La Fondazione
Teatro La Fenice di Venezia ha inaugurato con successo la stagione lirica
2022-2023 con un nuovo allestimento di Falstaff,
la commedia lirica in tre atti di Giuseppe
Verdi, affidata alla direzione musicale di Myung-Whun Chung. Nella sua ultima creazione operistica, iniziata
nel 1889 alletà di settantasei anni e messa in scena alla Scala di Milano il 9
febbraio 1893, il grande compositore singegna a sviluppare liberamente le
tracce grottesche di un personaggio vorticoso, seppure poco consono al proprio
temperamento, accogliendo il libretto elaborato con maestria da Arrigo Boito; si tratta di quel Sir
John Falstaff, gaudente e ubriacone, presente ne Le allegre comari di Windsor e
in alcune parti dellEnrico IV e
dellEnrico V di William Shakespeare.
Le vicende del
tronfio grassone, che si crede irresistibile al punto da poter sedurre con facilità
le ricche signore Alice Ford e Meg Page, hanno inizio nellosteria della
Giarrettiera, dove Falstaff strapazza sul concetto dell“onore” Pistola e
Bardolfo, i servi malfattori che si rifiutano di recapitare le missive
(identiche) alle due comari. Le donne non solo condividono la lettura delle
lettere, ma progettano anche una beffa per castigare il corpulento dongiovanni.
Intanto Ford, marito di Alice, simpegna a preparare la propria vendetta e a
contrastare lamore della figlia Ninetta per il giovane Fenton. La trappola
femminile si trasforma in unazione concitata in casa di Alice, al termine
della quale Falstaff, rinchiuso nella cesta della biancheria, è rovesciato
nelle acque putride di una fogna. Nella conclusione, che si svolge intorno alla
«grande quercia
di Hern»
nel parco di Windsor, si accentua lirrisione di Falstaff; in unaura magica,
animata da una mascherata popolare, tra finte fate, cupe befane e ceffi
camuffati, un coro dinsieme decreta che «Tutto il mondo è burla… Ma ride ben chi ride la risata
final».
Una scena dello spettacolo © Michele Crosera
Ciò che attira
lattenzione dello spettatore, fin dallalzarsi del sipario, è lo svolgimento
unitario della rappresentazione; si respira una convergenza necessaria tra le
componenti espressive; la musica è eseguita con impegno dallorchestra della
Fenice in relazione a un canto ben combinato con la recitazione; lo svolgimento
scenico, poi, è definito sullo schema di una scenografia che descrive in modo
lineare lo spaccato della sala elisabettiana alla Globe Theatre. Dinanzi a una
composizione innovativa nella struttura musicale e nelle soluzioni
interpretative il maestro Chung agisce senza forzature, preferendo sottolineare
i singoli passaggi ora con leggerezza, ora con vigore, rispettando la
strumentazione variegata, ora divertita ora seria, della partitura verdiana.
Il ritmo
dellopera è scandito da un tracciato speculare nella divisione degli atti ed è
caratterizzato da sezioni simmetriche che alternano smania e abbandono per il confronto
instabile tra la tendenza a gonfiarsi di Falstaff e le manovre per sgonfiarlo
da parte degli altri personaggi. Il compositore si confronta liberamente con la
tecnica dello sviluppo drammatico: lo sottolinea limportanza che assume il
libretto, costruito da Boito sul gioco metrico che fa parlare gli uomini in
ottonari, le donne in senari e i due innamorati in quinari, in un testo mai
esente da ardite variabili. Verdi, inoltre, raggela il naturale sviluppo delle
arie: lo fa, ad esempio, nel duetto amoroso mai concluso tra Fenon e Ninetta, o
nellincontro presto interrotto tra Alice e il protagonista; oppure quando, per rivelare il falso appuntamento
amoroso
sulle battute «dalle due
alle tre» (atto secondo), utilizza poche note, alla stregua di un motivo da elaborare in seguito; e
ancora quando lascia spazio al virtuosismo di Falstaff che scandisce sulla
stessa nota (il «fa») i rintocchi della mezzanotte.
Una scena dello spettacolo © Michele Crosera
Adrian
Noble,
già direttore artistico della Royal Shakespeare Company, sviluppa coerentemente
lambientazione e lazione scenica sullo schema del paradosso shakespeariano,
con il contributo rilevante della scenografia di Dick Bird, dei costumi di Clancy
e dal light designer affidato a Jean
Kalman e Fabio Barettin. Il regista propone una specularità meta-teatrale
densa di contrappunti simbolici, popolando il palco elisabettiano di danzatori e
figuranti, tra cui lo stesso Shakespeare, di efebi e folletti, impegnati a
riprodurre squarci del Sogno di una notte
di mezza estate, mentre la vicenda trae respiro nellintrecciarsi delle
sfide e degli inganni. Una scena dello spettacolo © Michele Crosera
Tra i cantanti, tutti
bravi, spicca la lodevole interpretazione di Nicola Alaimo, che da autentico mattatore passa con sicurezza dal
tono grottesco a quello serio, mentre governa i tratti espressivi di un
personaggio dignitoso e volgare a un tempo. Selene Zanetti è unapprezzata Alice per la sua vocalità spigliata
e il suo agile destreggiarsi in scena. Vladimir
Stoyanov si mostra sicuro nel rendere le oscillazioni umorali di Ford. Renée Barbera (Fenton) e Caterina Sala (Nannetta) duettano con
gradevolezza nelle parti dei due giovani amanti. Altrettanto appropriati nei
rispettivi ruoli sono: Sara Mingardo
(Mrs. Quickly), Veronica Simeoni (Mrs.
Meg Page), Cristiano Olivieri
(Bardolfo), Francesco Milanese (Pistola),
Christian Collia (Dr. Cajus).
Applausi scroscianti e convinti per tutti.
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