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La vita poetica di Pier Paolo Pasolini, una sfida all’idea della morte

di Carmelo Alberti
  Pa’
Data di pubblicazione su web 29/11/2022  

Nell’anno del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini va in scena, in prima nazionale, al Teatro Goldoni di Venezia Pa’, un raffinato profilo biografico, dedicato alla sua identità poetica. Si tratta di una produzione del Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale, diretta da Marco Tullio Giordana, con convinzione e maestria sulla scia dell’impegno già mostrato nel film Pasolini, un delitto italiano (1995), e interpretata con particolare intensità espressiva da Luigi Lo Cascio. La drammaturgia, curata da entrambi, poggia su una selezione accurata delle liriche pasoliniane, inserita nel quadro di un’efficace scenografia minimalista, firmata da Giovanni Carlucci, che inventa un viaggio nei luoghi dell’artista. 

Emerge dallo spettacolo una linea di riflessione incisiva sulla passione poetica di Pasolini, che s’accende già nel transito degli anni infantili («Ho vissuto dentro una lirica a Casarsa»), si evidenzia nel trasferimento a Roma e prosegue fino alle soglie della morte-sacrificio. All’inizio Lo Cascio percorre la platea, fasciato in un abito scuro da cerimonia che lo rende goffo, prima di lasciare emergere una trepidante visione della fanciullezza, segnata dall’improvvisa partenza del fratello Guido, il quale un giorno imbraccia le armi per entrare nella resistenza antifascista. Il grido del poeta s’alza forte mentre sulla scena, che sintetizza il bordo di un prato ravvivato dal brillare delle lucciole, la figura dell’amato Guido, il partigiano Ermes ucciso in montagna, s’allontana lentamente e svanisce tra gli spettatori.


Una scena dello spettacolo
© Serena Pea

I versi di Pasolini svelano, intanto, la fisionomia della madre, fragile donna-bambina, angelo smarrito che conosce soltanto la forza dell’amore; è la «triste voce» materna, la voce che «canta nelle parole», quella che fa sospirare il figlio tormentato. L’ambientazione sbianca verso un paesaggio sconosciuto che a poco a poco rivela essere la periferia romana; l’immagine della città eterna si staglia all’orizzonte, desiderata e svelata a partire dalle sue marginalità. Il professore Pasolini si lascia assorbire dal mondo dissonante e vitale delle borgate. Lo attirano le grida dei ragazzi, il loro slancio per il calcio; sono quei giovani spiantati che lo invitano a giocare, chiamandolo a gran voce: «a Pa’!». La regia di Giordana fa apparire, allora, la presenza-immagine di un amico che gli lancia il pallone.


Una scena dello spettacolo
© Serena Pea

Di volta in volta i sussulti segreti e le fragilità di Pier Paolo emergono dalle espressioni che rammentano il verbo della religiosità, dal rimpianto dell’amore ancestrale, dalle pulsioni sessuali incluse nella densità del desiderio e negli sguardi disperati. La trama della rappresentazione ricerca, ancora, i concetti della politica, commenta i tratti contraddittori della lotta di classe e il tramonto delle speranze. Tali pensieri s’interrano tra i rifiuti che inondano il palcoscenico: sono un tappeto di fogli accartocciati, una pioggia di immondizia sospesa in cielo, rottami di elettrodomestici e materassi deformati dal tempo. Frattanto la voce del poeta Pasolini sprofonda sotto le ruote di un’automobile senza smettere di sfidare l’idea della morte, che si coniuga con la scommessa esistenziale dell’individuo dentro il destino del mondo.




Pa’
cast cast & credits
 


                                                 Una scena dello spettacolo visto al Teatro “Carlo Goldoni” di Venezia il 17 novembre 2022 
© Serena Pea

 
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