Intitolata
“rosso” (dal tedesco “ROT”, appunto), la cinquantesima edizione del Festival
Internazionale del Teatro, diretta da Stefano Ricci e Gianni Forte
e prodotta dalla Biennale di Venezia, ha presentato in tutto quarantadue
appuntamenti distribuiti in dieci giornate (24 giugno-3 luglio 2022) e centotrenta
artisti, oltre alla sezione Biennale College riservata ad autori, registi e
attori emergenti. “Rot” «ha un suono duro, è un graffio, una lacerazione che
racconta uno sforzo, è il rumore dei denti nello sforzo. È il rosso che acceca,
la metamorfosi della passione, furia che avvampa, iconoclastia. È il sangue che
irradia i nostri cuori o il marchio della violenza dei crimini perpetrati»,
hanno dichiarato ricci/forte. Con queste premesse, cera da aspettarsi una
Biennale Teatro non troppo accomodante, se non addirittura spiazzante,
inquietante e destabilizzante. E in buona parte lo è stata.
Ad aprirla è
Christiane Jatahy, regista e filmmaker
brasiliana cui è stato conferito il Leone doro alla carriera, la quale ha presentato
The Lingering Now, seconda
parte del dittico La nostra Odissea. Lo spettacolo affronta il tema dei viaggi difficili di migranti,
immigrati e rifugiati politici visti attraverso la personalissima lettura da
parte della regista dellOdissea di Omero. È uno spettacolo che
parla di confini: confini geografici, confini tra il presente e il passato,
confini tra il teatro e il cinema. Davvero apprezzabile risulta infatti la
contaminazione tra il film documentario proiettato sullo schermo che Jatahy ha
girato visitando i campi profughi in Cisgiordania, Libano, Johannesburg, Grecia
e Amazzonia, e il live video degli attori che si mescolano al pubblico
in sala. Il lavoro multimediale di Jatahy dà voce alle testimonianze di veri e
propri “odissei” contemporanei che hanno vissuto limmigrazione sulla propria
pelle, come quella della siriana Yara, partita per studiare teatro allestero e
arrestata e incarcerata al suo ritorno in patria. Se lidea del dittico era
nata per raccontare il Brasile di oggi distrutto dallavidità, nonché la
tragedia familiare della regista, il messaggio dello spettacolo va al di là
delle intenzioni iniziali, in quanto finisce per raccontare il momento
catastrofico che stiamo vivendo ora, in cui in fin dei conti siamo un po tutti
Ulisse o figli di Ulisse. The Lingering Now di Christiane Jatahy © Andrea Avezzù
The Triptych, la magnifica trilogia della compagnia belga Peeping Tom, fondata da Gabriela
Carrizo e Franck Chartier, prosegue sulla linea tracciata dallo
spettacolo di apertura. Si tratta anche qui del viaggio, stavolta però quello
dello sguardo che si meraviglia continuamente nellesplorare tutto ciò che
succede in scena. Come per giustificare il nome della compagnia, preso in
prestito da un personaggio della leggenda di Lady Godiva, la messa in
scena dei Peeping Tom si
dimostra unesperienza unica di viaggio visivo e sonoro dal sapore
cinematografico, in cui il pubblico entra nella mente di un uomo anziano la cui
vita, forse la sua, forse quella immaginata o forse quella altrui, scorre come
un film. Nel susseguirsi vertiginoso di azioni ed emozioni, le storie che si
animano davanti al protagonista seguono il filo di una narrazione
originalissima, dove quello che succede veramente si confonde con quello che
crediamo succeda.
Il Triptych si sviluppa secondo tre movimenti, The
Missing Door, The Lost Room e The Hidden Floor (“La porta
mancante”, “La stanza perduta” e “Il pavimento nascosto”), in cui gli
interpreti, con la particolarissima cifra di teatrodanza che caratterizza la
compagnia, trasportano lo spettatore in un mondo perturbante e iperrealistico. La
cornice in cui si svolgono i tre racconti è posta in un ambiente chiuso, che fa
intuire un fuori inquietante. Nel primo movimento, la scena è costituita da un
corridoio pieno di porte; nel secondo dalla cabina di una nave, mentre nel
terzo dallinterno ed esterno di un ristorante abbandonato. Questi spazi
claustrofobici, montati e smontati in piena vista così da diventare parte
integrante dello spettacolo, immersi in una sonorità geniale e inquietante (a
cura di Raphaëlle Latini et al.), fanno da cornice a una serie di
personaggi che continuamente si sfiorano, si scontrano, si avvinghiano, si distaccano
e si aggrappano luno allaltro, saltano e cadono violentemente, creando
unatmosfera di malinconica nostalgia. The Triptych della compagnia Peeping Tom © Andrea Avezzù
Veronica è una mise en lecture poetica e onirica
del testo di Giacomo Garaffoni, vincitore della quarantanovesima edizione della Biennale
Teatro College 2021 dedicata agli autori under 40, con la
regia di Federica Rosellini. La lettura scenica è eseguita
da cinque figure femminili che, stando attorno a un lungo tavolo con lattrezzatura
da DJ e musica live electronic, creano un ambiente dark in cui raccontano una tragedia di
impianto classico che prende vita intorno a un dramma di tutti i giorni. La
storia comincia con la morte prematura di Veronica, una donna che non appare
mai, ma la cui presenza si percepisce ovunque. Era una delle undici “mogli”,
amiche talmente strette da considerarsi spose. Di Veronica resta solo
unimpronta blu su un divano bianco, una macchia impossibile da lavare con cui
le “mogli” si confrontano nel corso della performance intercalata dalla
sonorità da club notturno e dalle musiche della Dido di Purcell.
Veronica di Giacomo Garaffoni © Martin Daske
In Sovrimpressioni,
spettacolo “da camera” liberamente ispirato a Ginger e Fred di Federico
Fellini, i
due autori-attori Daria Deflorian e Antonio Tagliarini sono in scena nei
panni di sé stessi, ma in relazione ai due protagonisti del film, Pippo e
Amelia, noti per la loro imitazione della famosa coppia Ginger Rogers e Fred
Astaire. Mentre le truccatrici preparano i performer per lo spettacolo,
i due parlano del loro lavoro e dei loro ricordi. Lui ha il rimpianto di non aver
vissuto a pieno la propria vita, di non aver fatto nulla di veramente pazzo da
giovane. Lei è ossessionata da una foto di Greta Garbo che la ritrae in
un gesto che sembra quello di una preghiera alla vita, come se lattrice, che
lasciò la scena a soli 36 anni, dicesse “fa che mi succeda ancora qualcosa”. È
quindi unopera teatrale che riflette sul rapporto tra «biografia e finzione, tra le
figure che rincorriamo per conoscerci meglio e il presente, lo sfondo storico
che preme sulle nostre scelte, le confonde, le smentisce, le conferma»
(Deflorian-Tagliarini). Un altro tema non meno centrale dello spettacolo è
quello della paura di diventare vecchi. Lo spettatore, che assiste a
unora di trucco, si aspetta che al termine della preparazione gli attori finiscano
per assomigliare ai ruoli che devono interpretare, ma rimane deluso. Daria e
Antonio si ritrovano invecchiati, non perché
simili ai due personaggi di Fellini, ma perché vicini alla loro età reale, uguali a sé stessi.
Sovrimpressioni di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini © Martin Daske
Brief
Interviews with Hideous Men - 22 Type of Lonliness della regista lettone Yana Ross, tratto dallomonimo testo di David
Foster Wallace, descrive in modo diretto e senza censure il sessismo
quotidiano ed esamina la tendenza maschile a disumanizzare “le altre”. Con le
rappresentazioni esplicite di sesso dal vivo, escrementi, sangue mestruale,
la messa in scena di Ross, tanto attesa a Venezia, vorrebbe trascendere i
confini estetici e provocare lo spettatore; peccato che in questo sia in
ritardo di cinquantanni. Brief interviews with hideous men di Yana Ross © Martin Daske
Odorama di Antoine Neufmars, uno dei vincitori del
bando performance site-specific, allestito in campo SantAgnese,
riflette sullanosmia, disturbo psicologico che si traduce in una crisi di
identità e una perdita dei punti di riferimento. Nella sua drammaturgia
performativa, Odorama si
domanda che cosa sarebbe la nostra vita senza olfatto. Stabilendo un contatto
diretto con lo spettatore, Neufmars cerca di usare lolfatto come
strumento di immersione nella finzione e di viaggio nella memoria alla scoperta
di sé stessi e degli altri.
Odorama di Antoine Neufmars © Martin Daske
Vale la pena
di segnalare,
infine, i testi poetici di Alda Merini letti al termine di ogni serata
negli spazi aperti dellArsenale. È il Late Hour Scratching
Poetry, un “fuori
orario” affidato a voci femminili: otto attrici under 35 e tre interpreti note:
Asia Argento, Sonia Bergamasco, Galatea Ranzi.
|
|