«In
economia idee e concetti, lungi dal formare unintangibile teoria scientifica
modellizzando i fatti, di solito precedono gli sviluppi reali. Come diceva Keynes, una politica economica è molte
volte lapplicazione delle idee di un economista già scomparso. Perciò quella
che sta mutando è la visione di globalizzazione che hanno gli operatori
economici. E, se è stata la pandemia a svelarlo, la guerra in Ucraina lha
confermato: la globalizzazione è passata dal registro di soluzione a quello di
problema. “Contrariamente alla
tradizionale narrazione su mutui guadagni e convergenze politiche che ne sarebbero
favoriti, i legami commerciali e finanziari sono oggi riesaminati come fonti di
vulnerabilità [suscettibili di]
dare adito a strategie ostili”, spiega Sébastien Jean, titolare della cattedra di economia industriale del
Conservatoire national des arts et métiers (CNAM)». «La globalizzazione
ridurrebbe i costi di lavoro e perciò di produzione. Di fatto, la
moltiplicazione di subfornitori e localizzazioni lungo tutta la catena
produttiva ha infragilito linsieme» (A. Reverchon, Pourquoi la mondialisation devient un problème aprés avoir été la
solution, in «Le Monde», 6
maggio 2022, on line).
«La
globalizzazione aprirebbe le frontiere e armonizzerebbe gli standard legali e
politici. Di fatto, la correlazione tra apertura commerciale e liberalismo
economico e liberalismo politico è totalmente smentita dai cinesi: se
lingresso dei cinesi nellOrganizzazione mondiale del commercio (OMC) nel 2000
ha sconvolto il commercio mondiale, la dittatura comunista ne è uscita
rafforzata, lanciandosi anche a estendere le proprie norme tecniche, giuridiche
e ideologiche nei paesi partner delle sue “vie della seta”. Diritto e standard
tecnici, invece di essere fattori di armonizzazione, son divenuti armi della
rivalità tra potenze». «La globalizzazione, agevolata dal digitale, ridurrà i “costi
di transazione”. Gestione di enormi moli di dati, robotizzazione, algoritmi e
e-commerce automatizzano e accelerano le tappe dalla concezione di un prodotto
alla consegna al cliente finale passando per marketing, produzione, trasporto e
anche contratti, ordinativi, pagamenti a velocità elettronica che eliminano
molti e costosi intermediari. Ma lo spostamento nello spazio numerico della
criminalità e poi delle rivalità geopolitiche ha fatto di Internet la rete di
tutte le vulnerabilità. Imprese e Stati spendono miliardi di dollari in contromisure
tecniche, legislazioni e sistemi assicurativi. “La tecnologia, che poteva apparire una forza di cooperazione e
convergenza tra grandi potenze, inducendole a collegarsi attraverso una comune
base di strumenti e standard, oggi nutre nuove ambizioni di indipendenza e
autonomia”, nota Jeremy Ghez»,
docente di economia e affari internazionali alla HEC di Parigi (ibid.)
Formate
negli anni Venti del secolo scorso, le idee di Keynes dopo la seconda guerra
mondiale permisero «ai governi di utilizzare “policy mix” di politica fiscale e
monetaria al fine di finanziare crescita economica e sviluppo tecnologico, e al
contempo di assorbire gli shock. Le limitazioni ai movimenti di capitali
stimolavano le borghesie nazionali a investire, direttamente o
indirettamente, nella “economia reale”, e proteggevano le economie nazionali
dalla volatilità degli investimenti internazionali di portafoglio. Cioè
proteggendole da quegli investimenti che invece hanno poi dominato i trentanni
successivi, facendo dei mercati finanziari globalizzati un “senato virtuale”,
in grado di decidere della sostenibilità delle politiche economiche nazionali».
«È indubitabile che oggi siamo alla fine di un altro ciclo, quello neoliberale.
Dal punto di vista economico, perché la debolezza delle sue basi teoriche ha
costruito uneconomia tanto fragile quanto isterica. Dal punto di vista
politico, perché la disattenzione al patto sociale su cui si è costruita ha
reso le società attuali molto più esposte alla tentazione autoritaria e
populista» (M. Amato-L. Gobbi, Fu vera
gloria? Ripensando i Trenta Gloriosi, in «Pandora Rivista», 16 marzo 2020, on line).
È
venuto di nuovo il tempo di esortazioni e profezie.
Esortazioni e profezie fu pubblicato
da John Maynard Keynes nel 1931 col
titolo Essay in Persuasion, «nere profezie di dodici anni» (Milano, Il
Saggiatore, 1968, p. 11), in cui si legge: «ho ritenuto opportuno scegliere
questo momento per la pubblicazione perché oggi ci troviamo in una fase di
transizione» (p. 13). Ora ci risiamo e dobbiamo allUE, innovazione di cultura
e governo, se laggressione allUcraina è per ora conflitto globale economico e
non militare. La scarsità di grano è aggravata dallaggressione, ma i mercati globali
ne avevano già aumentato il prezzo da 200 a 500 $ la tonnellata tra giugno 2021
e aprile 2022 intermediando solo un sesto di una produzione globale (3 miliardi
di tonnellate) superiore alla domanda (cfr. G.-A. Simon, Università Roma3, esperto
di sicurezza alimentare FAO World Food Program, «Radio3Mondo», 18 maggio 2022). LUcraina vuole aderire allUE,
fondata non sulle armi ma sulleconomia politica, «nata con lEtà moderna
favorita dallesplodere dei commerci a livello internazionale» e in cui «figura
dominante del pensiero economico contemporaneo è quella di J.M. Keynes, che ha
dato un nuovo indirizzo agli studi sulle fluttuazioni economiche, sui problemi
del commercio internazionale e sulla tendenza al ristagno delle economie
capitalistiche, attribuendo ai poteri pubblici un ruolo cruciale ai fini del
sostegno della domanda globale per il perseguimento e il mantenimento di
condizioni di pieno impiego» (Enciclopedia
Treccani, on line).
«La
crescita può venire solo dal miglioramento della scatola nera, del modo in cui
lavoro e capitale sono combinati. Il nome di fantasia dato dagli economisti è
produttività totale dei fattori (TFP), pur ricorrendo anche a etichette più
intuitive – tecnologia o conoscenza». «Secondo Solow il contributo annuale della TFP al Prodotto Interno Lordo
sarebbe aumentato esponenzialmente», ma «dopo la pubblicazione del suo articolo
nel 1956 un gruppo di economisti dellUniversità di Cambridge mostrò che il suo
metodo di valutare il capitale era circolare, e i seguaci di Solow lo ammisero.
Ma il modello è tuttora ampiamente utilizzato». «Problemi analoghi affliggono
la stessa TFP. Le tecniche statistiche che cercano di misurare il concetto di
“conoscenza” usano raggruppare le variazioni di crescita che non possono essere
spiegate da cambiamenti di forza lavoro o investimenti. Da qui laltro nome
meno lusinghiero di TFP: il “residuo di Solow”. Più che metro affidabile del
livello di conoscenza della società, la TFP finora sembra restare, nelle parole
di un critico di Solow, “misura della nostra ignoranza”» (Why long-term economic growth often disappoints, in «The Economist», 7 maggio 2022, on line).
Lignoranza del fatto che leconomia è politica.
«Leconomia siamo noi» (É.
Laurent, La raison économiques et ses monstres, Paris, Les liens qui
libèrent, 2022; recensione di F. Desnoyers, «La raison économiques et ses monstres»:
renverser le mythe de la croissance, in «Le Monde», 14 aprile 2022, on line).
«Ricordiamo
lepitaffio che scrisse per la sua tomba quella vecchia donna di servizio: “Non
portate il lutto, amici, non piangete per me che farò finalmente niente, niente
per leternità”». «“Il paradiso risuonerà di salmi e di dolci musiche ma io non
farò la fatica di cantare”. Eppure la vita sarà tollerabile solo per quelli che
partecipino al canto: e quanti pochi di noi sanno cantare!» (Keynes, Esortazioni e profezie, cit., p. 279). Per cantare insieme, il «primo
atto giusto è la capacità dellindividuo di affrancarsi da qualsiasi logica
corporativa o utilitaristica, riuscire a giudicare avendo come primo e
necessario parametro il rispetto della dignità delluomo». Nel XXXI capitolo
dei Promessi sposi il protofisico Lodovico
Settala, «uomo di scienza, è tra i primi a non sottovalutare la peste e ad
avvertire le sue conseguenze. La sua lungimiranza è invisa alla popolazione che
lo vede come la causa del male e ne insulta la barba simbolo del suo cipiglio e
della sua arroganza intellettuale. Settala incarna il modello
dellintellettuale che contrasta lo stereotipo con la conoscenza. È lantitesi
di don Ferrante, che muore come “un eroe del Metastasio”, vittima delle sue convinzioni e superstizioni,
prendendosela con gli “accidenti”». «Settala è pertanto un personaggio “eroico”
di opposizione alla belva, perché indica come, per placare la sua insaziabile
fame, occorra scegliere la via del pensiero come fondamento della scelta
giusta, nonostante la difficoltà di tale strada che appare sempre più
essenziale» (A. Provera, Le passioni
perverse nellatroce giudizio», in Lombra delle “colonne infami”. La
letteratura e lingiustizia del capro espiatorio, a cura di Gabrio Forti,
Claudia Mazzuccato, Alessandro Provera, Milano, Vita e Pensiero, 2022, p. 63).
Infatti.
«Il
messaggio è chiaro; per la potenza revisionista che è la Russia, linteresse nazionale
è meglio servito dallassenza di regole internazionali che non dallordinamento
di sicurezza eretto nel 1945, giudicato ora decaduto». «Dopo gli attacchi
dell11 settembre 2001 alcuni giuristi americani avevano cercato di
giustificare una nuova dottrina dell“azione
preventiva” che autorizzerebbe azioni militari senza attendere che si
verifichino le condizioni di legittima difesa che rendono il ricorso alla forza
conforme al diritto». «La guerra della Russia allUcraina conferma amaramente
questa teoria, respinta dalla maggior parte dei giuristi che a giusto titolo ritengono
proprio della regola del diritto rimanere tale, anche se violata». «“Dove non
esistono regole niente è ingiusto” osservava il filosofo Thomas Hobbes», padre dello stato Leviatano causa delle guerre
europee e poi mondiali della modernità. «Di fronte a questa postura mortifera,
di cui il XX secolo ha dato troppi esempi tragici, sola bussola politica del
mondo occidentale – e ancor più dellinsieme europeo – è lo Stato di diritto,
fondamento dei valori e principi che ne costituiscono lidentità: democrazia,
libertà, verità» (P. Buhler, Lintérêt
national russe est mieux servi par labsence de règles internationales que par
lordre de sécurité érigé en 1945, in «Le Monde», 13 maggio 2022, on line). Putin non è il solo. «Se tre ferventi sostenitori vi dicono a poche
ore luno dallaltro che andate dritto contro un muro, è vostro interesse
prendere sul serio il loro parere. Anche se vi chiamate Xi Jinping e siete a capo di un paese di 1,4 miliardi di abitanti.
Tre influenti uomini daffari (un industriale europeo, un economista americano
e un finanziere cinese) suonano lallarme: la Cina va male». «Ma da che Xi
Jinping ha modificato la Costituzione nel 2018 per restare potenzialmente
presidente a vita, non cè più alcun contropotere. Ogni critica è inudibile» (F.
Lemaître, Xi Jinping pri à son propre
piège, in «Le Monde», 4
maggio 2022, on line).
Oltre
alla Russia di Putin, lUe affronta laltro luogo delle non-regole, i mercati
neoliberisti, e «con la vigorosa commissaria danese prosegue la sua crociata
contro i giganti americani di Internet, accusati di approfittare della loro
posizione dominante per uccidere o asservire la concorrenza» (P. Escande, Bruxelles contre les GAFA, le match ne fait
que commencer, in «Le Monde»,
3 maggio 2022, on line).
«Tramontato
il furore delle privatizzazioni, anche per le delusioni che ne sono derivate in
settori cruciali come energia e telecomunicazioni, si dovrebbe riconoscere che
i governi già oggi avrebbero strumenti per fare politica industriale in modo
più diretto ed efficace rispetto alla regolazione dei mercati e agli strumenti
tributari». «Propongo – per illustrare concretamente lidea – tre missioni e
quindi tre soggetti strategici: salute umana, cambiamento climatico, governo
dei dati. La dimensione europea di queste imprese potrebbe essere quella giusta
per garantirne il successo per varie ragioni: perché nessuno stato europeo può
fare da sé, perché esiste una solida base di competenze scientifiche e tecniche
da cui partire, perché lUnione europea con la pandemia sta vivendo un momento
di rifondazione, favorevole allinvestimento e alle missioni pubbliche di ampio
respiro». «Queste proposte potrebbero essere fattibili non solo sotto il
profilo tecnico e scientifico e tecnologico, economico e finanziario, ma
potrebbero entrare nellagenda politica del confronto fra unEuropa
progressista e quella che guarda indietro, talvolta molto indietro. È il
momento giusto per parlarne» (M. Florio, La privatizzazione della conoscenza,
Roma-Bari, Laterza, 2021, pp. 17-18). Lo è.
Lo
è in una UE democratica di stati di diritto, perché i fatti ci ricordano che «lopera
di un individuo che esercita il potere assoluto è decisiva in una società
povera di organi rappresentativi» (L. Storoni Mazzolani, Tiberio o la
spirale del potere, Milano, Rizzoli, 1981, p. 7). Un individuo «alterato,
travolto dalla forza irresistibile del potere», come il prototipo Tiberio (Tacito, Annales, VI,
48, cit., in ivi, p. 5). «Mentre giaceva immobile nel suo letto si tolse
lanello con il sigillo per la firma dei decreti: linsegna del potere», ma «il
suo ultimo gesto suggella la sua vita e la riassume: tornò a infilarsi lanello
al dito, chiuse stretta la mano» (Ivi, p. 284).
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