The Dante Project di Wayne McGregor è un inno allepicismo
dantesco che si trasforma in epicismo coreutico e coreografico per celebrare i
settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, avvenuta a Ravenna il 14 settembre
1321. Un progetto ambizioso eppure fattibile per una mente come quella di
McGregor, un coreografo e un maȋtre à
penser incline alle sfide e al desiderio di ampliare gli orizzonti di
quella cosa chiamata danza e di quel genere chiamato balletto. La danza intesa
come forma espressiva con cui dare corpo alle immagini poetiche e il balletto
come unopera olistica che nasce dalla stretta collaborazione di artisti
diversi, chiamati a raccolta per mettere in scena un capolavoro come la Divina Commedia.
E per fare questo McGregor
ha coinvolto Thomas Adès che ha firmato le musiche, Uzma Hamed
che ha ideato la drammaturgia, Tacita Dean che ha creato la scenografia
e i costumi, Lucy Carter e Simon Bennison che hanno realizzato il
disegno luci e il Royal Ballet che ha interpretato la sua coreografia. Un creative team riunitosi per dare vita a uno
spettacolo che, nato in co-produzione tra il Royal Ballet e il Paris Opéra
Ballet, ha debuttato in prima mondiale alla Royal Opera House il 14 ottobre
2021 accompagnato dallOrchestra diretta da Gustavo Dudames. Un evento acclamato
da pubblico e critica che è stato possibile vedere in modalità streaming
solo a gennaio 2022 ma ugualmente in tempo per apprezzare – anche a distanza – lestro
creativo di un dancemaker di fama
mondiale, residente al Royal Ballet, direttore artistico della Biennale Danza
di Venezia (2021-2024).
Un momento dello spettacolo
© Tristram Kenton
The Dante Project è un coinvolgente viaggio epico nei tre regni
delloltretomba dantesco che McGregor ripercorre per narrare in danza i momenti
salienti di ciascuna delle tre cantiche e coglierne il profondo significato umano
e spirituale. Sono infatti le atmosfere visive e sonore che guidano lo
spettatore e lo portano a riconoscere le tre parti di un balletto uno e trino,
e a partecipare al nostos (viaggio)
di unanima che dal profondo delle tenebre luciferine rivede la luce divina,
passando attraverso limperscrutabile misericordia purgatoriale.
Linferno è
rappresentato da una scura montagna rovesciata, disegnata con il gesso e
illuminata da luci dirette. Degli specchi, posti in basso a semicerchio,
riflettono il soffitto e fanno vedere nella giusta prospettiva la montagna che
però, come nellInferno di Dante,
è capovolta e forma unenorme voragine. Il contrasto cromatico è dato dal
colore dei costumi del poeta, in tunica turchese, e di Virgilio, in tunica
gialla, che contrastano con le tute nere sporcate di gesso delle anime dannate.
Questa prima parte,
definita da McGregor «pilgrimage» (“pellegrinaggio”) e presentata per la prima
volta a Los Angeles nel 2019, vede Dante, impersonato da Edward Watson,
e Virgilio, al secolo Gary Avis, aggirarsi nelloscurità e incontrare
gli «spiriti mali» che di volta in volta appaiono e scompaiono, accompagnati
dalla potente musica di Adès. La partitura coreografica ha un andamento mosso e
dinamico alternando soli, duetti, terzetti, quartetti e scene corali, mentre lo
stile passa dal classico al neoclassico al contemporaneo, in un fluire continuo
di figurazioni solistiche e dinsieme in cui la danza riflette lepicismo della
prima cantica.
Un momento dello spettacolo
© Tristram Kenton
Il quarantacinquenne
Watson, Principal del Royal Ballet che con The
Dante Project dà laddio al palcoscenico, è un Dante umano, presente a sé stesso:
emozionanti sono i suoi interventi con il paterno Virgilio di Gary e con le
ombre con cui interagisce nei barlumi di luce degli inferi cristiani. La narrazione
coreutica e coreografica scorre veloce mentre impressi restano gli abbracci
stremati di Paolo e Francesca, Matthew Ball e Francesca Hayward,
il solo maschio di Ulisse, Calvin Richardson, gli agitati diavoli
capitanati da Joseph Sissens e Paul Kay e limperioso Satana di Fumi
Kaneko.
Di colpo la
situazione cambia e a dircelo è la foto di una strada di Los Angeles dai toni
sbiaditi in cui giganteggia un imponente e lussureggiante albero di Jacaranda dai
fiori violetti. Una pianta delle regioni tropicali e subtropicali scelta per
rappresentare il purgatorio che per McGregor è contrassegnato dalla parola love. Qui dominano la pace e la
tranquillità di chi sa di essere stato salvato e vive la permanenza nel secondo
regno come momento di purificazione e di preghiera. Una preghiera collettiva richiamata
dalle voci della sinagoga di Gerusalemme che caratterizzano ancora di più la
partitura musicale di Adès. Anche in questo caso decisivi sono gli apporti scenografici
e in particolare costumistici di Tacita Dean che riveste di nuovi colori i
protagonisti. Dante indossa una tunica rossa con pennellate di azzurro,
Virgilio si presenta in ocra e blu, e i ballerini e le ballerine in setosi
costumi dalle tinte tenui.
Un momento dello spettacolo
© Andrej Uspenski
Nel Purgatorio forte
è la presenza della Vita nova, lopera dedicata a Beatrice,
perché Dante si rivede bambino e poi giovane uomo nei momenti decisivi degli
incontri con lei, a sua volta vista fanciulla, donna e infine creatura celeste
nella “mirabile visione” dellassunzione in cielo dopo la morte. In questa
atmosfera pre-paradisiaca lo stile della danza di McGregor accentua il
neoclassicismo dei legati e lestremizzazione dei movimenti in una tensione
verso lalto e la salvezza. Watson è un Dante partecipe della catarsi interiore
e fortemente lirico nel rivisitare la sua vita rinnovata dalla presenza di
Beatrice. Così assistiamo al duetto di Dante e Beatrice bambini, impersonati da
due bravi allievi della Scuola di Ballo del Royal Ballet, e restiamo colpiti dalla
onnipresenza di Virgilio che rinfranca lAlighieri e lo conforta. Linnamoramento
di questultimo per la “gentilissima” è richiamato dal mosso e intenso passo a
due con Francesca Hayward, la Beatrice terrena, a cui segue lincontro
con la Beatrice celeste. La donna angelo di Sarah Lamb che aiuta Dante a
«transumanar» con il suo amore salvifico e una gestualità avvolgente e
carezzevole.
Nel Paradiso celeste, definito da McGregor sacred poem, tutto assume i contorni astratti di una luminosità intensa,
accentuata da una musica radiosa e dalla presenza delle ballerine e dei
ballerini vestiti di bianco dai toni grigio perla. Il clima gioioso traspare dagli
accademici e inarrestabili volteggi delle anime beate che eseguono una danza
ineffabile e incorporea, mentre Dante ritrova la Beatrice terrena, la Hayward,
e balla con lei in un fascio di luce. Un sole gigantesco domina la scena e indora
lultimo classicissimo pas de deux del
poeta con la Beatrice celeste, la Lamb, che poi si allontana per lasciarlo andare
verso unabbagliante luce bianca, la luce di Dio. Un congedo di grande impatto
visivo ed emotivo che chiude un balletto epico e saluta un ballerino
straordinario chiamato Edward Watson.
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