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L’utopia da Aristofane all’età contemporanea

di Benedetta Colasanti
  La colonia di Marivaux
Data di pubblicazione su web 13/12/2022  

La colonia fa parte delle cosiddette “utopie” di Pierre de Marivaux insieme a L’isola degli schiavi – nota in Italia soprattutto per una regia di Strehler – e L’isola della ragione. Dopo Il trionfo del dio denaro (2015) e La seconda sorpresa dell’amore (2021), Beppe Navello propone un altro testo poco noto e di scarso successo.

A seguito di un naufragio su un’isola deserta, un gruppo di donne decide di ribaltare l’ordine sociale e prendere le redini del potere al posto degli uomini. Il regista si limita a “italianizzare” il testo di Marivaux, processo opposto o speculare alla “francesizzazione” del repertorio della Comédie Italienne che ebbe luogo a Parigi nel corso del Seicento. In entrambi i casi, l’obiettivo è quello di avvicinare culture diverse e straniere – quella ospitata e quella ospitante – e di rendere comprensibile la storia.

In questa commedia corale e al femminile, sul modello delle Ecclesiazuse (o Le donne al parlamento) di Aristofane, i personaggi maschili hanno uno spazio marginale e fanno un po’ da cornice alla vicenda. Tra loro si registrano alcune persistenze della Commedia dell’Arte: Persinetto, uno zanni acrobatico simile al più noto Arlecchino, che si pone come punto di mediazione fra le due parti, accedendo alle trame del gentil sesso origliando o per il tramite della propria innamorata. Il signor Sorbino sembra un’eco del vecchio o – per citare Goldoni – del “rustego”, corruttibile dalla moglie ma fortemente legato al passato e al ricordo nostalgico di quando le donne «cuociono la torta, come una volta, sfiancano il marito, come una volta, fanno entrare l’amante, come una volta, nelle spese si trattano bene, come una volta…» (Aristofane, Le donne al parlamento, 221 ss.).

 Un momento dello spettacolo © Filippo Manzini
Un momento dello spettacolo
© Filippo Manzini

I costumi di foggia “classica” rimandano all’antichità; i copricapi richiamano l’epoca di Marivaux; le pellicce leopardate e zebrate, indossate a un certo punto dalle due donne ideatrici della rivoluzione, fanno pensare a una tribalità intesa come punto di partenza ma anche come universo lontano. La scenografia di Luigi Perego indica invece un tempo “coloniale”. Tramite elementi visivi fortemente evocativi, l’utopia attraversa varie epoche ma è anche dichiaratamente funzionale alla messinscena: le vele leggere che simboleggiano il naufragio – facilmente comprimibili, dilatabili e manovrabili – si adattano al piccolo spazio del Saloncino Paolo Poli del teatro della Pergola.

 Un momento dello spettacolo © Filippo Manzini
Un momento dello spettacolo
© Filippo Manzini

Le luci e la musica hanno la funzione drammaturgica di scandire il ritmo del racconto; la prima sembra anche segnare lo scorrere del tempo, rispettando in qualche modo le unità pseudo-aristoteliche. Il “divertissement” originale – riadattato da Germano Mazzocchetti, suonato al pianoforte e cantato dal vivo rispettivamente da Alessandro Panatteri, dalle attrici e dagli attori – viene replicato più volte sia per intramezzare la pièce sia per mettere in evidenza frasi e questioni importanti. «Se anche non ci riusciremo noi, ci riusciranno le nostre nipoti», dice una delle protagoniste. Un’affermazione un po’ sterile che denuncia forse la reale mancanza di volontà e delle giuste condizioni per rendere tangibile l’utopia. Nell’insieme, la musica non è solo un elemento decorativo ma contribuisce attivamente alla riuscita di un testo monotono e – un po’ come riesce a fare il musical – unisce un pubblico potenzialmente diversificato. Soprattutto nel finale, spiega lo stesso regista, l’elemento musicale serve per smorzare i toni e per “risolvere” la brusca interruzione che caratterizza l’originale.

Un momento dello spettacolo
© Filippo Manzini

La colonia si pone come linea di congiunzione tra passato e presente, accumunati dall’utopia delle donne al potere. L’inattuabilità (e l’ironia) sta nel fatto che un mondo alla rovescia, in cui le donne si comportano come gli uomini e gli uomini come le donne, non sfocia in nessuna rivoluzione. Tutto è il contrario di tutto ma il risultato finale è sempre lo stesso: un sistema scisso in due in cui qualcuno comanda e qualcun altro soccombe, senza possibilità di integrazione e di dialogo. Un simile ed estremo “femminismo” rischia, se possibile, di essere ancor più rigido del “maschilismo” più incallito, privando l’essere umano di alcuni non indispensabili ma fondanti istituzioni, usi e sentimenti come il matrimonio, l’amore, la bellezza, la cura del corpo. Sono proprio questi divieti a far scaturire i primi dissidi tra le donne, a introdurre nuovi conflitti – oltre a quello di genere, quello tra ceti sociali – e a rendere irrealizzabile la rivoluzione.



La colonia di Marivaux
cast cast & credits
 




Un momento dello spettacolo visto il 1° dicembre 2022 al teatro della Pergola

 
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