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Parole e oggetti dell’assenza

di Gianni Poli
  Le sedie
Data di pubblicazione su web 15/03/2022  

Lo spazio scenico – un luogo fisico solitario e isolato in riva al mare – è una stanza fatiscente con finestra centrale, pavimento sconnesso e in pendenza. Una catasta di sedie ne ingombra un lato. La vecchia coppia che vi abita ripete un interminabile commento di ricordi perduti, mentre prepara la conferenza di un oratore delegato a diffondere un messaggio decisivo per l’umanità. I due mentalmente rievocano a sfondo una Ville Lumière lontana, sfumata e suadente, dai sentori e suoni che si fanno canzone proveniente da fuori. Il maresciallo d’alloggio (Michele Di Mauro) suona il suo bastone come una chitarra, le luci già stagliano sui muri del rudere un fondale di sogno per la favola che ha intessuto la loro esistenza di sopravvissuti. Servire il tè è cerimonia che pone a contrappunto il gesto e la parola per cui invece che in tazza il tè si sparge per terra.
  
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo

L’andamento drammatico è un’oscillazione tra entusiasmo e delusione e crollo, a ondate successive, fra personaggi di evidente complementarità. Mostrano il sostegno ideale che Semiramide (Federica Fracassi) offre all’antieroica figura del compagno, emblema della derisione che annienta le aspirazioni più nobili. Amante e madre, la donna esalta le virtù del marito e lo accoglie in un abbraccio che, in un momento, ha la goffa e tenera valenza di un amplesso impotente e di compassionevole perdono.

La vicenda segue un rituale per necessaria convenzione e simbolismo, non per verità documentaria o narrativa. La bravura degli attori è arte di imitazione e di affettuosa parodia. Si atteggiano, passeggiano, guardano, forse pensano, rendendo fatti rilevanti i gesti semplici della norma quotidiana. Cambiano d’abito prima di ricevere gli ospiti via via più importanti che accolgono con convenevoli adeguati alla funzione e al rango. Si susseguono in entrata una signora, un colonnello, la bella ex compagna di scuola del maresciallo, seguita dal marito. Le presenze annunciate, sempre invisibili, sono numerabili nelle sedie collocate il cui aumento crea una sensazione di pericolo incontrollabile, espresso dalla concitazione e dalla confusione del parlare, spesso scomposto, farfugliante e sovrapposto. Nell’intrattenimento risalta l’esibizione alternata di uno dei padroni di casa, a giustificare la premura ospitale. E ancora la coppia guarda a ritroso e si immagina un figlio desiderato. Nell’incongruenza dei sogni frustrati, il canto, la mimica e la danza si fanno strumenti del contrasto fra il comico e il tragico del racconto. Il ricordo attinge alla memoria reale, ma per trasfondersi nella fantasia della finzione. Viene recitato realisticamente in quanto recupera dal vero la forza dell’invenzione di un convegno che renda presenti le persone assenti.

Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo

Fin dagli esordi (la creazione di Le sedie è del 1952) Eugène Ionesco, più che denunciare l’assurdità del mondo, preferiva non interpretarlo, rifiutava di dargli un senso. In questa messa in scena, però, scopriamo che soffrendo tragicamente quella mancanza, un sovra-senso (non trascendentale) riusciamo a trovarlo, davanti a queste scene preganti di dolore, limpide di solidarietà umana. Pare rara tanta tenerezza, imprevedibile e preziosa, in tale disperazione. Tutte le sfumature che il regista e gli attori sembrano ottenere gratuitamente sorgono invece dall’intelligenza condivisa e dalla sensibilità delle reazioni espressive personali.

La quantità (ridotta) di musica, sparsa lungo tutta la durata, sostanzialmente silenziosa, dello spettacolo, decide la qualità sonora complessiva. La luce sempre rivelatrice non disturba, aumenta il pudore sui gesti, i cenni, gli sguardi, le impercettibili tensioni degli occhi, della bocca, delle dita. La precisione dei dettagli, che non si confondono sommandosi, conferisce ulteriore musicalità alla struttura visiva ed emotiva del dramma.

Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo

Nel testo originale l’atteso conferenziere giungeva e nel presentarsi si rivelava sordomuto. Fedeli a moventi tipici nell’autore, i vecchi si suicidavano, avendo perduto, allo scadere dell’attesa, la ragione di vivere. L’oratore usciva a sua volta, generando nel silenzio l’assenza e il nulla assoluti. Qui lo precedono i tanti personaggi accolti e trattenuti in conversazione, fino alla conferma telefonica della partecipazione dell’imperatore. Infine, il relatore entra dalla sala, accompagnato da un proiettore, ma resta a sua volta invisibile. Allora la coppia recita il ringraziamento, la glorificazione del teatro prima di accomiatarsi. Un omaggio all’arte della scena, sentita viva e vera nell’insieme di persone e di immagini e parole. Per questo il regista è intervenuto minuziosamente anche sui suggerimenti esteriori del testo, per adempiere l’esigenza di una rappresentazione “più vera del vero” quale le marionette amate da bambino avrebbero ispirato all’autore. Anche così Valerio Binasco – dopo La lezione, diretta nel 2017 – aggiunge un nuovo capitolo alla retorica del drammaturgo, per la quale le cose (qui le sedie, in primis) diventano parole in azione. A tal proposito Ionesco ammoniva il suo regista: «Il tema non è il messaggio, né gli scacchi della vita, né il disastro morale dei vecchi, ma proprio le sedie, cioè l’assenza delle persone […]. Il soggetto [della pièce] è il nulla».

L’adattamento attuale sta appunto nel riconoscere l’arte del teatro come necessaria alla vita, supplente ai suoi vuoti. Succede quando il maresciallo coinvolge gli spettatori, sostitutivi concreti dei convocati latitanti, e affida loro il suo ultimo messaggio. E nella traduzione di Gian Renzo Morteo, un’eco della dedizione che il grande critico e studioso profuse nel promuovere il “nuovo” teatro francese in Italia. Udiamo sue le parole del congedo del Vecchio dal pubblico: «Mi rivolgo a voi, a tutti voi…». Noi spettatori riceviamo il messaggio estremo, il saluto tanto atteso e dilazionato. Sicché emana quasi felicità e soddisfazione, riassunte in ritualità semplice e solenne, quell’arrampicarsi dei vecchi fino al davanzale, darsi la mano e tuffarsi nel vuoto.




Le sedie
cast cast & credits
 

Valerio Binasco
Valerio Binasco

Spettacolo visto il 9 marzo 2022 al Teatro Duse di Genova
 
Firenze University Press
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