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L’epicismo in danza

di Gabriella Gori
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Data di pubblicazione su web 27/01/2022  


The Dante Project di Wayne McGregor è un inno all’epicismo dantesco che si trasforma in epicismo coreutico e coreografico per celebrare i settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, avvenuta a Ravenna il 14 settembre 1321. Un progetto ambizioso eppure fattibile per una mente come quella di McGregor, un coreografo e un maȋtre à penser incline alle sfide e al desiderio di ampliare gli orizzonti di quella cosa chiamata danza e di quel genere chiamato balletto. La danza intesa come forma espressiva con cui dare corpo alle immagini poetiche e il balletto come un’opera olistica che nasce dalla stretta collaborazione di artisti diversi, chiamati a raccolta per mettere in scena un capolavoro come la Divina Commedia.

   

E per fare questo McGregor ha coinvolto Thomas Adès che ha firmato le musiche, Uzma Hamed che ha ideato la drammaturgia, Tacita Dean che ha creato la scenografia e i costumi, Lucy Carter e Simon Bennison che hanno realizzato il disegno luci e il Royal Ballet che ha interpretato la sua coreografia. Un creative team riunitosi per dare vita a uno spettacolo che, nato in co-produzione tra il Royal Ballet e il Paris Opéra Ballet, ha debuttato in prima mondiale alla Royal Opera House il 14 ottobre 2021 accompagnato dall’Orchestra diretta da Gustavo Dudames. Un evento acclamato da pubblico e critica che è stato possibile vedere in modalità streaming solo a gennaio 2022 ma ugualmente in tempo per apprezzare – anche a distanza – l’estro creativo di un dancemaker di fama mondiale, residente al Royal Ballet, direttore artistico della Biennale Danza di Venezia (2021-2024).



                          Un momento dello spettacolo 

                                © Tristram Kenton

 

The Dante Project è un coinvolgente viaggio epico nei tre regni dell’oltretomba dantesco che McGregor ripercorre per narrare in danza i momenti salienti di ciascuna delle tre cantiche e coglierne il profondo significato umano e spirituale. Sono infatti le atmosfere visive e sonore che guidano lo spettatore e lo portano a riconoscere le tre parti di un balletto uno e trino, e a partecipare al nostos (viaggio) di un’anima che dal profondo delle tenebre luciferine rivede la luce divina, passando attraverso l’imperscrutabile misericordia purgatoriale.

 

L’inferno è rappresentato da una scura montagna rovesciata, disegnata con il gesso e illuminata da luci dirette. Degli specchi, posti in basso a semicerchio, riflettono il soffitto e fanno vedere nella giusta prospettiva la montagna che però, come nell’Inferno di Dante, è capovolta e forma un’enorme voragine. Il contrasto cromatico è dato dal colore dei costumi del poeta, in tunica turchese, e di Virgilio, in tunica gialla, che contrastano con le tute nere sporcate di gesso delle anime dannate.

 

Questa prima parte, definita da McGregor «pilgrimage» (“pellegrinaggio”) e presentata per la prima volta a Los Angeles nel 2019, vede Dante, impersonato da Edward Watson, e Virgilio, al secolo Gary Avis, aggirarsi nell’oscurità e incontrare gli «spiriti mali» che di volta in volta appaiono e scompaiono, accompagnati dalla potente musica di Adès. La partitura coreografica ha un andamento mosso e dinamico alternando soli, duetti, terzetti, quartetti e scene corali, mentre lo stile passa dal classico al neoclassico al contemporaneo, in un fluire continuo di figurazioni solistiche e d’insieme in cui la danza riflette l’epicismo della prima cantica.



                          Un momento dello spettacolo 

                                © Tristram Kenton

 

Il quarantacinquenne Watson, Principal del Royal Ballet che con The Dante Project dà l’addio al palcoscenico, è un Dante umano, presente a sé stesso: emozionanti sono i suoi interventi con il paterno Virgilio di Gary e con le ombre con cui interagisce nei barlumi di luce degli inferi cristiani. La narrazione coreutica e coreografica scorre veloce mentre impressi restano gli abbracci stremati di Paolo e Francesca, Matthew Ball e Francesca Hayward, il solo maschio di Ulisse, Calvin Richardson, gli agitati diavoli capitanati da Joseph Sissens e Paul Kay e l’imperioso Satana di Fumi Kaneko.

 

Di colpo la situazione cambia e a dircelo è la foto di una strada di Los Angeles dai toni sbiaditi in cui giganteggia un imponente e lussureggiante albero di Jacaranda dai fiori violetti. Una pianta delle regioni tropicali e subtropicali scelta per rappresentare il purgatorio che per McGregor è contrassegnato dalla parola love. Qui dominano la pace e la tranquillità di chi sa di essere stato salvato e vive la permanenza nel secondo regno come momento di purificazione e di preghiera. Una preghiera collettiva richiamata dalle voci della sinagoga di Gerusalemme che caratterizzano ancora di più la partitura musicale di Adès. Anche in questo caso decisivi sono gli apporti scenografici e in particolare costumistici di Tacita Dean che riveste di nuovi colori i protagonisti. Dante indossa una tunica rossa con pennellate di azzurro, Virgilio si presenta in ocra e blu, e i ballerini e le ballerine in setosi costumi dalle tinte tenui.



                           Un momento dello spettacolo 

                                 © Andrej Uspenski

 

Nel Purgatorio forte è la presenza della Vita nova, l’opera dedicata a Beatrice, perché Dante si rivede bambino e poi giovane uomo nei momenti decisivi degli incontri con lei, a sua volta vista fanciulla, donna e infine creatura celeste nella “mirabile visione” dell’assunzione in cielo dopo la morte. In questa atmosfera pre-paradisiaca lo stile della danza di McGregor accentua il neoclassicismo dei legati e l’estremizzazione dei movimenti in una tensione verso l’alto e la salvezza. Watson è un Dante partecipe della catarsi interiore e fortemente lirico nel rivisitare la sua vita rinnovata dalla presenza di Beatrice. Così assistiamo al duetto di Dante e Beatrice bambini, impersonati da due bravi allievi della Scuola di Ballo del Royal Ballet, e restiamo colpiti dalla onnipresenza di Virgilio che rinfranca l’Alighieri e lo conforta. L’innamoramento di quest’ultimo per la “gentilissima” è richiamato dal mosso e intenso passo a due con Francesca Hayward, la Beatrice terrena, a cui segue l’incontro con la Beatrice celeste. La donna angelo di Sarah Lamb che aiuta Dante a «transumanar» con il suo amore salvifico e una gestualità avvolgente e carezzevole.

 

Nel Paradiso celeste, definito da McGregor sacred poem, tutto assume i contorni astratti di una luminosità intensa, accentuata da una musica radiosa e dalla presenza delle ballerine e dei ballerini vestiti di bianco dai toni grigio perla. Il clima gioioso traspare dagli accademici e inarrestabili volteggi delle anime beate che eseguono una danza ineffabile e incorporea, mentre Dante ritrova la Beatrice terrena, la Hayward, e balla con lei in un fascio di luce. Un sole gigantesco domina la scena e indora l’ultimo classicissimo pas de deux del poeta con la Beatrice celeste, la Lamb, che poi si allontana per lasciarlo andare verso un’abbagliante luce bianca, la luce di Dio. Un congedo di grande impatto visivo ed emotivo che chiude un balletto epico e saluta un ballerino straordinario chiamato Edward Watson.



The Dante Project
cast cast & credits
 



© Cheryl Mann

Spettacolo visto in streaming il 4 gennaio 2022 sul sito della

Si veda qui un momento di The Dante Project, Inferno


 
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