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Una Biennale Teatro tinta di ROT

di Tatiana Korneeva
  Biennale Teatro 2022
Data di pubblicazione su web 05/07/2022  

Intitolata “rosso” (dal tedesco “ROT”, appunto), la cinquantesima edizione del Festival Internazionale del Teatro, diretta da Stefano Ricci e Gianni Forte e prodotta dalla Biennale di Venezia, ha presentato in tutto quarantadue appuntamenti distribuiti in dieci giornate (24 giugno-3 luglio 2022) e centotrenta artisti, oltre alla sezione Biennale College riservata ad autori, registi e attori emergenti. “Rot” «ha un suono duro, è un graffio, una lacerazione che racconta uno sforzo, è il rumore dei denti nello sforzo. È il rosso che acceca, la metamorfosi della passione, furia che avvampa, iconoclastia. È il sangue che irradia i nostri cuori o il marchio della violenza dei crimini perpetrati», hanno dichiarato ricci/forte. Con queste premesse, c’era da aspettarsi una Biennale Teatro non troppo accomodante, se non addirittura spiazzante, inquietante e destabilizzante. E in buona parte lo è stata.

Ad aprirla è Christiane Jatahy, regista e filmmaker brasiliana cui è stato conferito il Leone d’oro alla carriera, la quale ha presentato The Lingering Now, seconda parte del dittico La nostra Odissea. Lo spettacolo affronta il tema dei viaggi difficili di migranti, immigrati e rifugiati politici visti attraverso la personalissima lettura da parte della regista dell’Odissea di Omero. È uno spettacolo che parla di confini: confini geografici, confini tra il presente e il passato, confini tra il teatro e il cinema. Davvero apprezzabile risulta infatti la contaminazione tra il film documentario proiettato sullo schermo che Jatahy ha girato visitando i campi profughi in Cisgiordania, Libano, Johannesburg, Grecia e Amazzonia, e il live video degli attori che si mescolano al pubblico in sala. Il lavoro multimediale di Jatahy dà voce alle testimonianze di veri e propri “odissei” contemporanei che hanno vissuto l’immigrazione sulla propria pelle, come quella della siriana Yara, partita per studiare teatro all’estero e arrestata e incarcerata al suo ritorno in patria. Se l’idea del dittico era nata per raccontare il Brasile di oggi distrutto dall’avidità, nonché la tragedia familiare della regista, il messaggio dello spettacolo va al di là delle intenzioni iniziali, in quanto finisce per raccontare il momento catastrofico che stiamo vivendo ora, in cui in fin dei conti siamo un po’ tutti Ulisse o figli di Ulisse.

The Lingering Now di Christiane Jatahy 
© Andrea Avezzù

The Triptych, la magnifica trilogia della compagnia belga Peeping Tom, fondata da Gabriela Carrizo e Franck Chartier, prosegue sulla linea tracciata dallo spettacolo di apertura. Si tratta anche qui del viaggio, stavolta però quello dello sguardo che si meraviglia continuamente nell’esplorare tutto ciò che succede in scena. Come per giustificare il nome della compagnia, preso in prestito da un personaggio della leggenda di Lady Godiva, la messa in scena dei Peeping Tom si dimostra un’esperienza unica di viaggio visivo e sonoro dal sapore cinematografico, in cui il pubblico entra nella mente di un uomo anziano la cui vita, forse la sua, forse quella immaginata o forse quella altrui, scorre come un film. Nel susseguirsi vertiginoso di azioni ed emozioni, le storie che si animano davanti al protagonista seguono il filo di una narrazione originalissima, dove quello che succede veramente si confonde con quello che crediamo succeda.

Il Triptych si sviluppa secondo tre movimenti, The Missing Door, The Lost Room e The Hidden Floor (“La porta mancante”, “La stanza perduta” e “Il pavimento nascosto”), in cui gli interpreti, con la particolarissima cifra di teatrodanza che caratterizza la compagnia, trasportano lo spettatore in un mondo perturbante e iperrealistico. La cornice in cui si svolgono i tre racconti è posta in un ambiente chiuso, che fa intuire un fuori inquietante. Nel primo movimento, la scena è costituita da un corridoio pieno di porte; nel secondo dalla cabina di una nave, mentre nel terzo dall’interno ed esterno di un ristorante abbandonato. Questi spazi claustrofobici, montati e smontati in piena vista così da diventare parte integrante dello spettacolo, immersi in una sonorità geniale e inquietante (a cura di Raphaëlle Latini et al.), fanno da cornice a una serie di personaggi che continuamente si sfiorano, si scontrano, si avvinghiano, si distaccano e si aggrappano l’uno all’altro, saltano e cadono violentemente, creando un’atmosfera di malinconica nostalgia.

The Triptych della compagnia Peeping Tom 
© Andrea Avezzù

Veronica è una mise en lecture poetica e onirica del testo di Giacomo Garaffoni, vincitore della quarantanovesima edizione della Biennale Teatro College 2021 dedicata agli autori under 40, con la regia di Federica Rosellini. La lettura scenica è eseguita da cinque figure femminili che, stando attorno a un lungo tavolo con l’attrezzatura da DJ e musica live electronic, creano un ambiente dark in cui raccontano una tragedia di impianto classico che prende vita intorno a un dramma di tutti i giorni. La storia comincia con la morte prematura di Veronica, una donna che non appare mai, ma la cui presenza si percepisce ovunque. Era una delle undici “mogli”, amiche talmente strette da considerarsi spose. Di Veronica resta solo un’impronta blu su un divano bianco, una macchia impossibile da lavare con cui le “mogli” si confrontano nel corso della performance intercalata dalla sonorità da club notturno e dalle musiche della Dido di Purcell.

Veronica di Giacomo Garaffoni 
© Martin Daske

In Sovrimpressioni, spettacolo “da camera” liberamente ispirato a Ginger e Fred di Federico Fellini, i due autori-attori Daria Deflorian e Antonio Tagliarini sono in scena nei panni di sé stessi, ma in relazione ai due protagonisti del film, Pippo e Amelia, noti per la loro imitazione della famosa coppia Ginger Rogers e Fred Astaire. Mentre le truccatrici preparano i performer per lo spettacolo, i due parlano del loro lavoro e dei loro ricordi. Lui ha il rimpianto di non aver vissuto a pieno la propria vita, di non aver fatto nulla di veramente pazzo da giovane. Lei è ossessionata da una foto di Greta Garbo che la ritrae in un gesto che sembra quello di una preghiera alla vita, come se l’attrice, che lasciò la scena a soli 36 anni, dicesse “fa’ che mi succeda ancora qualcosa”. È quindi un’opera teatrale che riflette sul rapporto tra «biografia e finzione, tra le figure che rincorriamo per conoscerci meglio e il presente, lo sfondo storico che preme sulle nostre scelte, le confonde, le smentisce, le conferma» (Deflorian-Tagliarini). Un altro tema non meno centrale dello spettacolo è quello della paura di diventare vecchi. Lo spettatore, che assiste a un’ora di trucco, si aspetta che al termine della preparazione gli attori finiscano per assomigliare ai ruoli che devono interpretare, ma rimane deluso. Daria e Antonio si ritrovano invecchiati, non perché simili ai due personaggi di Fellini, ma perché vicini alla loro età reale, uguali a sé stessi.


Sovrimpressioni di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini 
© Martin Daske

Brief Interviews with Hideous Men - 22 Type of Lonliness della regista lettone Yana Ross, tratto dall’omonimo testo di David Foster Wallace, descrive in modo diretto e senza censure il sessismo quotidiano ed esamina la tendenza maschile a disumanizzare “le altre”. Con le rappresentazioni esplicite di sesso dal vivo, escrementi, sangue mestruale, la messa in scena di Ross, tanto attesa a Venezia, vorrebbe trascendere i confini estetici e provocare lo spettatore; peccato che in questo sia in ritardo di cinquant’anni.


Brief interviews with hideous men di Yana Ross 
© Martin Daske

Odorama di Antoine Neufmars, uno dei vincitori del bando performance site-specific, allestito in campo Sant’Agnese, riflette sull’anosmia, disturbo psicologico che si traduce in una crisi di identità e una perdita dei punti di riferimento. Nella sua drammaturgia performativa, Odorama si domanda che cosa sarebbe la nostra vita senza olfatto. Stabilendo un contatto diretto con lo spettatore, Neufmars cerca di usare l’olfatto come strumento di immersione nella finzione e di viaggio nella memoria alla scoperta di sé stessi e degli altri.



Odorama di Antoine Neufmars 
© Martin Daske

Vale la pena di segnalare, infine, i testi poetici di Alda Merini letti al termine di ogni serata negli spazi aperti dell’Arsenale. È il Late Hour Scratching Poetry, un “fuori orario” affidato a voci femminili: otto attrici under 35 e tre interpreti note: Asia Argento, Sonia Bergamasco, Galatea Ranzi.




Biennale Teatro 2022
The Lingering Now
cast cast & credits
 
Odorama
cast cast & credits
 
The Triptych
cast cast & credits
 
Veronica
cast cast & credits
 
Sovrimpressioni
cast cast & credits
 
Brief Interviews with Hideous Men - 22 Types of Loneliness
cast cast & credits
 


(Venezia, 24 giugno-3 luglio)



 
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