«Ci è stato detto:
“il diavolo è padre delle menzogne e fu bugiardo fin dallinizio”; perciò linvenzione
è indiscutibilmente antica. Ma quel che è peggio è che il primo uso che egli ne
fece fu puramente politico; volto a minare lautorità del suo principe e a
distogliere un terzo dei sudditi dalla loro ubbidienza. Per la qual cosa, fu
cacciato giù dal Cielo – dove, per dirla con Milton, egli era stato viceré di
una grande provincia occidentale – e costretto a esercitare il suo talento
nelle regioni inferiori tra altri angeli decaduti o poveri uomini illusi, che
egli ancora quotidianamente tenta al suo stesso peccato e sempre continuerà a
tentare fintantoché resterà incatenato nel pozzo senza fondo. Ma benché il
diavolo sia il padre delle menzogne, egli, come altri grandi inventori, pare
aver perso molta della sua reputazione a causa dei continui miglioramenti che
sono stati apportati alla sua opera» (J. Swift, L'arte della menzogna politica, Como Pavia, Ibis, 1995, p. 15). Oggi,
esemplarmente, Putin che maschera la guerra come operazione speciale ed Elon
Musk, boss di Tesla e Space X che, «a meno di tre mesi dallacquisto di Twitter
per 44 miliardi di dollari (41,5 di euro), in un sondaggio su Twitter ha
chiesto se dovesse lasciare la direzione della società: dopo 24 ore il 57,5% di
oltre 17 milioni di votanti ha risposto “si” lunedì 19 dicembre. Lascerà? “Mi piegherò allesito del voto”,
aveva promesso» (D. Leloup-A. Piquard, Twitter:
le rôle du PDG Elon Musk en question, in «Le Monde», 21 dicembre 2022, on line).
«Quando troverò qualcuno tanto pazzo
da accettare», ha poi precisato il «pompiere piromane che ha troppo
presunto delle proprie capacità per ideologia e arroganza», «portando Twitter a
una perdita stimata di 4 miliardi contro 221 milioni lanno scorso e con un
giro daffari in caduta del 40%, secondo le sue stesse previsioni» (S. Lauer, Twitter, nous avons un problème, in «Le Monde», 27 dicembre 2022, on line). Cè chi fa molto
meglio. «Le mafie si sviluppano in una logica dintegrazione e cooperazione.
Dal livello più locale al livello planetario. E va anche ricordato che il
mafioso ha sempre una lunghezza di vantaggio. È un modo molto semplice per dire
una cosa complessa e talvolta fuorviante: le mafie non sono espressione di
povertà, non sono il frutto di uno sviluppo limitato delle capacità umane. Le
mafie hanno al contrario la straordinaria capacità di creare imprese,
padroneggiare il funzionamento del mercato, le tecnologie. Da questo punto di
vista, cè molto lavoro da fare». «Il settore stupefacenti non è solo il
principale motore dei traffici. È anche lorigine dei reinvestimenti
speculativi. Si associa al “commercio del denaro”. Il denaro resta la merce più
preziosa. Le frodi fiscali, le frodi ai contributi finanziari dellUE o allimposta
sul valore aggiunto sono più redditizie e meno rischiose. Ricordo un passaggio
della trascrizione di un ascolto […] quandero procuratore a Napoli. Uno dei
due diceva: “Guadagno molto di più con le false fatture che con la droga”».
«Bisogna fare ogni sforzo non solo per evitare che enormi masse finanziarie
finiscano nelle mani del crimine organizzato, ma soprattutto per ripensare a
livello europeo la percezione del rischio mafioso, costruire una risposta più
globale» (G. Melillo, intervista a A. Kaval-T. Saintourens, Les mafias parlent le language du marché,
in «Le Monde», 21 dicembre 2022, on line). Nel laboratorio
Italia, dovè nata la mafia, è da manuale la combinazione di repubblica
presidenziale e abrogazione della legge “spazza-corrotti” quando, secondo «lInstitut
V-Dem, osservatorio collegato alluniversità di Göteborg in Svezia e finanziato
in particolare dalla Banca mondiale […], il 70% della popolazione mondiale vive
in autocrazia, e il numero delle democrazie liberali, stimato in sole 34, non è
mai stato così basso dal 1995». «Le democrazie liberali sono ridotte perciò a
rannicchiarsi e sperare che londa autoritaria si esaurisca. Loro migliori
alleati sono le stesse autocrazie. Dallo stallo russo in Ucraina alla selvaggia
repressione in atto in Iran, passando per la gestione erratica della pandemia
nella Cina di Xi Jinping, le terre dellautoritarismo
mostrano oggi in ogni aspetto lo stesso paesaggio desolato» (G. Paris, Lautocratisation résiste dans le monde,
in «Le Monde», 22 dicembre 2022, on line). Come «lArtico dove si sente più
forte leco dei cannoni che tuonano in Ucraina. È dove Nato e Russia si sono
dati appuntamento per il duello finale. Era considerato lultima delle ultime
frontiere e ora è il fronte più caldo. È il grande convitato di pietra del
nostro tempo, in apparenza estraneo alla dissoluzione dellordine mondiale in
atto, in realtà al centro di tutto. La guerra bianca è già tra noi, e il
dominio dellArtico è la vera posta in gioco. Quando Joe Biden prevede un
“possibile conflitto” con la Russia sul controllo dellArtico, per Vladimir
Putin è unesplicita dichiarazione di guerra: “Spaccheremo i denti a chiunque
pensi di sfidare la nostra sovranità. LAmerica sappia che non cè Russia senza
Artico e non cè Artico senza Russia”» (Radio3Mondo, Zelensky a Washington: la reazione di Mosca / La guerra bianca, il
fronte artico, in «Rai Play
Sound», 22 dicembre 2022, on line, con L. Spinola e M. Mian, autore di Artico,
la battaglia per il grande Nord, Vicenza, Neri Pozza 2018 e Guerra
bianca. Il fronte artico, Vicenza, Neri Pozza 2022). Sempre più abitabile
nel cambiamento climatico, lArtico è ricco delle terre rare necessarie alle
tecnologie del nostro futuro, energie pulite incluse. «“I paesi
sviluppati sono riusciti a evitare grandi conflitti tra loro già da 75 anni”,
ha scritto John Mueller, politologo, nel luglio 2021, quando Putin ha messo su
carta i suoi deliri sullUcraina. È stata forse la pausa più lunga della
storia. La domanda è se le delusioni di Putin manderanno in frantumi la lunga
pace o serviranno da monito per gli altri» (Making
sense of Vladimir Putins war, in «The
economist», 23 dicembre 2022, on line). Anche linflazione ha una lunga
storia. Nel 1500, «alla fine la grande inflazione cessò. Lo sviluppo
demografico rallentò, riducendo la domanda di beni e servizi. I monarchi ebbero
il controllo della politica monetaria e fiscale con la promessa di fallire e
svilire la moneta meno spesso. E si affievolì il flusso di metalli preziosi
dalle Americhe. Le lezioni del secolo sono chiare. Quale che sia la causa, le
società che lasciano entrare linflazione dovrebbero aspettarsi qualcosa più
della semplice caduta del loro tenore di vita» (The great inflation of the 1500s is echoing eerily today, in «The
Economist», 20-24 dicembre 2022, on line). «Valutato sul metro liberale dei
limiti al governo, del rispetto della dignità individuale e della fiducia nel
progresso umano, il 2022 è stato misto. Ma cè speranza. LOccidente è stato
arrogante dopo il crollo del comunismo sovietico. Ne ha pagato il prezzo in
Iraq, Afghanistan e nella crisi finanziaria globale del 2007-2009. Nel 2022,
scosso dal populismo interno e dalla ascesa straordinaria della Cina, ha
ritrovato i suoi fondamenti» (What 2022
meant for the world, in «The Economist», 20-24 dicembre 2022, on line). Leconomia è
politica, vive di relazioni cooperative in sviluppi condivisi pur tra
inevitabili conflitti. La rivoluzione industriale fu preceduta dalle ribellioni
inglesi del 1628-60 e 1688-89 che imposero alla corona il controllo del
parlamento sulla politica fiscale. La rivoluzione francese andò ben oltre con
la Dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino del 1793, il
«vero atto di morte dellantico regime» (in Enciclopedia Treccani, on line). E
a Parigi, il 10 dicembre 1948, lONU – il “parlamento dellumanità” – votò
solennemente la Dichiarazione universale dei diritti umani, una presa datto. «Tuttavia, quasi
ottantanni dopo la pubblicazione de La via della servitù di Friedrich
von Hayek (1899-1992), viviamo ancora nelleredità delle politiche estremiste
che, con Milton Friedman (1912-2006), ha ancorato nella corrente economica
dominante. Queste idee ci pongono su una traiettoria pericolosa: la via verso
un fascismo versione XXI secolo» (J. Stiglitz, La minaccia più grande per leconomia è politica, in «Le Monde», 31
dicembre 2022-1 gennaio 2023, on line). Il laboratorio Italia conferma. È la minaccia più
grande perché economia e politica vivono nei giochi di reciprocità.
GIOCHI DI RECIPROCITÀ. Linsorgenza
della cooperazione (Milano, Feltrinelli,
1985) di Robert Axelrod, professore di scienze politiche alla University of
Michigan, fu pubblicato nel 1984, vigente il Glass-Steagall Banking Act
che, a tutela dei risparmi di ignari cittadini, dopo la grande crisi del 1929
vietò alle banche commerciali di operare nel settore finanziario. Abrogata nel
1999 dalla fede del libero mercato, portò alla grande crisi del nuovo millennio
nella sequela di mutui immobiliari a alto rischio poi venduti senza controlli
da società terze (Special Purpose Vehicle, SPV). Il lavoro in un gruppo
assicurativo internazionale chiarì fin dal 2017 a Jean-Jacques Gury che «tra
cinque o dieci anni, alle elezioni le stesse cause produrranno gli stessi
effetti: austerità, pauperizzazione della classe media e disoccupazione di
massa spingono verso reazioni istintive di rigetto dellaltro e di chiusura in
se stessi». «Tagliando le radici del passato e senza molta fiducia nel futuro,
restiamo attaccati alla spuma delle onde, alla dittatura di una informazione in
tempo reale su fatti vari, ma senza cercare nelle profondità degli oceani delle
biblioteche che permetteranno di scoprire ancora un futuro promettente» (J.J.
Jury, Le coup dÉtat milliardaire, Paris, Les éditions utopia, 2017, p.
110). Anche con le nuove tecnologie dellinformazione, usate da Robert Axelrod
in tornei del “dilemma del prigioniero”: cooperare lealmente per un risultato
condiviso o giocarsela da solo a spese dellaltro. Tornei ripetuti
con esperti e strategie diversi, con linatteso ma indiscutibile successo di Colpo su colpo che, «cooperando alla
prima mossa e quindi facendo esattamente quello tutto ciò che laltro giocatore
fa alla mossa precedente» (Axelrod, Giochi
di reciprocità, cit., p. 146),
chiarì che «fondamento della cooperazione non è la reciproca fiducia, bensì la
prevedibile durata del rapporto». «Nel lungo periodo, non importa tanto che i
giocatori si fidino gli uni degli altri, quanto il fatto che siano mature le
condizioni che consentano loro di costruire un modello stabile di reciproca
cooperazione». «Così come lavvenire è importante per linstaurarsi delle
condizioni adatte alla cooperazione, il passato è importante ai fini del
controllo dei comportamenti reali. È essenziale, cioè, che i giocatori abbiano
la possibilità di osservare le scelte già effettuate dalla controparte e di
reagire di conseguenza. In assenza di questa possibilità di sfruttare il
passato, diventa impossibile castigare le eventuali defezioni, con conseguente
scomparsa dellincentivo a cooperare. Fortunatamente non è affatto necessario
che la capacità di controllare il precedente comportamento dell“altro” sia
perfetta» (ivi, p. 151), dal momento che «COLPO SU COLPO si è comportata bene,
nonostante lerrata interpretazione del passato proprio perché, essendo capace
di perdonare volentieri, aveva una possibilità in più di ristabilire la
reciproca cooperazione» (ivi, p. 152). «Il nocciolo del
problema del conseguimento del successo tramite la cooperazione sta nel fatto
che lapprendimento per prove ed errori è un processo lento, spesso penoso:
potrebbero già esserci tutte le condizioni favorevoli a sviluppi di lungo
periodo, ma può darsi che non si abbia tempo di aspettare che siano forze cieche
a farci muovere lentissimamente verso strategie vicendevolmente premianti
fondate sulla reciprocità. Se però comprendiamo meglio lintero processo,
possiamo almeno sfruttare la nostra preveggenza di esseri umani per accelerare
levoluzione della cooperazione» (ivi, p. 158). È la storia dEuropa
dopo il 1945, a tappe: Comunità Europea del Carbone e dellAcciaio, patto di
Roma, istituzione del parlamento europeo, integrazione economica e cooperazione
tra le sue nazioni. Dopo lingresso di Danimarca, Irlanda e Regno Unito,
consolidata in elezioni europee e nella politica regionale per le aree più
povere, seguite dal programma Erasmus, dal lancio del mercato unico, dal
superamento delle frontiere interne e dallistituzione della moneta unica. Così
ha preso via via forma e sostanza lUnione Europea, con dodici nuovi paesi
aderenti e la firma del trattato di Lisbona, giusto in tempo per affrontare la grande
crisi del nuovo millennio: finanziaria, economica, politica e ora geopolitica.
Ma con lEuropa unita nel principio della reciprocità. «E per questo,
soggiunge lanonimo, si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e
così si finirebbe anche a star meglio. È tirata un po con gli argani, e
proprio da secentista: ma in fondo ha ragione» (A. Manzoni, I Promessi Sposi, Milano, Hoepli, 1998, p. 848).
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