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Talleyrand

di Giuseppe Gario
  Il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi Jinping
Data di pubblicazione su web 04/02/2022  

«Nell’anno della pandemia i 10 più ricchi del mondo hanno raddoppiato il loro patrimonio» (RAI news 24, 17 gennaio 2022), ma non ci sono soldi per vaccinare tutti contro la pandemia Covid. In marina, mi dicono, salva l’equipaggio per salvare la nave e resilienza è competenza previsionale, progettuale, realizzativa e gestionale dei sistemi di prevenzione e sicurezza. Nella crisi climatica globale «si sapeva che la transizione energetica dell’industria dell’auto non era un viale di rose, ma è diventata una via crucis. Dopo oltre un anno di minor produzione per penuria di microchip, ora minacciano di mancare le batterie. Da oltre un anno, il prezzo delle loro componenti va alle stelle. A partire dal più importante, il litio. Nel 2021 il prezzo del carbonato di litio venduto in Cina è quintuplicato, aumentando poi del 13% da inizio anno. Il cobalto è aumentato del 100% nel 2021, il nichel del 15%». «Mai finita, la crisi dei semiconduttori ha fatto ridurre la vendita di auto e aumentarne il prezzo. La tensione sulle materie prime delle batterie rafforzerà la tendenza. Il mondo di dopo, per ora, è penuria e inflazione» (P. Escande, La spectaculaire envolée du lithium trouve sa source dans le boum des ventes de voitures électriques, «Le Monde», 14 gennaio 2022, online).

«Biden è stato insediato per fallire. Il presidente democratico è un politico imperfetto in un compito impossibile». «Boris Johnson è sempre stato inadatto come primo ministro. Con lui in carica la Gran Bretagna può aspettarsi una corsa difficile». «Steppa al buio. La sanguinosa turbolenza del Kazakistan interesserà tutta l’Asia Centrale. Le truppe russe non sono garanzia di stabilità». «Wagner, peggio di quanto sembri. Piccole bande di mercenari estendono la mano della Russia in Africa. Despoti locali cercano mercenari disposti a tutto». «Tutto cambia, meno uno. Il lavoro di Xi Jinping è sicuro ma la leadership cinese è scossa. Una centrifuga sta agendo su ogni decisione, dall’economia al Covid-19». «Atomo e mondo. La crisi kazaka è solo una minaccia che incombe sul mercato dell’uranio. Una crisi globale nel combustibile nucleare non è più impossibile». «Chaguan. America e Cina a un incidente militare lontani dal disastro. Lezioni dalla fatale collisione di jet cinese con aereo spia americano, 21 anni fa». «Storia dell’orrore finanziata dall’UE. L’Europa finanzia una forza che abitualmente abusa dei migranti africani. La guardia costiera libica non è nota per la sua professionalità». Sono i titoli di un solo numero di «The Economist» (15-21 gennaio 2022).

E' la «Cortina di ferro 2.0. Il vantaggio comparato dei paesi a bassi salari è imploso in ineguaglianze alba di instabilità sociale, populismi e nazionalismi montanti, presa di potere di dirigenti autoritari/demagoghi che hanno nello “straniero” il capro espiatorio ideale. Il “deflusso” dei profitti dovuto all’apertura è stato captato dai canali di corruzione, la competitività è divenuta vettore di delocalizzazioni, disoccupazione di massa e degrado dei servizi pubblici, aprendo così la via ai nazionalismi. L’allocazione ottimale delle risorse è divenuta ottimizzazione fiscale e speculazione. L’istantaneità digitale e la “grande condivisione” di Internet sono esplose in guerre su standard e norme con cui, dietro la cortina di ferro 2.0, governi e multinazionali si strappano il controllo dei dati a colpi di cyberattacchi. Il regno del diritto è divenuto rivalità di leggi extra-territoriali: ovunque nel mondo, basta utilizzare il dollaro americano o criticare quanto accade a Hong-Kong per finire sotto i colpi di una giurisdizione americana o cinese. Le imprese dovranno imparare ad adattarsi: duplicare le catene di valore per servire l’uno o l’altro mercato senza rischi giuridici o finanziari, robotizzare la produzione per rilocalizzarla … senza dover assumere, essere più flessibili per adattarsi alla varietà di norme tecniche e regolamentari, alzare i prezzi per sostenere i costi di disaccoppiamento, senza dubbio pagare più tasse». Non è un libello antiliberista, ma il rapporto Economic decoupling, our new reality? (pubblicato il 9 dicembre 2021) della Scuola alti studi commerciali American Chamber of Commerce e dello studio legale commerciale DLA Piper (Antoine Reverchon, Découplage Chine - Etats-Unis : «Les entreprises devront apprendre à faire avec », «Le Monde», 7 gennaio 2022, online)

«Certo, il ritorno di una crescita mondiale che (ora) emerge dalla crisi Covid-19 può far sperare in una semplice ripresa del commercio mondiale e delle catene logistiche, disorganizzate dalla pandemia – di cui l’attuale aumento dei prezzi sarebbe la conseguenza transitoria. Ma gli autori osservano che le tendenze al disaccoppiamento erano manifeste prima della crisi. Di fatto sono gli ingredienti della globalizzazione felice a essersi trasformati nei lenti veleni della divisione geopolitica» e «le imprese multinazionali scoprono con sconcerto l’ampiezza del “ritorno della politica”» (ibid.).

In effetti «causa non marginale della tragedia avvenuta in Kazakistan è il Bitcoin!» «Recentemente si è trasferita in Kazakistan il 10% o più dell’attività mondiale relativa ai bitcoin, la prima moneta virtuale, che però tanto virtuale non è in quanto si basa su giganteschi consumi di energia, in questo caso fornita dal carbone e da chi lavora in condizioni di povertà nelle miniere». «Che cosa è successo? Già il 7 gennaio, l’ “Osservatore romano” segnalava: Kassym-Jomart Tokayev, presidente del Kazakistan scosso dalla rivolta dell’aumento dei prezzi di carburanti e gas, ha chiesto l’intervento della Russia, la quale, il 6 gennaio corrente, ha avviato un’operazione di peace keeping delle Forze dei Paesi del Trattato Collettivo di Sicurezza (Cspo), inviando nel Paese circa 2.500 militari. E attorno a uno Stato chiave della produzione energetica mondiale, la cui destabilizzazione inciderebbe sulle forniture globali, si alza anche uno scudo di reazioni internazionali compatto ed inequivocabile. Dalla Russia, alla Cina – colossi confinanti con la sterminata e ricca ex repubblica sovietica – fino all’Iran». «Il consumo di energia per la gestione e la produzione dei bitcoin è stato molto probabilmente il detonatore che ha fatto esplodere equilibri già molto precari, con l’aumento del prezzo del gas» (Pietro Terna, Punture di spillo: un sovversivo di nome... Bitcoin in Kazakistan, «La Porta di Vetro», 13 gennaio 2022, online).

«Il fatto essenziale è che il neoliberismo oggi è divenuto razionalità dominante, della democrazia liberale lascia il guscio vuoto condannato a sopravvivere avariato con una retorica alternativamente “commemorativa” o “marziale”» (P. Dardot-C. Laval, La nouvelle raison du monde. Essai sur la société néolibérale, Paris, La Découverte, 2010, p. 498): “impresa-stato” (Trump, ma dopo Berlusconi nel laboratorio Italia) o “stato-impresa” (Putin). Nella distopia USA, «un anno dopo, l’attacco del 6 gennaio per il 47% degli elettori repubblicani è un “atto di patriottismo” e il 56% è convinto che gli assalitori “difendono la libertà”, secondo un recente sondaggio CBS News. Per il 40% questi due valori un tempo consensuali e unificanti servono ormai a giustificare la violenza contro il governo e negare ogni legittimità al campo antagonista, a partire dal presidente». «A questo provocatorio attivismo, spesso appoggiato al movimento complottista QAnon, si aggiunge la radicalizzazione strutturata di una nuova generazione di eletti». «La sorte della democrazia negli Stati Uniti è ormai sospesa in buona parte all’ampiezza di questa mutazione repubblicana» (G. Paris, Aux Etats-Unis, l’irrésistible tentation radicale des républicains,«Le Monde», 7 gennaio 2022, online). Nei movimenti messianici europei di fine XI-metà XVI secolo, «il profeta ai suoi seguaci non offriva semplicemente l’occasione di migliorare la propria sorte e di sfuggire a pressanti angustie; offriva loro anche, e soprattutto, la prospettiva della partecipazione da protagonisti a una missione ordinata da Dio, eccezionale e prodigiosa. Era un sogno che ben presto li stregava. E allora si formava un gruppo del tutto particolare, il prototipo del moderno partito totalitario, spietato e in fermento, ossessionato da chimere apocalittiche e assolutamente convinto della propria infallibilità. Essa si sentiva infinitamente al di sopra del resto dell’umanità e respingeva ogni pretesa estranea alla sua presunta missione. E talvolta, benché non sempre, riusciva a imporre il suo volere alla grande massa dei disorientati, degli inquieti, degli spauriti» (N. Cohn, I fanatici dell’apocalisse, Torino, Einaudi, 2000, pp. 389-390). Totalitarismo.

La sovranità, senza «altro potere o autorità da cui dipenda nell’ordinamento politico-giuridico di cui fa parte» (Treccani), sarebbe venuta con Tayllerand. 


Talleyrand. «Oggi, dunque, il potere sovrano deve appoggiarsi sulla pubblica opinione e, per conservarla deve operare in accordo con essa. Certe garanzie costituzionali sono perciò indispensabili. Libertà individuale, libertà di stampa, indipendenza della magistratura e responsabilità ministeriale: questi, in breve, erano i punti sui quali insisteva nel 1815, e questi, all’ingrosso, erano stati i punti sui quali aveva fatto leva nel suo programma elettorale al clero di Autun, nel 1789. Queste idee – egli aggiungeva rispettosamente al re – non appartenevano ad un solo paese, ma a tutti» (pp. 188-9). Così la biografia, pubblicata nel 1932 e tradotta da Einaudi nel 1938, scritta da Duff Cooper, ministro britannico della guerra, dimissionario per protesta contro gli accordi di Monaco, ministro delle informazioni durante la Seconda guerra mondiale. La sovranità è inclusiva, ma nel secondo millennio i profeti tornano a «imporre il loro volere alla grande massa dei disorientati, degli inquieti, degli spauriti». (D. Cooper, Talleyrand, Milano, Mondadori, 1974, pp. 188-189). I leader del mondo sedicente globale sono follower delle fobie dei loro seguaci, in una danza troppo spesso macabra.

Eppure, il nostro mondo ha le sue fondamenta politico-giuridiche nell’Organizzazione delle Nazioni Unite istituita nel 1945 a San Francisco e nella Dichiarazione universale dei diritti umani votata dalla unanime Assemblea Generale dell’ONU nel 1948 a Parigi. Senza potere sovrano, il nostro mondo globalizzato ma non globale è afflitto da imprese-stato e stati-imprese che operano contro l’interesse generale e la pubblica opinione, distruggono le garanzie costituzionali di libertà individuale, di stampa insieme all’indipendenza della magistratura e alla responsabilità ministeriale. In UE, politici e stati sedicenti sovranisti seguono il manuale, nemici del potere sovrano su scala sovranazionale poi globale che, come ci ricordano Talleyrand dalla Rivoluzione francese e Cooper dalla Seconda guerra mondiale di sterminio, è per sua natura inclusivo, l’opposto dell’accozzaglia di forze violente e fuori controllo che sul mercato-che-non-c’è e nello stato-che-non-c’è-più vogliono solo imporsi. A imporsi è invece la violenza incontrollata della pandemia e della crisi climatica alimentate dalle sopraffazioni («atto di prepotenza, soperchieria, sopruso», Treccani) sempre più gravi dei paperoni e sovranisti predatori, che della sovranità ignorano il significato.

«Beati i miti perché avranno in eredità la terra» (Mt 5, 5). «Avete capito: identifico il mite con il nonviolento, la mitezza con il rifiuto di esercitare violenza contro chicchessia. Virtù non politica, dunque, la mitezza. O addirittura, nel mondo insanguinato dagli odi di grandi (e piccoli) potenti, l’antitesi della politica» (N. Bobbio, Elogio della mitezza, Roma, Edizioni dell’asino, 2018, p. 48). In Europa ci siamo passati ripetutamente, inventando un arsenale di violenza e odio. È il momento UE di fare il salto di qualità della riconciliazione. Anzitutto all’interno, se no non funziona, specie tra i venti di guerra che soffiano sull’Unione Europea, «i cui dirigenti si confrontano con un dilemma: come consolidare il sentimento nazionale garantendo al contempo di trasmettere valori di pace e di riconciliazione? L’Europa è globalmente in pace da oltre sessant’anni. Può durare solo col trasmettere questi valori, perché la pace non è solo assenza di guerra, è anche riconciliazione». «Un pugno di paesi, sei per la precisione tra cui Francia Italia Germania, rispettano criteri di insegnamento della storia volti a rafforzare la riconciliazione tra i popoli» (Stéphanie Le Bars, Alain Lamassoure : « La réémergence des mouvements populistes et nationalistes peut s’expliquer par une mauvaise qualité de l’enseignement de l’histoire », intervista a Alain Lamassoure, «Le Monde», 23 gennaio 2022, online). Il potere sovrano vive di inclusione. Senza, di civile resta il conflitto.

Equilibrio o egemonia è un problema fondamentale della storia politica moderna (Ludwig Dehio, Equilibrio o egemonia. Considerazioni sopra un problema fondamentale della storia politica moderna, Bologna, il Mulino, 1988). «Guardiamoci anche soprattutto dal prolungare semplicemente nel futuro quelle linee che nel momento risaltano, e dal dimenticare che nello sfrenato inseguirsi dei fatti le nubi appena addensate possono anche venire nuovamente dissipate per effetto di sviluppi inattesi» (ivi, p. 242). Che sono sotto i nostri occhi. 






 
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