Esplorare il buio

di Benedetta Colasanti

Data di pubblicazione su web 26/10/2022

La notte è il mio giorno preferito

Quello tra uomo e natura è un rapporto di lunga durata. Un rapporto che tuttavia rischia di deteriorarsi quando l'uomo abita le grandi metropoli o territori fortemente soggetti alle azioni antropiche. Oggi la salvaguardia dell'ambiente, che è presupposto per la sopravvivenza, trova espressione soprattutto negli attivisti. Si pensi a gesti discutibili, estremi ma dal forte valore simbolico da parte del gruppo di protesta Last Generation: la salsa di pomodoro su I girasoli di Van Gogh (Londra, National Gallery) e il purè di patate su Il pagliaio di Monet (Potsdam, Museum Barberini). Più che tentare di instaurare un dialogo tra attività antropica e sensibilità verso altrettanto importanti tematiche ambientali, sembrano sancire una cesura, assumendo quasi il sapore di un grido di guerra.

D'altra parte, anche l'arte continua a interrogarsi su questo tema. Nel corso della storia, tale questione ha assunto le più svariate forme: dal distacco degli epicurei dalle tensioni dell'attualità e dalle passioni a favore di una vita saggiamente appartata, fino ai viaggi esotici della letteratura; dal sublime pittorico di Caspar David Friedrich al “riciclo creativo” di alcuni contemporanei come Mika Koizumi o Arun Kumar, dei quali ricordiamo rispettivamente le “meduse di plastica” e la scultura Droppings and the dam, realizzata con tappi di plastica raccolti in tutto il mondo.

Anche la danza contemporanea cerca il proprio spazio in questo filone. Sul territorio fiorentino, a proposito di epicureismo, Virgilio Sieni ha tradotto in danza La natura delle cose di Lucrezio e ha utilizzato piante vere per la scenografia di Paradiso. Annamaria Ajmone, in scena a Cango nell'ambito del festival “La democrazia del corpo”, opta invece per una riflessione immersiva nell'alterità, intesa come mondo notturno del vegetale e dell'animale.

Una scena di La notte è il mio giorno preferito
Una scena di La notte è il mio giorno preferito
© Andrea Macchia

Gli oggetti di scena richiamano mondi tropicali in linea con l'immaginario comune: più che una foresta reale, ostile e inaccessibile, vediamo una sorta di paradiso terrestre. È il sapiente uso di luci e di ombre – oltre all'azione della performer – a rendere l'idea di una dimensione inquietante e primordiale. Anche il suono, eseguito in parte dal vivo tramite la voce dalla danzatrice e in parte attraverso la riproduzione della musica composta appositamente da Flora Yin Wong, rievoca un ritmo a metà tra il bucolico e il tribale. Suoni che rievocano le fronde al vento e il passaggio furtivo degli animali si fondono a ritmi che, per quanto lontani, riconosciamo paradossalmente come vicini, quotidiani.

Dal punto di vista stilistico, la coreografia si inserisce in un “genere” ormai riconoscibile, senza tuttavia rinunciare alla contaminazione e alla ricerca del movimento. Ogni più remota e dimenticata parte del corpo diventa materia narrativa e motivo di curiosità ed esplorazione. Di particolare tensione il momento in cui un occhio di bue rosso cerca freneticamente nel buio la protagonista, a simboleggiare il pericolo o il fatto che oggi – complici i social media – siamo tutti soggetti a qualche forma di osservazione, di controllo.

Una scena di La notte è il mio giorno preferito © Andrea Macchia
Una scena di La notte è il mio giorno preferito
© Andrea Macchia

La (ri)scoperta di una dimensione naturale e primordiale sembra avvalersi del terzo pilastro della Mindfulness: la “mente del principiante”. Si tratta di uno sguardo puro che osserva lo straordinario ma soprattutto l'ordinario con curiosità, come farebbe un bambino. Ajmone racconta l'estraneità attraverso la paura/attrazione del buio, rievocando le parole di Fabio Geda sul libro Nel mare ci sono i coccodrilli: «avere paura di ciò che non si vede […] è tipico dell'infanzia. […] Dovrebbero essere gli adulti a dire loro che non c'è nessun mostro nell'armadio» (Storia di un figlio, Milano, Baldini+Castoldi, 2020, p. 79).

A compiere questo viaggio è proprio l'adulto, privato da opinioni preconcette a favore della “mente del principiante”. La danzatrice accetta di diventare parte del buio, essere animale o vegetale di un indefinito ecosistema. La notte è il mio giorno preferito – ispirato a una lettera scritta da Emily Dickinson – interpreta e trasmette il senso del buio come presenza di qualcosa che non conosciamo, ma che forse ci appartiene.


La notte è il mio giorno preferito

Cast & Credits




Una scena di
La notte è il mio giorno preferito
© Andrea Macchia

Spettacolo visto presso Cango (Firenze) il 23 ottobre 2022

Cast & credits

Titolo 
La notte è il mio giorno preferito
Data rappresentazione 
23 ottobre 2022
Città rappresentazione 
Firenze
Luogo rappresentazione 
Cango
Evento 
La democrazia del corpo
Interpreti 
Annamaria Ajmone
Produzione 
Associazione L'Altra, FOG Triennale Milano Performing Arts, Fondazione del Teatro Grande di Brescia, Torinodanza, Fondazione I Teatri Reggio Emilia/Festival Aperto, Lac Lugano Arte e Cultura, Azienda Speciale Palaexpo - Mattatoio | Progetto Prendersi cura
Scenografia 
Natália Trejbalová
Costumi 
Jules Goldsmith
Coreografia 
Annamaria Ajmone
Luci 
Giulia Pastore, Elena Vastano
Musiche 
Flora Yin Wong
Note 
Ricerca, collaborazione drammaturgica: Stella Succi Preparazione voce: VEZA, Paola Stella Minni Progetto web: Giulia Polenta Organizzazione: Martina Merico Amministrazione: Francesca d'Apolito Con il sostegno di Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e Fondazione CR Firenze, Oriente Occidente, far° festival des arts vivants Nyon