Remake
del grande classico Ikiru del maestro
Akira Kurosawa, Living di Oliver Hermanus
ambienta la vicenda negli stessi anni delloriginale (1953). Ci troviamo però non
più a Tokio ma a Londra. Mr. Williams (Bill
Nighy), un uomo che vive per il lavoro, perennemente immerso nella
ripetitività della propria routine da
capoufficio, scopre di avere un cancro che in pochi mesi lo ucciderà. Travolto
dalla notizia della sua inevitabile fine, il freddo burocrate rimane inizialmente
paralizzato, incapace di continuare la propria vita normalmente. Per la prima
volta dopo anni di lavoro ininterrotto inizia ad assentarsi dallufficio
ricercando qualcosa che possa dare un significato alla propria esistenza.
Poco
a poco laustero protagonista lascia trasparire la sua umanità, i suoi dubbi e
rimpianti; confidandosi con Margaret (Aimee
Lou Wood) riesce a raccogliere le sue ultime forze. Dopo un primo periodo
di disperazione, accettata lineluttabilità della propria sorte, torna al
lavoro con foga e con un obiettivo preciso: lasciare un segno del proprio
passaggio. Una scena del film
La
trasformazione del personaggio ricorda quella di Scrooge in A Christmas Carol. Davanti ai fantasmi
del passato, del futuro e del presente (in questo caso soprattutto quello della
propria fine), gli esseri umani possono disperarsi e perdere tutte le forze, ma
anche essere capaci di azioni straordinarie. Quando la certezza della morte si
palesa, la vita acquisisce improvvisamente un valore inestimabile: questo sembra
essere uno dei tanti significati di Living,
che racconta gli ultimi gesti disperati e testardi di un uomo che sta per
scomparire senza lasciare traccia di sé.
Il film mantiene il
ritmo e il tempo della pellicola originale. Silenzi, momenti dattesa, la
ripetizione di determinati gesti – esplicito omaggio al film di Kurosawa – finiscono
per indebolire loriginalità del remake. Al contempo il cambio di
ambientazione, i costumi, la chiave di lettura occidentale, le riprese a colori
e in alta definizione permettono al soggetto di raggiungere un pubblico più
vasto. Per chi si confronta per la prima volta con lopera la pellicola di
Hermanus risulterà certamente soddisfacente e piacevole alla visione senza però
incidere, correndo il rischio di venir dimenticata una volta usciti dalla sala.
Per chi conosce loriginale invece la delusione rischia di farsi ancora più
grande: il remake non apporta modifiche radicali alla trama, non introduce
riflessioni più profonde. Ai più risulterà un lavoro superfluo, ammodernamento
di unopera che probabilmente non ne aveva bisogno.
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