Esplorare il buio
![La notte è il mio giorno preferito](../recensioni/img/cat8/1022_ajmone_big.jpg)
D'altra parte, anche l'arte continua a interrogarsi su questo tema. Nel corso della storia, tale questione ha assunto le più svariate forme: dal distacco degli epicurei dalle tensioni dell'attualità e dalle passioni a favore di una vita saggiamente appartata, fino ai viaggi esotici della letteratura; dal sublime pittorico di Caspar David Friedrich al “riciclo creativo” di alcuni contemporanei come Mika Koizumi o Arun Kumar, dei quali ricordiamo rispettivamente le “meduse di plastica” e la scultura Droppings and the dam, realizzata con tappi di plastica raccolti in tutto il mondo.
Anche la danza contemporanea cerca il proprio
spazio in questo filone. Sul territorio fiorentino, a proposito di epicureismo,
Virgilio Sieni ha tradotto in danza La natura delle cose di Lucrezio
e ha utilizzato piante vere per la scenografia di Paradiso. Annamaria
Ajmone, in scena a Cango nell'ambito del festival “La democrazia del
corpo”, opta invece per una riflessione immersiva nell'alterità, intesa come
mondo notturno del vegetale e dell'animale.
![Una scena di La notte è il mio giorno preferito](img/cat8/1022_ajmone_int2.jpg)
Gli oggetti di scena richiamano mondi tropicali in linea con l'immaginario comune: più che una foresta reale, ostile e inaccessibile, vediamo una sorta di paradiso terrestre. È il sapiente uso di luci e di ombre – oltre all'azione della performer – a rendere l'idea di una dimensione inquietante e primordiale. Anche il suono, eseguito in parte dal vivo tramite la voce dalla danzatrice e in parte attraverso la riproduzione della musica composta appositamente da Flora Yin Wong, rievoca un ritmo a metà tra il bucolico e il tribale. Suoni che rievocano le fronde al vento e il passaggio furtivo degli animali si fondono a ritmi che, per quanto lontani, riconosciamo paradossalmente come vicini, quotidiani.
Dal punto di vista stilistico, la coreografia
si inserisce in un “genere” ormai riconoscibile, senza tuttavia rinunciare alla
contaminazione e alla ricerca del movimento. Ogni più remota e dimenticata
parte del corpo diventa materia narrativa e motivo di curiosità ed esplorazione.
Di particolare tensione il momento in cui un occhio di bue rosso cerca
freneticamente nel buio la protagonista, a simboleggiare il pericolo o il fatto
che oggi – complici i social media – siamo tutti soggetti a qualche
forma di osservazione, di controllo.
![Una scena di La notte è il mio giorno preferito © Andrea Macchia](img/cat8/1022_ajmone_int1.jpg)
Una scena di La notte è il mio giorno preferito
La (ri)scoperta di una dimensione naturale e primordiale sembra avvalersi del terzo pilastro della Mindfulness: la “mente del principiante”. Si tratta di uno sguardo puro che osserva lo straordinario ma soprattutto l'ordinario con curiosità, come farebbe un bambino. Ajmone racconta l'estraneità attraverso la paura/attrazione del buio, rievocando le parole di Fabio Geda sul libro Nel mare ci sono i coccodrilli: «avere paura di ciò che non si vede […] è tipico dell'infanzia. […] Dovrebbero essere gli adulti a dire loro che non c'è nessun mostro nell'armadio» (Storia di un figlio, Milano, Baldini+Castoldi, 2020, p. 79).
A compiere questo viaggio è proprio l'adulto, privato da opinioni preconcette a favore della “mente del principiante”. La danzatrice accetta di diventare parte del buio, essere animale o vegetale di un indefinito ecosistema. La notte è il mio giorno preferito – ispirato a una lettera scritta da Emily Dickinson – interpreta e trasmette il senso del buio come presenza di qualcosa che non conosciamo, ma che forse ci appartiene.
La notte è il mio giorno preferito
![](img/cat8/1022_ajmone_coldx.jpg)
Cast & credits
Titolo
La notte è il mio giorno preferito |
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Data rappresentazione
23 ottobre 2022 |
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Città rappresentazione
Firenze |
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Luogo rappresentazione
Cango |
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Evento
La democrazia del corpo |
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Interpreti
Annamaria Ajmone |
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Produzione
Associazione L'Altra, FOG Triennale Milano Performing Arts, Fondazione del Teatro Grande di Brescia, Torinodanza, Fondazione I Teatri Reggio Emilia/Festival Aperto, Lac Lugano Arte e Cultura, Azienda Speciale Palaexpo - Mattatoio | Progetto Prendersi cura |
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Scenografia
Natália Trejbalová |
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Costumi
Jules Goldsmith |
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Coreografia
Annamaria Ajmone |
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Luci
Giulia Pastore, Elena Vastano |
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Musiche
Flora Yin Wong |
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Note
Ricerca, collaborazione drammaturgica: Stella Succi Preparazione voce: VEZA, Paola Stella Minni Progetto web: Giulia Polenta Organizzazione: Martina Merico Amministrazione: Francesca d'Apolito Con il sostegno di Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e Fondazione CR Firenze, Oriente Occidente, far° festival des arts vivants Nyon |