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La danza “fuori chiave”

di Gabriella Gori
  AfterRite / Lore
Data di pubblicazione su web 04/07/2022  

La danza di Wayne McGrgor nel dittico AfterRite+LORE è, per usare la metafora musicale di Pirandello, un’arte “fuori chiave”, dissonate e disarmonica, che dissolve certezze, fa emergere contraddizioni e costringe a osservare il mondo da inusuali e stranianti prospettive. AfterRite+LORE, presentati con successo al Teatro alla Scala rispettivamente in prima nazionale e in prima assoluta, segnano il ritorno di McGregor dopo Dido and Aeneas nel 2006 e Woolf Works nel 2019. Dancemaker di fama mondiale, coreografo residente al Royal Ballet e direttore artistico della Biennale Danza di Venezia, si ripresenta al Piermarini con un’audace reinterpretazione di Le Sacre du printemps e Les noces. Due celeberrimi balletti dei Balletti Russi di Diaghilev su musica di Stravinskij, eseguita alla Scala dall’Orchestra del Teatro magistralmente diretta da Koen Kessels. Un’operazione coreutica “fuori chiave”, dunque, sorretta dalla solida drammaturgia di Uzma Hameed, che rende omaggio al balletto “di tradizione” ma, nel contempo, lo attualizza per farne veicolo di personali considerazioni sul nostro problematico oggi.


AfterRite - Alessandra Ferri - Marco Agostino 
© Brescia e Amisano - Teatro alla Scala

AfterRite, creato per l’American Ballet Theatre nel 2018 e ripreso dal Royal Danish Ballet nel 2019, viene ora riproposto con l’étoile Alessandra Ferri, acclamata protagonista della messinscena americana, e il formidabile Corpo di Ballo scaligero. Il titolo rimarca – a detta di McGregor, che firma regia e coreografia – la distanza dall’archetipo di Vaclav Nijinskij del 1913 e da tutte le versioni che si sono succedute nel tempo. Nel titolo After sottolinea l’idea e la volontà di venire dopo il Rite, ovvero il sacrificio dell’Eletta de Le Sacre du printemps di Stravinskij, per raccontare la sua visione del mondo contemporaneo. Per questo l’ambientazione, influenzata da Silent Spring di Rachel Carson, un testo del 1962 sul disastroso impatto ambientale dei pesticidi, non è più quella primitiva e ancestrale di Nijinskij, legata a una Russia rurale tra natura naturans e natura naturata. Non viene neppure in primo piano la partecipazione della collettività al rito sacrificale della prescelta. 

Con McGregor la primavera non ha più ragione di essere. Siamo catapultati dalla scenografia di Vicki Mortimer, attraversata dalle proiezioni di Ravi Deepres e filtrata dalle luci basse di Lucy Carter, nell’arido e inospitale deserto di Atacama in Cile. Una zona da cui è possibile osservare le stelle ma anche il posto dove Pinochet faceva seppellire i prigionieri politici e le donne di Calama andavano a ricercare i cari resti. L’Atacama diventa così il simbolo dell’homo destruens che distrugge la natura e profana i più alti valori umani. In quest’ottica il sacrificio dell’Eletta viene visto da McGregor nella prospettiva straniata di una madre che è costretta a decidere quale delle due figlie salvare, nonché in quella alienata della comunità che assiste smarrita al dramma familiare.

In AfterRite lo straniamento è accentuato dalla presenza di una serra idroponica, posizionata sul lato sinistro della scena, che in mezzo alla vegetazione accoglie le due bambine, impersonate dalle allieve della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala. Di primo acchito, la serra potrebbe rappresentare l’embrione di una nuova società ed essere il punto di partenza per la rivegetalizzazione dell’Atacama, ma poi questa scatola di vetro esploderà e sarà la tomba della ragazzina condannata dalla madre al brutale e inumano sacrificio. 


AfterRite
© Brescia e Amisano - Teatro alla Scala

La coreografia di McGregor scorre per quadri giustapposti in cui i ballerini in body color carne non si muovono compatti come accadeva nel Sacre di Nijinskij, e i duetti e gli ensemble contemporanei lasciano spazio alla madre di Alessandra Ferri. È lei il pernio attorno a cui ruota questa pièce “fuori chiave”. Secondo McGregor, la donna rappresenta «un’Eva mitocondriale». La Ferri, che il coreografo fa danzare sulle punte insieme alle colleghe, prorompe con tutto il suo gigantesco portato artistico e la sua presenza lascia il segno come in Woolf Worksdove interpretava Virginia Woolf. 

La Madre di Alessandra è una figura di donna disperata che si dibatte nel dolore di una scelta disumana e ingiusta e restituisce in danza questa tragicità priva di riscatto. E se la coralità di AfterRite non risulta sempre incisiva, l’epilogo con il passo a due tra la madre e Nicola Del Freo, il membro del gruppo che non le lascia via d’uscita, resta impresso per il pathos e la fusione tra neoclassicismo espressivo e contemporaneità cinetica, in sintonia con la potente partitura stravinskijana. 

LORE, creazione nata per il Corpo di Ballo milanese, si ispira a Les noces che Bronislava Nijinska, sorella di Nijinskij, creò nel 1923 su musica di Stravinskij a dieci anni di distanza da Le Sacre del fratello. L’arco temporale che separa i due balletti fornisce a McGregor lo spunto per collegarli in modo inaspettato: la figlia che ha avuto salva la vita in AfterRite «è la stessa ragazza che appare dieci anni dopo in LORE».


LORE - Agnese Di Clemente Timofej Andrijahenko Claudio Coviello 
© Brescia e Amisano - Teatro alla Scala

In questa rivisitazione, che si avvale delle essenziali scene e dei semplici costumi di Vicki Mortimer e delle luci chiaroscurali di Jon Clark, torna prepotentemente il guizzo coreografico di McGregor, che non pone limiti all’uso regolare e irregolare del corpo per dare vita a uno stile “transcontemporaneo” inconfondibilmente suo. Notevole è il fluido avvicendarsi di duetti e scene corali, sorprendenti le multiformi prese e il ricercato lavoro di e in coppia, trascinante l’energia che muove e presiede il tutto in nome e per conto dell’Amore, anche questo, come del resto l’intero spettacolo, “fuori chiave”.

Lore è un temine inglese che si riferisce alla conoscenza delle tradizioni del passato, e il rito nuziale, che nel balletto originario è “in chiave”, qui è “fuori chiave” nella libera unione tra persone dello stesso sesso e del sesso opposto e – come dice Wayne – «sposta il focus dall’identità di genere alla pluralità». 

Una rilettura coraggiosa che conserva di Les noces l’impianto dell’opera d’arte totale wagneriana, la Gesamtkunstwerk. Nel ricercato amalgama delle arti, la danza “si sposa” con il canto e la musica e i danzatori sono accompagnati dalle belle voci del soprano Karine Babajanyan, del mezzosprano Olga Savova, del tenore Vasily Efimov, del basso Alexei Bpontnarciuc, del basso profondo Alberto Rota, del coro e di quattro pianoforti, i timpani e le percussioni. 




AfterRite / Lore


AfterRite
cast cast & credits
 


LORE
cast cast & credits
 




AfterRite
Alessandra Ferri Nicola Del Freo 
ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala 



LORE
Claudio Coviello Domenico Di Cristo ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

 
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