Come una meteora venuta da un altro
mondo, di cui molti temono il passaggio mentre alcuni la osservano stupiti o increduli,
Anne dArbeloff (1927-2022) ha
solcato il teatro italiano e ha lasciato una traccia indelebile del proprio
passaggio. Poco o per nulla arrendevole, forte, fortissima, fino agli ultimi
anni della sua lunga e operosa vita è stata dotata di una energia e una
determinazione rare, che finivano persino con imbarazzare talvolta i propri
interlocutori.
Organizzatrice inossidabile dalla
incrollabile tenacia, riusciva là dove altri si sarebbero arresi
istantaneamente. Per ottenere il suo scopo, produrre spettacoli ed eventi di
caratura internazionale come desiderava il suo Gerardo –, riusciva a mobilitare compagnie aeree e annoiati
aristocratici, diplomatici scettici e politici distratti, uomini di scena
prudenti e giornalisti riottosi. E, dopo la scomparsa di Guerrieri, anche accademici che, forse per pigrizia, stentavano a
riconoscere il peso di suo marito allinterno della cultura teatrale del
secondo Novecento.
Donna di straordinarie qualità
manageriali e di intelligenza acuta, aveva incorporata la leadership.
Era, per dirla con Goldoni, una
donna di governo che non smetteva mai il suo ruolo. La sua corazza e la sua
determinazione venivano da lontano. Appartenente a una famiglia di
aristocratici georgiani esuli negli Stati Uniti, aveva fatto esperienza diretta
del teatro e aveva saldato la drammaturgia con la vita politica. Entrata
giovanissima nella segreteria di Eleanor
Roosevelt, la grande first lady attivista nel campo dei diritti
umani, aveva cominciato con tale funzione a tessere rapporti con lItalia. Ed è
così che la scoprì Oriana Fallaci,
mentre nei primi anni Cinquanta si affaccendava a costruire ponti aerei fra i
giovani italiani e quelli statunitensi.
Da americana a Roma, non amava il
conformismo e non si era mai adeguata probabilmente a nessun conformismo, men
che meno al più pernicioso di tutti, quello culturale. Creatura equamente
divisibile fra Guerrieri e lei è stato sicuramente il Teatro Club, una
complessa e ramificata avventura teatrale durata dal 1957 fino al 1984, il cui
archivio è stracolmo di scritture di Anne
dArbeloff. Lettere, inviti, solleciti, richieste di concessioni e carte le
più varie parlano del suo iperattivismo e delle sue capacità di instaurare e
curare relazioni con ministeri, enti, istituzioni, associazioni, giornali,
singole personalità dellarte e della cultura. Per tacere delle compagnie
teatrali e dei gruppi: il suo ruolo nellarrivo del Living Theatre nel nostro
paese fu determinante. La sua specialità sembrerebbe fossero le ambasciate:
sapeva come rivolgersi e come attivare lattenzione dei diplomatici, canale
privilegiato per lavorare su scala internazionale. Amica di uomini politici di
altissimo profilo, come Aldo Moro, a
lei si deve loccupazione letterale di spazi romani non convenzionali durante
gli spettacoli del Teatro Club. Si muoveva a tutto campo e a largo raggio: per
lei far sbarcare la più numerosa compagnia di danza dallEuropa dellEst nel
Palasport o portare i riti degli aborigeni australiani in un museo erano la
stessa cosa, perché rappresentavano la stessa sfida.
Dopo la scomparsa di Guerrieri ha saputo rilanciare in più occasioni limportanza
del pensiero del marito. Senza mai mollare, con la complicità affettuosa della
figlia maggiore, Selene, ha
partecipato a inaugurazioni di teatri nel nome del marito, a interviste finite
incastonate in vari documentari, a convegni, a seminari. Adesso che la sua voce, così
particolare, non cè più, rimarrà a lungo la sua straordinaria lezione di vita,
di arte e di passione.
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