich. Un titolo e un ruolo che
non ha esitato a lasciare per lo scoppio della guerra russo-ucraina.
Lo Schiaccianoci di Nureyev, che “il Tartaro volante” creò nel 1968
sullarchetipo di Petipa e Ivanov del 1892, musicato da Čajkovskij, può definirsi un Bildungsballet psicologico, ovvero un balletto di formazione in cui
la piccola Clara si scopre adolescente attraverso lamore per il bel principe
Schiaccianoci, ma non è peregrino ravvisarvi linfluenza di Freud. Del resto allepoca in cui Hoffman scrisse il racconto Der Nussknacker und der Mäusekonig nel
1816, da cui è tratto il balletto, irresistibile era limpulso allintrospezione
che portava alla scoperta dellinconscio e ad anticipare nella figura del
doppio quelli che sarebbero stati i tratti fondamentali della psicanalisi. Un momento dello spettacolo © Brescia e Amisano Teatro alla Scala
Il bifrontismo contraddistingue
questa rilettura che, apparentemente per bambini, diventa una favola per
adulti, ricordando Pinocchio di Collodi. La metamorfosi della fanciulla
nella notte di Natale ha nel padrino Drosselmeyer il deus ex machina: è lui
che farà dono alla ragazzina dello schiaccianoci e sempre lui la affascinerà e prenderà le sembianze, nellinconsapevole
transfert onirico di Clara, del bel
principe Schiaccianoci.
Nureyev sposta il focus sullinconscio di Clara e sul difficile
passaggio dallinfanzia alladolescenza, prodromo delletà adulta. La
focalizzazione è interna, in quanto il punto di vista è quello di lei, e
ridotte sono le parti favolistiche e pantomimiche del modello “petipatiano”,
tanto da trasformare questo ballet daction
tardo ottocentesco in un ballet daction
novecentesco. Nel primo atto lelegante dimora
del Sindaco, il dott. Stahlbaum padre di Clara, è austera, seriosa e non
concede quasi nulla alla fuorviante ridondanza delle ricche e opulente case
signorili dei primi dellOttocento. Gli stessi amici di Clara e del fratello
Fritz, presenti alla festa della vigilia di Natale con i loro genitori,
rappresentano la parte infantile di Clara, mentre Drosselmeyer, che porta
giocattoli ai piccoli invitati, ha il compito di contribuire alla maturazione
della sua protégée.
Nelliniziale sogno di Clara i
topi, che tentano di acchiappare lo
Schiaccianoci, e le bambole che lei lancia contro di loro per difenderlo, incarnano
le paure ma anche il suo coraggio; lo Schiaccianoci che allimprovviso prende
vita e con i suoi soldati si getta contro il Re dei topi in una battaglia senza
esclusione di colpi, altro non è che lallegoria dello scontro tra gli angeli e i demoni che affollano la nostra
mente. Anche leroico gesto di Clara, che scaglia contro il Re la sua
scarpetta, e la trasformazione dello Schiaccianoci in principe riflettono il
bifrontismo psicologico. Un momento dello spettacolo © Brescia e Amisano Teatro alla Scala
La compresenza di sentimenti ed
emozioni contrastanti ritorna anche nel secondo atto, quando più ingombrante si
fa la bifrontalità nellimmaginario di Clara: i pipistrelli che la terrorizzano
nella grotta sono la trasfigurazione dei suoi peggiori incubi e lei, grazie
allo Schiaccianoci, riuscirà a scacciarli scoprendo che in realtà sono i suoi
genitori, parenti e amici. Alla fine Clara, svegliata dai genitori, torna alla
realtà: il ricevimento è finito come il suo
sogno. Lultima scena la vede uscire di casa con il suo pupazzo schiaccianoci
mentre Drosselmeyer se ne va lasciandola adolescente, pronta per affrontare la
vita che verrà.
Un balletto geniale, forse lo Schiaccianoci più intrigante della
letteratura coreutica, che resta un capolavoro anche nella partitura
coreografica che si sposa alla perfezione con la straordinaria e inarrivabile
musica di Čajkovskij, eseguita al Piermarini dallOrchestra del Teatro alla
Scala, magistralmente diretta da Valery
Ovsyanikov.
Il recupero filologico di questo Schiaccianoci scaligero si ritrova anche
nellallestimento originale, sobrio e raffinato, e nei sontuosi costumi di Nicholas Georgiadis, scenografo e
costumista allepoca collaboratore di Nureyev. Il corteggio delle scene corali
predomina nel primo atto e vede in azione il gruppo dei bambini che animano la
festa, le danze dei parenti, larrivo dei topi e dei soldatini fino al niveo e
suggestivo valzer dei fiocchi di neve che, in un hortus conclusus, introduce il superbo pas de deux di Clara e il Principe. Un momento dello spettacolo © Brescia e Amisano Teatro alla Scala
La coralità riempie anche il
secondo atto inframmezzata però dai divertissements
della danza spagnola, della danza araba, della danza cinese, della danza
russa e della danza pastorale. Alla scena lugubre dei neri pipistrelli risponde
larioso valzer dei fiori ma in questo caso a volteggiare in una maestosa sala
da ballo è un nugolo di coppie che anticipa lentrata del grand pas de deux in cui Clara scopre lamore fra le braccia del
suo Schiaccianoci.
Marina Arduino, al suo debutto
nel ruolo, è uninterprete-danzatrice brava e precisa che coglie di Clara il
duplice aspetto infantile e adolescenziale. Puntuali sono i virtuosismi nei
passi a due in cui tiene equilibri, sciorina difficili pirouettes e fouettes en dedans.
Jacopo Tissi è un vero danseur noble e
il suo carisma si vede e si sente, anche se dà il meglio di sé non come
Drosselmeyer, un personaggio più paterno che virile e poco “alla Nureyev”,
bensì brilla nelle batterie, nei salti, nel manège,
nei tour, nella difficile presa in arabesque
in chiusura del primo atto, confermandosi un vero fuoriclasse.
Tra gli interpreti Camilla Cerulli e Domenico Di Cristo sono seducenti nella danza spagnola, conturbante
è la coppia formata da Antonella Albano
e Marco Agostino nella danza araba,
pieno di brio è il trio Mattia
Semperboni, Christian Fagetti e Andrea Lochmann nella danza cinese,
vitale è il duo Francesca Podini e Gabriele Corrado nella danza russa, e
deliziosi sono i settecenteschi Alessandro
Paoloni, Linda Giubelli e Alessia Auriemma nella danza
pastorale. Un momento dello spettacolo © Brescia e Amisano Teatro alla Scala
Il Corpo di ballo, degno delle
più blasonate compagini internazionali, dà grande prova di sé nelle danze dinsieme
e bravi sono gli allievi della Scuola diretta da Frédéric Olivieri, come pure il Coro di voci bianche dellAccademia Teatro alla Scala diretto da Marco De Gaspari.
Uno spettacolo memorabile sommerso dagli
applausi di un teatro gremito allinverosimile e in cui Rudolf Nureyev torna a
risplendere col suo enigmatico sguardo e il suo fascinoso sorriso.
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