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«Oh, straziante, meravigliosa bellezza del Teatro!»

di Davide Castagnola
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Data di pubblicazione su web 15/02/2022  

Svegliami è la storia di una famiglia teatrale composta da una moglie (Elisa Cuppini), un marito (Maurizio Donadoni) e il di lui fratello (Francesco Puleo) nella duplice veste di attore della compagnia e amante della cognata. I rapporti interni sono fatti di odio radicato e necessità di evadere da quella prigione fatta di sangue e lavoro, dove i soprusi familiari sono anche lavorativi e la volontà di riscatto personale - da quei gesti visti come impedimento alla felicità, porta all’oscura volontà di risolvere tutto con un omicidio. Questi attori sono guidati da un capocomico ingombrante (che vogliono eliminare), convinto che il teatro sia ancora il posto nel quale si può trovare la verità. E se fosse così?

foto di scena Marco Caselli Nirmal
Una foto di scena 
© Marco Caselli Nirmal

Per il regista Roberto Bacci Svegliami «vuole essere un richiamo artistico e filosofico alla tradizione dei maestri del novecento, una forma di resistenza nei confronti di coloro che chiedono all’arte teatrale di uniformarsi allo spirito dei tempi» (dal Programma di sala).

Ci troviamo nel ridotto del Teatro Era e mentre entriamo nella sala notiamo gli attori già in scena, lo spettacolo è iniziato con il nostro ingresso. La scena, come una sorta di proto-camerino ottocentesco, è formata da grossi tendaggi invecchiati che, illuminati dalle ribalte, si fondono ai costumi magistralmente realizzati da Elena Bianchini.

Nella sua fase iniziale lo spettacolo è volutamente caratterizzato da una recitazione “piatta”, "da oratorio", al termine della quale gli attori si inchinano, nessuno applaude. «Perché non applaudono?», chiede il primo attore e a questo punto gli attori iniziano ad accusarsi l’un l’altro sulla responsabilità di tale insuccesso. Dopo la sfuriata, nel cuore dei due amanti si fa strada un’idea: porre fine alle loro sofferenze private e lavorative uccidendo il loro ostacolo, la causa di ogni loro malessere. In questa scena traspare la critica che il regista rivolge alle generazioni di giovani colleghi che, non intuendo la necessità di studiare i classici per sviluppare un proprio pensiero registico, finiscono per incorrere in una serie di clichés che inevitabilmente ne rilevano l’inadeguatezza. Questo messaggio viene evidenziato quando la moglie chiede al cognato: «Come lo uccidiamo?» e lui risponde: «Con del veleno nell’orecchio». La scena è un chiaro rimando ad Amleto, usato per dimostrare la fragilità attoriale e di pensiero della coppia che rappresenta le nuove generazioni di artisti.

Gli amanti decidono di celebrare un finto funerale per comunicare al vecchio capocomico che la sua esistenza è finita e che lui deve abbandonare la scena; sulle note di Tragedy dei Bee Gees i due amanti simulano un amplesso sul cadavere di scena del marito, il quale assiste in silenzio. Dopo una colluttazione l'uomo mostra le sue indiscusse capacità alla coppia e decide di andar via, di sua spontanea volontà, ad una condizione, un’ultima rappresentazione, il finale di Nuvole (riferimento all’episodio Che cosa sono le Nuvole? di Pier Paolo Pasolini nel film Capriccio all’italiana del 1967 del quale sono protagonisti dei burattini di un decadente teatro di marionette). L’attore se ne andrà citando la battuta di Jago (Totò): «Oh, straziante, meravigliosa bellezza del Teatro!» (nella versione originale: Creato). Lo spettacolo finisce quando lui esce di scena accompagnato da applausi e commozione, lasciandoci con una domanda: l’uscita di scena dell’attore è un simbolo del nostro destino di spettatori? Saremo abbandonati a un teatro di clichés?

foto di scena © Marco Caselli Nirmal
Una foto di scena 
© Marco Caselli Nirmal

La drammaturgia di Michele Santeramo è al totale servizio del teatro, semplice nei mezzi ma ricca di contenuti. Non è necessario disperdere il proprio messaggio in un copione senza fine: Santeramo lo sa bene e ci riporta a un’essenzialità autentica. Il testo di Svegliami ci pone una domanda: è ancora necessario il teatro? La pandemia ci ha portato a isolarci, a dividerci e a rinunciare; la degenerazione generale del mondo del teatro ci porta di conseguenza ad abbandonare senza in qualche modo controbattere criticamente, semplicemente non andiamo più.

Roberto Bacci e la Scuola di Pontedera si dimostrano eccellenze senza mezzi termini. Conoscono il loro pubblico, il quale viene immerso nell’azione scenica. Alle grandi masse preferiscono l’intimità del ridotto del teatro, dove si può trasmettere allo spettatore il pathos dell’opera. I grandi luoghi, i grandi spettacoli, gli attori-influencer servono solo a fare una fotografia o una storia su Instagram, che come ben sappiamo dopo ventiquattro ore sparisce e non lascia nulla.

Svegliami è una storia familiare, d’amore per il Teatro.



Svegliami
cast cast & credits
 



Teaser dello Spettacolo
 
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