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Il trionfo del Falstaff di Verdi sulla scena del Teatro La Fenice

di Carmelo Alberti
  Falstaff
Data di pubblicazione su web 25/11/2022  

La Fondazione Teatro La Fenice di Venezia ha inaugurato con successo la stagione lirica 2022-2023 con un nuovo allestimento di Falstaff, la commedia lirica in tre atti di Giuseppe Verdi, affidata alla direzione musicale di Myung-Whun Chung. Nella sua ultima creazione operistica, iniziata nel 1889 all’età di settantasei anni e messa in scena alla Scala di Milano il 9 febbraio 1893, il grande compositore s’ingegna a sviluppare liberamente le tracce grottesche di un personaggio vorticoso, seppure poco consono al proprio temperamento, accogliendo il libretto elaborato con maestria da Arrigo Boito; si tratta di quel Sir John Falstaff, gaudente e ubriacone, presente ne Le allegre comari di Windsor e in alcune parti dell’Enrico IV e dell’Enrico V di William Shakespeare

Le vicende del tronfio grassone, che si crede irresistibile al punto da poter sedurre con facilità le ricche signore Alice Ford e Meg Page, hanno inizio nell’osteria della Giarrettiera, dove Falstaff strapazza sul concetto dell’“onore” Pistola e Bardolfo, i servi malfattori che si rifiutano di recapitare le missive (identiche) alle due comari. Le donne non solo condividono la lettura delle lettere, ma progettano anche una beffa per castigare il corpulento dongiovanni. Intanto Ford, marito di Alice, s’impegna a preparare la propria vendetta e a contrastare l’amore della figlia Ninetta per il giovane Fenton. La trappola femminile si trasforma in un’azione concitata in casa di Alice, al termine della quale Falstaff, rinchiuso nella cesta della biancheria, è rovesciato nelle acque putride di una fogna. Nella conclusione, che si svolge intorno alla «grande quercia di Hern» nel parco di Windsor, si accentua l’irrisione di Falstaff; in un’aura magica, animata da una mascherata popolare, tra finte fate, cupe befane e ceffi camuffati, un coro d’insieme decreta che «Tutto il mondo è burla… Ma ride ben chi ride la risata final».


Una scena dello spettacolo
© Michele Crosera

Ciò che attira l’attenzione dello spettatore, fin dall’alzarsi del sipario, è lo svolgimento unitario della rappresentazione; si respira una convergenza necessaria tra le componenti espressive; la musica è eseguita con impegno dall’orchestra della Fenice in relazione a un canto ben combinato con la recitazione; lo svolgimento scenico, poi, è definito sullo schema di una scenografia che descrive in modo lineare lo spaccato della sala elisabettiana alla Globe Theatre. Dinanzi a una composizione innovativa nella struttura musicale e nelle soluzioni interpretative il maestro Chung agisce senza forzature, preferendo sottolineare i singoli passaggi ora con leggerezza, ora con vigore, rispettando la strumentazione variegata, ora divertita ora seria, della partitura verdiana. 

Il ritmo dell’opera è scandito da un tracciato speculare nella divisione degli atti ed è caratterizzato da sezioni simmetriche che alternano smania e abbandono per il confronto instabile tra la tendenza a gonfiarsi di Falstaff e le manovre per sgonfiarlo da parte degli altri personaggi. Il compositore si confronta liberamente con la tecnica dello sviluppo drammatico: lo sottolinea l’importanza che assume il libretto, costruito da Boito sul gioco metrico che fa parlare gli uomini in ottonari, le donne in senari e i due innamorati in quinari, in un testo mai esente da ardite variabili. Verdi, inoltre, raggela il naturale sviluppo delle arie: lo fa, ad esempio, nel duetto amoroso mai concluso tra Fenon e Ninetta, o nell’incontro presto interrotto tra Alice e il protagonista; oppure quando, per rivelare il falso appuntamento amoroso sulle battute «dalle due alle tre» (atto secondo), utilizza poche note, alla stregua di un motivo da elaborare in seguito; e ancora quando lascia spazio al virtuosismo di Falstaff che scandisce sulla stessa nota (il «fa») i rintocchi della mezzanotte.


Una scena dello spettacolo
© Michele Crosera

Adrian Noble, già direttore artistico della Royal Shakespeare Company, sviluppa coerentemente l’ambientazione e l’azione scenica sullo schema del paradosso shakespeariano, con il contributo rilevante della scenografia di Dick Bird, dei costumi di Clancy e dal light designer affidato a Jean Kalman e Fabio Barettin. Il regista propone una specularità meta-teatrale densa di contrappunti simbolici, popolando il palco elisabettiano di danzatori e figuranti, tra cui lo stesso Shakespeare, di efebi e folletti, impegnati a riprodurre squarci del Sogno di una notte di mezza estate, mentre la vicenda trae respiro nell’intrecciarsi delle sfide e degli inganni.


Una scena dello spettacolo
© Michele Crosera

Tra i cantanti, tutti bravi, spicca la lodevole interpretazione di Nicola Alaimo, che da autentico mattatore passa con sicurezza dal tono grottesco a quello serio, mentre governa i tratti espressivi di un personaggio dignitoso e volgare a un tempo. Selene Zanetti è un’apprezzata Alice per la sua vocalità spigliata e il suo agile destreggiarsi in scena. Vladimir Stoyanov si mostra sicuro nel rendere le oscillazioni umorali di Ford. Renée Barbera (Fenton) e Caterina Sala (Nannetta) duettano con gradevolezza nelle parti dei due giovani amanti. Altrettanto appropriati nei rispettivi ruoli sono: Sara Mingardo (Mrs. Quickly), Veronica Simeoni (Mrs. Meg Page), Cristiano Olivieri (Bardolfo), Francesco Milanese (Pistola), Christian Collia (Dr. Cajus). Applausi scroscianti e convinti per tutti.




Falstaff



cast cast & credits
 
trama trama




Una scena dello spettacolo visto al Teatro La Fenice di Venezia
il 18 novembre 2022
© Michele Crosera


 
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