Il 28 e il 29 luglio 2022, sul
palcoscenico del Teatrino del Palazzo Grassi a Venezia, è stata ricreata la
magia di una fiaba orientale settecentesca e insieme di un balletto pantomimo non
più allestito da secoli, Le Prince Pot-à-Thé, detto anche Il Ballet
des Porcelaines. Scritto da Anne-Claude-Philippe
de Thubières-Grimoard, conte di Caylus (1692-1765), poligrafo, uomo di
teatro e uno dei più importanti antiquari del
Settecento, il divertissement fu messo in scena nel 1739 nel Château
de Morville, vicino a Parigi, a opera di aristocratici amanti del teatro e attori
dilettanti.
Il Ballet des Porcelaines di Meredith Martin e Phil Chan © Martin Daske
“Il Principe della Teiera” racconta la vicenda di un principe e
di una principessa dispersi in unisola esotica governata da uno stregone cinese
che trasforma chiunque osi trasgredire le sue leggi in oggetti di porcellana. Separato
dalla sua amata, il principe, tramutato in una teiera, è destinato a rimanere
in quella forma fino a quando la principessa arriverà a salvarlo rubando la
bacchetta al mago malvagio dopo averlo sedotto. Il
balletto fiabesco finisce con lunione dei due amanti, la fuga dello stregone e
lo scioglimento dellincantesimo, che comporta il ritorno alla vita di tutti i
prigionieri di porcellana dellisola.
Il Ballet des Porcelaines di Meredith Martin e Phil Chan © Martin Daske
Il libretto di Caylus e la
partitura di Nicolas-Racot de Grandval
(1676-1750) sono stati rinvenuti allinizio degli anni Duemila in un fondo manoscritto
che faceva parte della Bibliothèque dramatique Soleinne (ora conservato presso
le due sedi della Bibliothèque de lArsenal e della Bibliothèque National de
France). Nulla sopravvive, tuttavia, della scenografia, della coreografia e dei
costumi. La mancanza di informazioni sullallestimento originale, anziché essere
un ostacolo per la ricostruzione dello spettacolo settecentesco, è divenuto per
i due curatori della messinscena – Meredith
Martin, docente di Storia dellArte alla New York University, e Phil Chan, coreografo – unoccasione di
rilettura del balletto pantomimo in una chiave contemporanea che attualizza lopera
rococò per il pubblico multiculturale e multirazziale di oggi. Da un lato il
loro allestimento preserva lallegoria della fiaba di Caylus, che evoca il
desiderio degli occidentali di possedere i segreti della creazione della
porcellana delle manifatture cinesi: il balletto si apre infatti con lingresso
dei danzatori che indossano delle tute con le scritte “Sèvres” e “Meissen”. Dallaltro
lato, Martin, le cui ricerche si focalizzano sulle relazioni tra Europa e Asia,
e Chan, co-fondatore dellassociazione Final Bow
for Yellowface impegnata a contrastare le rappresentazioni negative e obsolete
degli asiatici sui palcoscenici occidentali, diffondendo limmagine positiva
dellalterità razziale e culturale e creando una comunità di balletto più
inclusiva, decidono di riformulare la fiaba di Caylus in modo da rendere
i personaggi asiatici – spesso presentati nella storia del balletto europeo come
ornamentali, grotteschi o ridicoli – i veri protagonisti della scena.
Il Ballet des Porcelaines di Meredith Martin e Phil Chan © Martin Daske
Così, il mago cinese (Tyler Hanes, attore e ballerino noto per le sue performance in diversi musical di
Broadway) diventa un collezionista europeo di porcellane ispirato alla
figura del principe di Sassonia e re di Polonia, Augusto il Forte, fondatore di Meissen, la prima manifattura europea
a produrre la vera porcellana. Le parti del principe e della principessa sono invece
affidate a due ballerini americani di origine asiatica, Giorgina Pazcoguin e Daniel Applebaum, del New York City Ballet. Oltre alla scelta degli attori, una rilettura
che elimina ogni aspetto problematico della chinoiserie e la tendenza del
balletto a creare stereotipi razziali sui personaggi asiatici, destinati a
resistere per secoli nel balletto e nella danza classica, si riflettono anche
nei costumi dei musicisti dellorchestra, che fungono da scenografia per
lisola di porcellana. Mentre queste soluzioni, tutto sommato condivisibili, hanno
permesso ai curatori di re-immaginare e di attualizzare lo spettacolo rococò, nelle
loro intenzioni fanno sì che lo spettatore odierno rifletta su come le altre
culture siano state rappresentate in passato, con lo scopo di evitare nel
presente la ripetizione di atteggiamenti discriminatori verso gli stranieri.
Il Ballet des Porcelaines di Meredith Martin e Phil Chan © Martin Daske
Nel complesso, i venti minuti che
danno nuova vita al “Balletto delle
porcellane” sono molto godibili, tanto per la tecnica e lespressione
degli interpreti, quanto per le scelte ideologiche, sceniche e musicali. Lo
spettacolo è stato prodotto grazie alla collaborazione tra istituzioni e
generose donazioni di privati, oltre ai fondi provenienti dal progetto SPECTACLE di Elisa Cazzato, Marie Curie Global Fellow allUniversità Cà Foscari
di Venezia e responsabile della gestione dei costumi.
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